Credo che questa opportunità, che la tecnologia ci offre, possa rappresentare un valido e costruttivo mezzo di comunicazione sia all'interno della classe che con il mondo esterno. Utilizzerò questo blog perlopiù come diario di bordo per raccontare, mostrare e condividere ciò che si "vive" all'interno delle nostre classi nel rispetto delle norme sulla privacy. Inoltre può essere considerato e visto come una risorsa per la didattica. BUONA VISIONE!
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sabato 13 settembre 2014
Tagli del sostegno e dell'assistenza: istruzioni per l'uso
(a cura di Salvatore Nocera*)
È sempre bene ricordare cosa possono fare le famiglie di alunni con disabilità, nei casi - sin troppo frequenti - di riduzione delle ore di sostegno o di quelle per l'autonomia alla comunicazione. Proponiamo in tal senso anche due modelli a cui fare riferimento, riguardanti la diffida da inviare alle Istituzioni competenti, che se non sortirà effetto alcuno, renderà necessario il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).
Nei casi di forte contrazione - rispetto al precedente anno scolastico -delle ore di sostegno o di quelle destinate all'assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione oppure nei casi di riduzione sulle ore richieste - situazioni, purtroppo, non certo infrequenti, soprattutto in questi tempi - vi sono alcune azioni che le famiglie possono attuare, sulle quali ci siamo già più volte soffermati in passato, ma che vale sempre la pena di ricordare, proponendo anche un paio di modelli di riferimento (cliccare qui e qui).
In primo luogo, quindi, le famiglie dovrebbero inviare una diffida tramite raccomandata con ricevuta di ritorno (senza busta, ma piegando il foglio in tre, spillandolo e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall'altro il destinatario).
Per quanto riguarda le ore di sostegno, la diffida va inviata al Dirigente Scolastico e all'Ufficio Scolastico Regionale, e per conoscenza (per fax o posta elettronica)anche alle due Direzioni del Ministero indicate nei modelli proposti.
Per quanto riguarda invece le ore di assistenza, il destinatario della diffida dev'essere il Comune di residenza, per la scuola dell'infanzia, elementare e media, la Provincia di residenza per le scuole superiori.
Qualora poi la diffida non sortisca alcun effetto, si renderà necessario fare un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), con spese a carico dell'Amministrazione. Per avviare tale azione, è necessario disporre di:
1. la determinazione del Dirigente Scolastico, con il numero delle ore di sostegno o di quelle dell'assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione assegnate all'alunno per l'anno scolastico in corso;
2. la determinazione dell'Ufficio Scolastico Provinciale o Regionale, con il numero di ore assegnate alla scuola per l'anno scolastico in corso;
3. la comunicazione del Comune o della Provincia alla scuola, che indica il numero di ore di assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione assegnate alla scuola per l'anno scolastico in corso;
4. Se c'è stata una diminuzione di ore rispetto all’anno scolastico precedente, un'attestazione della scuola del precedente anno, che indichi quante ore di sostegno o di assistenza per l'autonomia e/o la comunicazione erano state assegnate.
Poi bisogna naturalmente rivolgersi a un avvocato, che impugni tali documenti presso il TAR.
Da segnalare che per richiedere contemporaneamente un aumento di ore sia per il sostegno che per l'assistenza, non occorre fare due ricorsi distinti, pur essendo diverse le autorità contro cui ricorrere, gli atti da impugnare e le richieste da prospettare, nonché le fonti normative cui appellarsi.
Il ricorso, infine, si può presentare entro sessanta giorni dall'inizio dell’anno scolastico o da quando si è avuta la certezza documentabile che sono state assegnate meno ore. Talora, infatti, all'inizio dell’anno il Dirigente sostiene di essere in attesa di altre ore. In ogni caso non è mai prudente superare i sessanta giorni dall'inizio dell'anno scolastico.
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Allegato 1
Da inviare con
raccomandata al Dirigente della scuola, senza busta, ma piegando e spillando il
foglio in tre e scrivendo sul retro da un lato il mittente e dall'altro il
destinatario, mentre per gli altri destinatari va inviata per fax e, se si
vuole, anche per e-mail.
Al
cortese attenzione di
Dirigente
Scolastico della scuola________________
Direttore
Scolastico Regionale di __________________
MIUR
- Direzione Generale per lo Studente
Viale
Trastevere, 76/a
00153
- Roma
Fax 06
/58493983
MIUR
- Direzione Generale per il Personale Scolastico
Viale
Trastevere, 76/a
00153
- Roma
Fax 06/58492743
Oggetto:
Diffida per mancata assegnazione deroga sostegno
I sottoscritti
_____________________________ residenti in ____________________
telefono________________ fax_________________ e-mail_____________________,
genitori di ________________________________ alunno dichiarato con handicap in
situazione di particolare gravità ai sensi dell’art. 3 comma 3 della Legge n°
104 del 1992, frequentante la sezione/classe _________ della scuola
_____(indicare denominazione ed indirizzo)________ invitano i Dirigenti in
indirizzo a voler provvedere all'autorizzazione ed assegnazione delle ore di
sostegno in deroga con rapporto 1 a 1 sulla base delle
effettive esigenze dell’alunno di cui all’art. 1 comma 605 lettera b) della
Legge n° 296/06, ai sensi della Sentenza n° 80/10 della Corte Costituzionale e
degli articoli 9, comma 15, e 10, comma 5, del Decreto-Legge n° 78/10, norme ribadite
dalla C.M. n° 37/10, dalla C.M. n° 59/10 e C.M. n° 63/11.
Diffidano i
Dirigenti in indirizzo a provvedere entro 10 giorni dalla presente, avvertendo
che, in mancanza di esito positivo, si vedranno costretti a rivolgersi al TAR,
con spese tutte a carico dell’Amministrazione, e alla Procura della Repubblica
per denunciare il mancato rispetto della Sentenza della Corte Costituzionale
citata.
In attesa di
un immediato riscontro, si porgono distinti saluti.
Data _____________ Firma _________________
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Allegato 2
Modello di
diffida per ottenere ore di assistenza per l’autonomia e/o alla comunicazione
Da inviare con
raccomandata con ricevuta di ritorno al competente Ente Locale, senza busta, ma
piegando e spillando il foglio in tre e scrivendo sul retro da un lato il
mittente e dall’altro il destinatario.
Alla cortese attenzione
di:
Comune di residenza
(per la scuola materna, elementare e media)
Provincia di Residenza
(per la scuola superiore)
OGGETTO: Richiesta ore di assistenza per l’autonomia e la
comunicazione
I sottoscritti ………… genitori di ………………… in situazione di
handicap (art. 3 comma 1 della Legge n° 104/92) o handicap in situazione di
gravità (art. 3 comma 3 della L. n° 104/92), alunno/a frequentante la classe
……… sezione …….. della scuola …………………. del Comune di ……….
PREMESSO
che dalla diagnosi funzionale e dal Piano Educativo
Individualizzato (PEI), nonché dalla riunione del GLHO in data ………. risulta la
necessità che il proprio/a figlio/a possa fruire di n° …. di ore di assistenza
per l’autonomia e/o la comunicazione di cui all'art. 13 comma 3 della L. n°
104/92,
CHIEDONO
che codesto Ente Locale voglia assegnare n° ….. di ore di
tale assistenza ai sensi dell’art. 139 del DPR n° 112/98.
(qualora nello scorso
anno fossero state assegnate alcune ore di assistenza e nel corrente anno si
ravvisasse la necessità di aumentarne il numero o addirittura fossero state
ridotte rispetto a quelle dell’anno precedente, allora va esplicitata la
richiesta di n° … ore aggiuntive rispetto a n° ore dell’anno precedente o il
ripristino del numero di ore dell’anno precedente)
Chiedono che tale richiesta possa essere soddisfatta entro e
non oltre 10 giorni dal ricevimento della presente, facendo presente che in
mancanza si vedranno costretti a rivolgersi al TAR con tutte spese a carico di
codesta Amministrazione, salvi ed impregiudicati tutti i diritti di
risarcimento dei danni e di eventuale ricorso alla Magistratura penale.
Data…….. Firma
Tel…….
e-mail
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domenica 7 settembre 2014
STOP AL BULLISMO Prevenire e contrastare il bullismo
Il fenomeno del bullismo
Tratto da:
Bullismo a Milano. Rilevazione del fenomeno del bullismo nelle scuole elementari e medie che hanno aderito al progetto “Stop al Bullismo”.
A cura di Nicola Iannaccone, Federico Colombo, Stefania Di Domizio, Ilaria Veronesi.
ASL Città di Milano, marzo 2004.
Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo con caratteristiche peculiari e distintive, sulle quali c’è un vasto consenso a livello internazionale.
Il bullismo è caratterizzato da tre fattori che permettono di discriminare tale fenomeno da altre forme di comportamento aggressivo e dalle prepotenze. Questi fattori sono:
- L’intenzionalità: il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente
- La sistematicità: il comportamento aggressivo viene messo in atto più volte e si ripete quindi nel tempo
- L’asimmetria di potere: tra le parti coinvolte (il bullo e la vittima) c’è una differenza di potere, dovuta alla forza fisica, all’età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo. La vittima, in ogni caso, ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza.
Numerosi studi, hanno identificato diverse forme di bullismo, più o meno esplicite e osservabili, a seconda della tipologia di azioni che vengono messe in atto:
Bullismo diretto: comportamenti che utilizzano la forza fisica per nuocere all’altro. In questa categoria sono presenti comportamenti come picchiare, spingere, fare cadere, ecc.
Bullismo verbale: comportamenti che utilizzano la parola per arrecare danno alla vittima. Ad, esempio, le offese e le prese in giro insistenti e reiterate
Bullismo indiretto: comportamenti non direttamente rivolti alla vittima ma che la danneggiano nell’ambito della relazione con gli altri. Sono comportamenti spesso poco visibili che portano all’esclusione e all’isolamento della vittima attraverso la diffusione di pettegolezzi e dicerie, l’ostracismo e il rifiuto di esaudire le sue richieste.
All’interno delle scuole il bullismo riguarda tutti gli alunni, e non solo quelli che vi prendono parte in maniera più evidente. I ruoli che possono essere assunti dagli allievi, sono sintetizzati nell’elenco seguente:
Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni
Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma come “seguace” del bullo
Sostenitore: chi rinforza il comportamento del bullo, ridendo, incitandolo o semplicemente stando a guardare
Difensore: chi prende le difese della vittima consolandola o cercando di far cessare le prepotenze
Esterno: chi non fa niente ed evita il coinvolgimento diretto o indiretto in situazione di prepotenza
Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze.
Numerosi sono gli studi a livello nazionale, europeo ed internazionale che registrano la presenza di tale fenomeno nelle scuole.
La ricerca sul bullismo a Milano
Il campione comprende i dati di 59 plessi (33 elementari e 26 medie) per un totale di 10.513 alunni (5.426 maschi e 5.087 femmine) dei quali 4.406 delle scuole elementari (III, IV e V classe) e 6.107 delle scuole medie (I, II e III classe). L’età media del campione delle scuole elementari è pari a 9,5 anni, mentre per le scuole medie l’età media è pari a 12,6 anni.
Bullismo a Milano
Agli alunni delle classi che hanno aderito alla proposta, è stato chiesto di compilareun questionario composto da tre parti:
“La mia vita a scuola - Durante questa settimana un altro mi ha…” (azioni di bullismo subite)
“La mia vita a scuola - Durante questa settimana io ho…” (azioni di bullismo agite)
Le prepotenze tra bambini/ragazzi a scuola (bullismo e intervento da parte di insegnanti e compagni)
Si sono effettuate delle rilevazioni anche di tipo qualitativo con alunni e genitori attraverso la metodologia dei focus-group
Dall’analisi dei dati il bullismo risulta molto diffuso sia nelle scuole elementari che nelle scuole medie inferiori cittadine. Addirittura un bambino su due dichiara di subire, infatti, prepotenze durante la permanenza nella scuola elementare, mentre nelle scuole medie abbiamo un ragazzo vittimizzato ogni tre. Dagli studi compiuti nello scorso decennio sappiamo però che la gravità dei singoli episodi non diminuisce nel corso degli anni, come rilevano anche le cronache cittadine che riportano periodicamente i casi più gravi accaduti nelle scuole medie.
La considerazione simultanea dei dati riguardanti gli alunni che subiscono e mettono in atto prepotenze risulta molto interessante. Infatti il numero degli studenti coinvolti nel bullismo a scuola raggiunge cifre allarmanti, rispettivamente il 64% alle scuole elementari e il 50% alle medie. Si potrebbe pensare che quello che accade ad una maggioranza sia anche “normale”. Nel caso del bullismo questo ragionamento non è applicabile. Infatti i bulli hanno maggiori probabilità di rimanere imprigionati in una carriera deviante che li porterà in molti casi ad avere problemi con le droghe e la giustizia prima dei 24 anni. Invece chi subisce ripetutamente prepotenze a scuola sviluppa, in misura maggiore rispetto ai compagni non coinvolti nel bullismo, malesseri somatici e disturbi emotivi anche gravi.
La ricerca qualitativa mostra che quasi la metà degli insegnanti ha difficoltà a riconoscere atti di bullismo che accadono nella propria classe. Allo stesso tempo, anche i genitori evidenziano delle difficoltà sia nell’avere un dialogo con i propri figli sia nell’aiutarli a trovare modalità di intervento adeguate. Ritengono inoltre di essere tenuti poco in considerazione dai ragazzi stessi per quanto concerne gli insegnamenti educativi mentre, in caso di gravi situazioni di prevaricazione, accolgono spesso la richiesta di aiuto da parte dei figli quando ormai la situazione diventa insostenibile. L’azione dei genitori, a questo punto, segue spesso una logica di allontanamento e di espulsione.
Quali considerazioni si possono fare?
È necessario prevedere programmi di prevenzione in grado di promuovere capacità relazionali nel rispetto di sé e degli altri. In particolare, poiché il bullismo è più diffuso e meno grave nelle scuole elementari, è proprio in quest’epoca che è più utile avviare programmi di prevenzione per evitare che il modello di comportamento aggressivo, tipico del bullismo, diventi una modalità preferenziale di relazione tra i ragazzi.
L’indagine mostra che i veri esperti di bullismo sono i ragazzi stessi: sanno individuare le peculiarità e le caratteristiche del fenomeno e sono a conoscenza di ciò che avviene nella classe. Questo “sapere” si traduce con difficoltà in un “saper fare”: in altre parole i ragazzi non dispongono della competenza necessaria ad intervenire efficacemente per difendere un compagno o se stessi.
L’azione educativa di una scuola attenta ai bisogni degli allievi dovrebbe tenere conto di queste evidenze e garantire un intervento continuato, strutturato e qualificato a livello di scuola. L’intervento dovrebbe prevedere:
Maggiore informazione che possa tradursi in aumentata sensibilità rispetto al fenomeno e in una migliore capacità di osservazione e discriminazione di situazioni di prevaricazione e prepotenza.
Integrazione di diversi ruoli professionali affinché ci possa essere un monitoraggio in classe e negli spazi comuni. Questo significa anche poter qualificare maggiormente il tempo che i bambini trascorrono a scuola e che comprende anche momenti come l’intervallo, lo spazio-mensa, ecc. Diversi studiosi indicano come uno dei primi interventi anti-bullismo, l’incremento della vigilanza del personale docente e non-docente sugli alunni.
Programmi specifici rivolti agli alunni perché possano apprendere strategie utilizzabili in caso di bullismo e perché possano sviluppare le competenze relazionali necessarie per instaurare rapporti basati sul rispetto di sé e degli altri e sull’empatia.
Coinvolgimento dei genitori come parte attiva di un progetto educativo più ampio.
Bullismo a Milano. Rilevazione del fenomeno del bullismo nelle scuole elementari e medie che hanno aderito al progetto “Stop al Bullismo”.
A cura di Nicola Iannaccone, Federico Colombo, Stefania Di Domizio, Ilaria Veronesi.
ASL Città di Milano, marzo 2004.
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