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venerdì 3 agosto 2012

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA)

DSA

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA)

La Legge 8 ottobre 2010, n. 170:

“riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana”.

Le problematiche legate ai DSA sono ormai molto conosciute e non solo in ambito scolastico, anche grazie ai mezzi di comunicazione che hanno diffuso informazioni relative a questa particolare difficoltà di apprendimento. Ciononostante succede ancora oggi che alunni con un disturbo specifico vengano riconosciuti tardivamente, che non vengano attuate tempestivamente strategie didattiche adeguate e che le problematiche connesse al disturbo vengano minimizzate, se non addirittura messe in discussione.

In realtà i DSA rappresentano una delle cause più frequenti di difficoltà scolastiche (4%), possono manifestarsi all'inizio del percorso di apprendimento o, nei casi più lievi, nelle ultime classi della Scuola Primaria e nella Scuola Secondaria di primo Grado ed hanno una notevole influenza anche sulla comparsa di ansia e depressione nei bambini e nei ragazzi.

Non è certo un caso che tra le finalità perseguite dalla Legge 170 per le persone con DSA, oltre al garantire il diritto all’istruzione, siano inserite anche il favorire il successo scolastico e il ridurre i disagi relazionali ed emozionali. Gli insegnanti vengono inoltre richiamati, nelle Linee Guida (MIUR, Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento, Allegate al decreto Ministeriale, 12 luglio 2011) ad alcuni compiti fondamentali: osservare durante tutto il percorso scolastico le prestazioni dell’allievo, per riconoscere un potenziale disturbo dell’apprendimento e per individuare le caratteristiche cognitive su cui puntare per il raggiungimento del successo formativo. Si fa inoltre esplicito riferimento all’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, all’obbligo di garantire l’utilizzo di strumenti compensativi e di misure dispensative; alla documentazione del percorso (PDP) e all’attenzione nei confronti delle forme di verifica e di valutazione da attuare.


LA DISLESSIA


Le difficoltà di apprendimento della lettura vengono di solito identificate con la dislessia.

La Dislessia Evolutiva (DE) è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere in modo corretto e fluente. La lettura è lenta, a volte stentata, con molte pause e con errori vari quali, inversione e sostituzione di lettere.

I problemi tipici degli allievi dislessici riguardano, in modo specifico, le difficoltà di decifrazione in assenza di difficoltà nella comprensione.

Nell’attività di decifrazione compaiono, fin dall’inizio dell'apprendimento, frequenti confusioni tra lettere simili (a-e, b-d, m-n, ecc.) o fra suoni fonologicamente affini (c-g, t-d, f-v, ecc.). Inoltre si manifesta una certa difficoltà nella fissazione dei grafemi complessi e dei gruppi consonantici cioè nel passaggio dalla fase fonologica a quella ortografica.

Il processo di comprensione non è compromesso. L'allievo, grazie al meccanismo dell’anticipazione, riesce in genere a riconoscere le singole parole e a ricostruire il significato delle frasi o dei testi. Tuttavia, a causa delle difficoltà nella decifrazione, possono comparire errori grossolani nella lettura delle parole, dando l'idea che l'allievo “tiri a indovinare”.

I dislessici possono anche presentare difficoltà:
nell'imparare a memoria le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell'alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell'anno;
nell'orientamento spaziale e temporale (destra/sinistra; ieri/domani; i mesi e i giorni);
nell'espressione orale;
nella scrittura e nel cacolo.L'allievo dislessico può imparare a leggere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie poiché non può farlo in maniera automatica e quindi si stanca rapidamente, commette errori e rimane indietro.


LA DISORTOGRAFIA


Si può parlare di scrittura disortografica quando gli errori ortografici compiuti dall'allievo sono significativamente superiori per numero e caratteristiche rispetto a quelli che ci si dovrebbe aspettare facendo riferimento alla classe frequentata.

Le cause di questi errori possono essere molteplici, così come sono molteplici le operazioni necessarie per scrivere.

Per scrivere una parola, ad esempio, vanno innanzitutto identificati i fonemi, cioè i suoni che la compongono. Per fare questo occorre segmentare correttamente la parola, poi ricordarla, cioè mantenere in memoria la sequenza di suoni analizzati; successivamente si deve individuare per ogni suono la lettera corrispondente, effettuare cioè la corrispondenza e la conversione fonema-grafema.

Una buona conoscenza del significato delle parole, la conoscenza lessicale, può essere di aiuto nella scrittura, in quanto consente di riconoscere e ricordare più facilmente le parole.

Per scrivere un testo, occorre attivare processi ancora più complessi: decidere cosa si vuole scrivere, come si vuole scrivere, come costruire le frasi (per esempio se usare la forma diretta o indiretta, interrogativa, negativa, stabilire il tempo dei verbi), infine è necessario scrivere le singole parole una per una.

Una classificazione, piuttosto comune e condivisa dai ricercatori, suddivide gli errori di scrittura in due grandi categorie:

- errori ortografici fonologici (“pesso” al posto di “pezzo”, “quaio” al posto di “guaio”);

- errori ortografici non fonologici determinati da un'inesatta rappresentazione ortografica delle parole (per scrivere acqua o scuola una particolare attenzione ai suoni di per sé non è sufficiente per decidere quali lettere utilizzare).

Un’ulteriore categoria è quella degli errori semantico-lessicali. In questi casi l’elemento necessario per decidere come deve essere scritta una parola è la conoscenza del suo significato all’interno della frase (“l’ago” diverso da “lago”).

Gli errori di scrittura possono essere classificati anche in base ad altri criteri:

- errori di sostituzione per somiglianza fonologica (d-t; v-f; c-g; r-l) o per somiglianza morfologica (a-o; n-u) o per entrambe (b-d; m-n);

- errori di omissione che si possono osservare in qualunque posizione nella parola ma sono più frequenti nei digrammi (“folia” al posto di “foglia”), in posizione preconsonantica (“piagere” al posto di “piangere”), o nei dittonghi e nei gruppi vocalici (“fuco” al posto di “fuoco”);

- errori di aggiunta quando viene inserita una lettera nella parola (“gealato” al posto di “gelato”).

Pur essendo nette le distinzioni tra disgrafie e disortografie, in certi casi tra i due tipi di disturbi sono ipotizzabili diverse correlazioni. Talvolta, ad esempio, difficoltà di tipo visuo-percettivo e di tipo motorio possono determinare conseguenze negative sia nel campo grafico, sia in quello ortografico. Può anche capitare che un allievo, troppo impegnato nello sforzo di produzione grafica, finisca con l’allentare il controllo attentivo su ciò che scrive commettendo così errori ortografici.

È dimostrato comunque che non tutti i soggetti che presentano disgrafie sono necessariamente anche disortografici. Lo si può constatare quando si chiede loro di scrivere al computer o con lettere mobili, in questi casi infatti l’errore ortografico scompare.Più frequentemente possiamo assistere a una stretta relazione tra disortografie e disturbi specifici nella lettura (dislessia).


LA DISCALCULIA


La discalculia è una difficoltà specifica che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione di situazioni problematiche.

I simboli numerici sono quantitativamente inferiori rispetto a quelli alfabetici (10 cifre contro 21 lettere), ma complessa è la loro combinazione che si basa sul valore posizionale. Per alcuni allievi, infatti, non c’è differenza tra 15 e 51 oppure tra 316 e 631, in quanto essi, pur essendo in grado di denominare le singole cifre, non riescono ad attribuire significato alla loro posizione all’interno dell’intero numero.

Spesso alla base delle difficoltà ci sono problemi di orientamento spaziale e di organizzazione sequenziale che si evidenziano sia nella lettura che nella scrittura dei numeri ( il numero 9 viene confuso con il 6; il numero 21 con il 12; il 3 viene scritto al contrario così come altri numeri…).

Esistono, inoltre, coppie di numeri che hanno tra loro una lieve somiglianza, come ad esempio il numero 1 e il numero 7; il 3 e l’8; il 3 e il 5. Confondere queste cifre significa anche non attribuirle alla giusta quantità, per cui non è raro che anche semplici esercizi vengano svolti in modo errato.

Di solito è presente la capacità di numerare in senso progressivo, cioè di procedere da zero in poi (1-2-3-4-5…), ma non quella di numerare in senso regressivo, partendo cioè da una determinata cifra e andando indietro ( 6-5-4-3-2-1-0).

Un altro ostacolo che crea al soggetto situazioni di disagio è la difficoltà a memorizzare la tavola pitagorica con conseguente impossibilità ad eseguire correttamente moltiplicazioni e divisioni.

Riferimenti normativi DSA


Legge 8 Ottobre 2010,n. 170 DSA

Linee guida sui DSA 12 Luglio 2011

Decreto ministeriale DSA 12 Luglio 2011

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