Cerca nel blog

lunedì 24 febbraio 2014

Maschere italiane






Arlecchino




                                                                        
Tradizione vuole che Arlecchino sia nato a Bergamo e che la madre, poverissima, gli abbia cucito il festoso costume con scampoli di vari colori.



Secondo un’altra versione, Arlecchino sia stato al servizio di un avarissimo speziale che lo vestiva con le toppe dei propri abiti sdruciti. Durante il periodo della Commedia dell'Arte nella quale le Maschere Italiane ebbero un pubblico europeo, gli attori che impersonavanoArlecchino, la popolare maschera lombarda, la trasformarono conservando la maschera nera e il berretto bianco, ma sostituendo all’antico abito rappezzato con un elegante costume nel quale le toppe dei tempi poveri sono vagamente ricordate da losanghe a colori alterni, ma ben disposte.

Le sue doti caratteristiche sono l'agilità, la vivacità e la battuta pronta;il suo principale antagonista è Brighella che, come dice il nome, è attaccabrighe e imbroglione, ossequioso con i potenti e insolente con i deboli.


La leggenda del costume di Arlecchino

C’era una volta un bambino chiamato Arlecchino, molto povero. Viveva con la mamma in una casetta, andava a scuola e per carnevale la sua maestra organizzò una festa. Propose ai bambini della scuola di vestirsi in maschera. I bambini accolsero l’idea con entusiasmo, soltanto Arlecchino non partecipava a questa gioia, perché sapeva che sua mamma era povera. Ai bambini dispiacque vedere Arlecchino tanto triste, così decisero di portare alla sua mamma un pezzetto di stoffa dei loro costumi colorati. La mamma ne fece un abito. Al mattino Arlecchino trovò un abito di tanti colori diversi. Alla festa era lui la maschera più bella e più festeggiata. E tutto questo grazie all’aiuto che i suoi compagni gli avevano dato.




Pulcinella

                                           

Questa maschera con due gobbe e il naso adunco può considerarsi la più antica del nostro Paese.
Già conosciuta ai tempi dei Romani e sparita con l'arrivo del Cristianesimo, la maschera di Pulcinella è risorta nel '500 con la Commedia dell'Arte.

Da allora questa maschera personifica virtù e vizi, del borghese napoletano, ma, accolto in tutta tutta Europa ha assorbito le caratteristiche nazionali: in Inghilterra è Punch, corsaro e donnaiolo; in Germania è Pulzinella e I-lanswurst cioè Giovanni Salsiccia; in Olanda è Tonelgeek; in Spagna è Don Christoval Polichinela.

La maschera di Pulcinella si adatta ad ogni ruolo: padrone, servo, domestico, magistrato, ma in nessun caso atletico.

Sobrio nei movimenti, lento, goffo e di poche parole, ma, quando parla, è sempre secco e mordente.

Derivazioni locali della figura di Pulcinella possono essere considerati i trasteverini Meo Patacca e Marco Pepe, il bravaccio popolare napoletano Sitonno, e forse anche la caratteristica figura bolognese del Birichino.


Colombina

                                             
La maschera di Colombina si trovano già nelle commedie di Plauto, fra le furbe ancelle, ciniche e adulatrici, sempre pronte a suggerire alla padrona malizie e astuzie.

Da antica schiava Colombina nel '500 diventa la Servetta complice interessata nei sotterfugi domestici e amorosi della padrona.

Il nome di Colombina compare per la prima volta nella Compagnia degli Intronati verso il 1530.

Colombina è sempre l'Amorosa o la moglie di Arlecchino, assumendo il nome di Betta, Franeeschina. Diamantina, Marinetta, Violetta, Corallina o anche Arlecchina, secondo le rappresentazioni.

Servetta del teatro italiano e Soubrette di quello francese, Colombina ai nostri tempi finirà dopo essere passata, conservando più o meno i tratti originali del carattere, per l’opera buffa, il varietà, l’operetta per approdare alla Commedia.



Dottor Balanzone
:Maschera bolognese, rappresenta un colto dottore che dice sempre cose insensate ed è sempre come immerso in profondi pensieri, ma in realtà ha la testa fra le nuvole. Una buona forchetta e un estimatore del fascino femminile, col quale pero' non ha fortuna.
E' elegantemente vestito di toga nera, con grossi polsi e collo bianco, un gran cappello, scarpe con il tacco, libri sotto il braccio, baffi all'insù ed occhiali. Con una maschera nera che copre solo fronte e naso.


Gianduia
                                           

Gianduia indossa un tricorno e la parrucca con il codino.

L'abito è di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse.

Il personaggio nasce nel '700, e non ha attinenza con la commedia dell’arte.

Gianduia, deriva dall'espressione piemontese "Gioan d'la douja", che vuol dire Giovanni del boccale.

Gianduja è originario di Caglianetto, in quel di Asti, è un galantuomo che incarna lo spirito bonario piemontese, cui piace il vino, l'allegria e di cui è proverbiale la distrazione.

Questa maschera, prediletta dai piemontesi, deve il nome a una precauzione politica: fino al 1802, infatti, l’avevano chiamata Gerolamo, ma quell’anno, ai primi del nuovo secolo, i comici pensarono bene di ribattezzarlo per evitare che si potesse scorgere allusione al nome di Gerolamo Bonaparte, parente dell’imperatore.
Pantalone
                                               

Maschera veneziana con alcuni aspetti che la legano alla maschera di libertino credulone, beffeggiato e sempre scontento, dell’antico teatro classico.

Assomiglia alla maschera bolognese del dottor Ballanzone e ad alcuni personaggi di Molière come Arpagone e Sganarello.

Pantalone è sempre d’età avanzata, talora scapolo con tutto il ridicolo di chi, ormai maturo, vuol piacere ancora.

Nel tempo il costume di Pantalone è cambiato, ma ha sempre conservato la caratteristica zimarra nera.

Arricchito, burbanzoso e sputasentenze, avaro e diffidente, per far sfoggio della sua autorevolezza si intromettendosi, non invitato, in dispute e alterchi e, puntualmente, finisce col ricevere botte da entrambi i contendenti.
Meneghino
                                              

Meneghino o Domenichino è la maschera milanese per eccellenza, inconfondibile con il suo cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese.

Vestito di una lunga giacca di velluto, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, Meneghino impersona un servitore rozzo ma di buon senso, che non fugge quando deve schierarsi al fianco dei suoi simili.

Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici.

Pur affermandosi come maschera della Commedia dell’Arte nel Sei, Settecento, probabilmente le origine del suo nome risalgono ai "Menecmi" di Plauto, al "Menego" di Ruzante, oppure più semplicemente dal nome dei servi utilizzati nelle ricorrenze domenicali, chiamati dai milanesi "Domenighini".


Gioppino


Maschera di Bergamo compare tra la fine dell'700 e i primi dell''800 nelle province di Bergamo e Brescia.

Gioppino è un personaggio rubicondo, buffo e simpatico, con una gran risata contagiosa.

Fa il contadino, ma questo lavoro non gli và perché deve faticare troppo e guadagnare poco.

Pieno di buon senso e di furbizia, cerca di arrangiarsi con lavoretti per arricchire di cibo la sua tavola.

Indossa dei calzoni corti una camicia ed una giacchetta; in testa porta un cappello morbido, porta con se un bastone e si caratterizza per tre enormi gozzi, chiamati da lui "coralli" o "granate".


Rugantino


Il romanissimo Rugantino deve il nome alla "ruganza", all'arroganza e all'abitudine di "rugà", di agire e parlare con strafottenza.

Il suo tratto caratteristico è quello di un provocatore, linguacciuto e insolente, ma in realtà, è un can che abbaia ma non morde.

Al fondo è anche un po' vile.

"Cerca rogna, je puzza de campà, je rode", minaccia, promette di darle, ma le prende, consolandosi con la battuta divenuta giustamente celebre: "Me n'ha date tante, ma quante je n'ho dette!".

Agli inizi della sua carriera era vestito come un gendarme, ma con il tempo, ha vestiti i panni civili, assumendo un carattere più pigro e bonario, che ne farà l'interprete di una Roma popolare ricca di sentimenti di solidarietà e giustizia.

Povero l'abito, ma pieno di baldanza: pantaloni consunti al ginocchio, fascia intorno alla vita, camicia con casacca e fazzoletto intorno al collo.

Brighella

                                             
Attaccabrighe, imbroglione, chiacchierone; insolente con i sottoposti e insopportabilmente ossequioso con i padroni.

Brighella da Bergamo dal carattere scaltro e astuto, è il cuoco, il cameriere, il capo servitù antagonista di Arlecchino e primo Zanni della Commedia dell'Arte.

L'abito che Brighella si vanta di indossare è la "livrea", simbolo dell'appartenenza al padrone: calzoni larghi e giacca bianchi, listati di verde, un mantello bianco, anch’esso con due strisce verdi, un berretto a sbuffo e la mezza maschera sul viso.

E' con questa uniforme che esercita il suo potere sui semplici servitori.



Maschera siciliana



Peppe Nappa
                                                  

Agile e delicato, maestro nel fare graziose mossette, Peppe Nappa è una simpaticissima maschera siciliana .
La parte della casa che preferisce è la cucina, e lì lo si può trovare quasi sempre.
Peppe ha un' altra caratteristica: quella di sapersi trarre da ogni impiccio. 
Peppe Nappa indossa un abito largo e arioso, di colore azzurro, porta un berretto di feltro bianco
o grigio sopra la calotta bianca.
Il suo nome, secondo alcuni, deriverebbe da Peppe e da nappa che dal dialetto siciliano si traduce in
"Giuseppe toppa dei calzoni" e per estensione "uomo da nulla".

Nessun commento:

Posta un commento