Qualche decennio fa, gran parte della popolazione della Sardegna parlava la lingua sarda, principalmente in privato, cioè con gli amici e con la famiglia. Tuttavia, nel corso del tempo, la lingua italiana è diventata sempre più importante, sicché si è potuto registrare un notevole incremento dell'uso di quest’ultima.
Il problema è che il sardo viene parlato da una percentuale sempre più ridotta della popolazione, probabilmente anche perché non viene insegnato né a scuola né all’università.
I bambini non imparano più a parlare il sardo da piccoli (figuriamoci a scriverlo). Ormai, molto spesso sono solo gli adulti che parlano questa lingua, ma anche fra questi ultimi è piuttosto la generazione anziana che parla il sardo. In genere il sardo viene utilizzato solo in famiglia e alcune volte nemmeno in famiglia, perché è considerato "maleducato" parlarlo al di fuori di essa.
Dunque, molto spesso non lo si parla più neppure in famiglia, perciò la lingua viene dimenticata e non viene affatto tramandata oralmente.
Alcune volte si scopre che non si parla in famiglia perché uno o persino entrambi i genitori sono contro l’apprendimento del sardo. Di conseguenza, la lingua sarda è a rischio di estinzione perché i giovani non ne hanno una conoscenza sufficiente o perché non sono interessati a preservarla perché non le riconoscono il prestigio. Per queste ragioni il numero di parlanti attivi decresce in continuazione.
Tuttavia, non solo le scuole e l'insegnamento accademico mancano di corsi adeguati, ma anche nell’ambito extrascolastico ci sono poche opportunità di imparare il sardo.
Come scritto precedentemente, in molte famiglie non lo si parla quasi più. Accade comunque che i sardi crescano bilingui, soprattutto nei casi in cui si parla prevalentemente il sardo in famiglia e in cui l’italiano s’impara solo a scuola. Siccome la lingua sarda è considerata da molti sardi un mezzo di comunicazione volgare, gli adolescenti tendono a comunicare con la lingua nazionale.
In genere capiscono il sardo solo se lo conoscono già dall'ambiente familiare. Il loro ruolo di parlanti attivi, tuttavia, è sempre meno importante.
Grazie alla legge regionale 26/1997 e alla legge nazionale del 482/1999, il sardo è stato riconosciuto come lingua minoritaria da tutelare e da promuovere. Tuttavia, non ha ancora lo stesso status dell’italiano. Anche per questo si deve introdurlo nelle scuole e nelle università e dargli l prestigio di cui ha diritto.
Le varietà linguistiche della Sardegna
L’eterogeneità delle varietà linguistiche in Sardegna è particolarmente adatta ad avvicinare gli studenti ai contenuti didattici della storia delle lingue romanze e delle varietà linguistiche.
Oltre all’italiano, in Sardegna si parlano due lingue regionali, il sardo e il catalano.
Il contatto del sardo con l'italiano ha portato alla formazione dell’italiano regionale della Sardegna fortemente marcato dal punto di vista diatopico.
Anche i dialetti sardi che in generale vengono divisi in due o tre macrovarietà (il campidanese al sud, il logudorese al nord e il nuorese nella Sardegna centrale), divergono notevolmente tra loro. Nel nord dell'isola si parlano anche il sassarese e il gallurese, che oggi vengono comunemente classificati come varietà dell’italiano. Allo stesso modo al sud (isola di Carloforte e isola di Sant'Antioco) si parla il carlofortino, un dialetto di origine ligure (per una panoramica dettagliata delle varietà parlate in Sardegna, vedi, ad esempio, Bossong 2008 o Virdis 1988).
Oltre all’italiano, in Sardegna si parlano due lingue regionali, il sardo e il catalano.
Il contatto del sardo con l'italiano ha portato alla formazione dell’italiano regionale della Sardegna fortemente marcato dal punto di vista diatopico.
Anche i dialetti sardi che in generale vengono divisi in due o tre macrovarietà (il campidanese al sud, il logudorese al nord e il nuorese nella Sardegna centrale), divergono notevolmente tra loro. Nel nord dell'isola si parlano anche il sassarese e il gallurese, che oggi vengono comunemente classificati come varietà dell’italiano. Allo stesso modo al sud (isola di Carloforte e isola di Sant'Antioco) si parla il carlofortino, un dialetto di origine ligure (per una panoramica dettagliata delle varietà parlate in Sardegna, vedi, ad esempio, Bossong 2008 o Virdis 1988).
La situazione sociolinguistica del Sardo
Per lungo tempo, si è ipotizzato che su circa 1.600.000 di abitanti della Sardegna 1.500.000 (o circa l'80% della popolazione, vedi, ad esempio, Mensching, 32004: 13) parlasse in sardo. Che questi numeri oggi non siano più assolutamente attendibili, ce lo dimostrano anche i risultati di una recente indagine sociolinguistica della Regione Autonoma della Sardegna (Oppo 2007: 7) secondo la quale solo il 68,8% degli intervistati, parla, oltre all’italiano, anche una varietà locale delle altre lingue parlate in Sardegna (e quindi non necessariamente una varietà sarda). Il 29% degli intervistati dichiara di padroneggiare passivamente una delle varietà, e il 2,7% parla esclusivamente l'italiano. Bisogna considerare, inoltre, che l'uso e la vitalità del sardo variano notevolmente dal punto di vista diatopico e diafasico. Gaidolfi (2010), per esempio, ha costatato – per la Sardegna centrale – una netta differenza tra la meno sardofona città di Nuoro e il villaggio di Irgoli saldamente radicato alla lingua sarda.
Tuttavia, nel suo studio ha anche osservato che persino nel paese il sardo è meno presente di una volta (Gaidolfi 2010: 244). Inoltre, coloro che padroneggiano il sardo attivamente, lo utilizzano soprattutto nell’ambito dell’immediatezza linguistica (nel senso di Koch/Oesterreicher 1985). Nell’insieme Gaidolfi (2010:242) ha confermato la tendenza di un mutamento linguistico dal sardo all’italiano, che già negli anni 80 era stato osservato da Rindler Schjerve per i paesi di Ottava e Bonorva (vedi per esempio Rindler Schjerve 1987: 346-351).
Questo cambiamento linguistico imminente si rispecchia anche nei risultati di due studi dell’istituto nazionale di statistica (ISTAT) sull’uso della lingua in tutte le regioni italiane: l’uso della lingua italiana nelle famiglie sarde è aumentato di circa del 6% dal 2000 al 2006.
Tuttavia, nel suo studio ha anche osservato che persino nel paese il sardo è meno presente di una volta (Gaidolfi 2010: 244). Inoltre, coloro che padroneggiano il sardo attivamente, lo utilizzano soprattutto nell’ambito dell’immediatezza linguistica (nel senso di Koch/Oesterreicher 1985). Nell’insieme Gaidolfi (2010:242) ha confermato la tendenza di un mutamento linguistico dal sardo all’italiano, che già negli anni 80 era stato osservato da Rindler Schjerve per i paesi di Ottava e Bonorva (vedi per esempio Rindler Schjerve 1987: 346-351).
Questo cambiamento linguistico imminente si rispecchia anche nei risultati di due studi dell’istituto nazionale di statistica (ISTAT) sull’uso della lingua in tutte le regioni italiane: l’uso della lingua italiana nelle famiglie sarde è aumentato di circa del 6% dal 2000 al 2006.
Chi volesse rispondere alle domande sottoelencate può mandare una e-mail qui
1. Siete d'accordo all'introduzione del sardo nelle scuole e nelle università sarde
2. Perché introdurre il sardo nelle scuole e nelle università sarde?
3. Sei d'accordo sulla diffusione dei mass media giornali, riviste, libri, cartelli, televisione, radio, internet) anche in sardo?
E' fondamentale sapere da voi come la pensate perché si vuole introdurre il sardo a scuola e questa scelta deve essere condivisa da famiglia scuola società.
L'introduzione del sardo nelle scuole e nelle università, è fattibile perché nel modo della scuola ci sono insegnanti qualificati.
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