COSA POSSIAMO FARE OLTRE A QUANTO DISPOSTO
dalla legge 170/2010
che riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia
come disturbi specifici di apprendimento (DSA)
• -usare la lingua straniera in classe (i DSA imparano
dall’esperienza)
• -evitare test essenzialmente grammaticali (se è
difficile
decodificare e
mettere nella corretta sequenza la lingua madre,
farlo in lingua
straniera può essere insormontabile e l’insuccesso
quasi garantito) o,
peggio, traduttivi.
• -nei compiti in classe leggere la consegna ad alta
voce e verificarne
la comprensione
• -negli esercizi proposti fornire l’esempio oltre alla
consegna
• -privilegiare gli approcci in cui la lingua è
considerata un metodo di
comunicazione
(metodo induttivo) e in cui l’orale è importante quanto
lo scritto e che la
rendono accessibile anche a chi (DSA) ha uno stile
di apprendimento
molto particolare (prevalentemente visivo)
• -usare modalità di insegnamento diversificate
• -seguire un programma in maniera lineare e progressiva
evitando
accuratamente salti
nel livello di difficoltà proposto
• -introdurre un elemento nuovo alla volta
• -valutare sempre il rapporto tra risultato e sforzo
richiesto: per es.
quando l’
investimento è sproporzionato rispetto a risultati
comunque mediocri o
non discriminanti ai fini della comunicazione
(esempi classici:
differenza tra I am going to e I
am –ing oppure
tra simple past e present perfect)
• -attenersi al testo e predisporre esercizi di verifica
con il lessico
proposto dal testo
e non su aree lessicali diverse o mai introdotte
prima.
• -è sempre opportuno fare una simulazione della
verifica se possibile
• -depenalizzare l’errore spiegando che fa parte del
processo normale
di apprendimento
(vedere programmazione didattica di inizio anno)
• -programmare lezioni di gruppo per la correzione del
compito in
classe con ricerca
della versione corretta avvalendosi del testo di
studio, consultando
i compagni o, infine, rivolgendosi all’insegnante
che si rende
disponibile muovendosi tra i banchi (sono i principi del
cooperative
learning).
• -aiutare gli studenti a valutare i propri errori
mostrando come
spesso hanno
ripetuto lo stesso errore (è utile che contino le volte:
p. es. l’articolo o
il do/does) e come sarà facile aumentare il voto
correggendo già
solo quello
• -far ripetere oralmente (a coppie) la correzione
dell’errore ripetuto
più volte in una
verifica, con la relativa spiegazione (cooperative
learning)
• accontentarsi di risultati parziali confidando in un
apprendimento
per accumulazione
nel tempo (grazie all’ampliamento del contesto
che rende chiara la
funzione delle singole parti) anche verso la fine
di un ciclo
• permettere agli studenti di ripetere la stessa
verifica quando sente
di avere superato
gli ostacoli iniziali o comunque dargli atto che li ha
superati
nelle lezioni
seguire una routine:
• dare riscontro immediato e regolare al lavoro fatto a
casa con
correzione in
classe
• assegnare regolarmente compiti per casa ogni lezione
in una quantità
gestibile e
correggibile (il discente dislessico impiega molto più
tempo degli altri a
fare gli stessi compiti (per Lorenzo Caligaris,
pedagogista
all’Ospedale Riguarda di Milano, 5 volte tanto) perciò
beneficia di una
riduzione sul carico di lavoro domestico secondo le
circolari
ministeriali
• non dare mai delle acquisizioni passate per scontate
(spesso
un’acquisizione
avviene a scapito di una precedente) ma procedere
serenamente alla
ripetizione resasi necessaria
• programmare frequenti ripetizioni in itinere e in
seguito cicliche per
moduli (è utile
assegnare del tempo – da 1 a 3 minuti – per il rapido
ripasso individuale
di un elemento grammaticale e/o fraseologico
lessicale,
chiedendo poi ai discenti di ripeterlo in cooperative
learning e poi
all’insegnante
• usare la stessa terminologia in maniera sistematica
(per es.
scegliere tra forma base del verbo o infinito)
• non rilevare gli errori interrompendo durante una
prestazione orale
• nel commento ad un’interrogazione, identificare gli
aspetti positivi
prima di quelli
negativi dimostrandosi ottimisti quanto alle
possibilità di
recupero alla fine del modulo di apprendimento
La valutazione
• -proporre esclusivamente verifiche del programma
effettivamente
svolto e ripetuto
in classe
• -mostrare ottimismo sulle possibilità di recupero,
indicandone però
le priorità
operative e compatibili con le circostanze
• -ricordare che l’importante è che ci sia un
miglioramento rispetto al
livello di partenza
• -non dare eccessiva importanza ad errori che non
rechino
pregiudizio alla
comunicazione e alla comprensione (cfr. Michael
Swan)
• -dare un commento positivo ed incoraggiante facendo
notare
(durante la
correzione in cooperative learning) quali errori
ricorrenti hanno
portato ad una valutazione negativa e come anche
solo la correzione
di alcuni di essi (dire quali) avrebbe comportato
una valutazione ben
migliore (dire quale),
• -nel caso la dislessia sia molto grave è possibile che
i risultati di una
verifica scritta
siano negativi in ogni caso. La cosa migliore è
ripetere la
verifica in forma orale con del materiale adattato allo
scopo. (Se il test
è a livello elementare-intermedio - ma anche più
elevato - si
dovrebbero inserire esercizi che siano basati non solo
sulle parole ma che
contengano vignette, fotografie, registrazioni
video. cfr
Naldini).
• -tenere presente che lo studente dislessico può dare
un’idea di sé
più negativa di
quella reale, sia perché anni di difficoltà scolastica e
di vuoti didattici
accumulati li rendono veramente poco abili, sia
perché i DSA
danneggiano l’immagine del discente sia infine perché
il dislessico ha
elaborato una strategia per cui preferisce dare di sé
l’immagine di chi
non ci tiene piuttosto che di chi non ce la fa
(soprattutto di
fronte ai compagni) per attenuare il proprio
sentimento di
inadeguatezza di fronte a un nuovo fallimento. Non
dimentichiamoci i
casi in cui alcuni di loro, seppure con
un’intelligenza
superiore alla media, hanno dato l’impressione ad
alcuni insegnanti
poco preparati, di essere dei ritardati mentali.
(cfr. Naldini)
I due punti principali per evitare errori didattici irreversibili
sono
secondo Chiara Naldini:
1. La
multimedialità e il ricorso alla tecnologia sono da preferire non
solo per la lingua
straniera ma anche per tutte le discipline.
2. Non conoscere o
misconoscere il vissuto personale del discente
dislessico vuol
dire non essere in grado di apprezzare i suoi sforzi e
capire le sue reali
possibilità. L’approccio
comunicativo-affettivo
permette di
instaurare un rapporto di mutua collaborazione che non solo
contribuirà al
mantenimento della motivazione allo studio ma potrà aiutare
il dislessico nel
difficile compito di superare le frustrazioni accumulate
da anni di disagio ed
emarginazione scolastica.
Fonti: Giacomo
Stella, La Dislessia, Il mulino 2004
Giacomo Stella, In
classe con un allievo con disordini
dell’apprendimento,
Fabbri editori, 2001
Chiara Naldini, La
dislessia e l’apprendimento dell’italiano come
lingua straniera,
Masteritals in didattica della lingua italiana a
stranieri,
Università Ca’ Foscari di Venezia, 2002
Michael Swan,
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