Credo che questa opportunità, che la tecnologia ci offre, possa rappresentare un valido e costruttivo mezzo di comunicazione sia all'interno della classe che con il mondo esterno. Utilizzerò questo blog perlopiù come diario di bordo per raccontare, mostrare e condividere ciò che si "vive" all'interno delle nostre classi nel rispetto delle norme sulla privacy. Inoltre può essere considerato e visto come una risorsa per la didattica. BUONA VISIONE!
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lunedì 31 dicembre 2012
martedì 25 dicembre 2012
Strumenti e servizi on line validi per la didattica.
Tanti servizi on line validi per la didattica, che consentono di creare e condividerei, lavorando collaborativamente.
- Bacheche/scrivanie virtuali: EDISTORM
- Bacheche/scrivanie virtuali: GLOGSTER
- Bacheche/scrivanie virtuali: LINOIT
- Bacheche/scrivanie virtuali: MURALLY
- Bacheche/scrivanie virtuali: WALLWISHER
- Digital Storytelling: XTRANORMAL
- Digital Storytellingi: GOANIMATE!
- Immagini free: OPENCLIPART
- Mappe interattive: GOOGLE MAPS
- Mappe mentali on-line: MINDOMO
- Post-it virtuali: SUPERSTICKIES
- Sharing audio: RECANDSHARE
- Sharing documenti: GOOGLE DRIVE
- Sharing video: VIMEO
- Sharing video: YOUTUBE
- Slideshow off-line: PHOTOSTORY3
- Slideshow on-line: ANIMOTO
- http://vimeo.com./
lunedì 24 dicembre 2012
Esercitazioni per le prove INVALSI
Nel sito PROVEINVALSI.NET il più completo archivio di test Invalsi per la scuola primaria e secondaria.
Nell'archivio si trovano tutte le prove Invalsi fin qui realizzate (adattate dall'originale Invalsi per poter essere fruibili on-line) e altre prove di allenamento realizzate dalla redazione; in totale sono oltre 2200 test.
Ogni prova si può svolgere ON-LINE verificando immediatamente i gli apprendimenti grazie al sistema di correzione che al termine di ogni test restituirà il numero di risposte esatte, il numero di risposte errate, il tempo impiegato e soprattutto e farà rivedere le domande errate.
PROVEINVALSI.NET non ha alcun legame con l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, è un sito indipendente che vuole essere di aiuto alle famiglie e agli insegnanti.
BUON NATALE E FELICE 2013 A TUTTI VOI!
Si ricorda che l’attività didattica sarà sospesa per le festività natalizie dal 24 dicembre al 5 gennaio 2013, pertanto le lezioni riprenderanno lunedì 7 gennaio.
E’ gradita l’occasione per augurare a tutti un Buon Natale ed un felice 2013.
mercoledì 12 dicembre 2012
Scacchi in età pre-scolare.
Bellissima questa esperienza fatta dalle colleghe della scuola dell’infanzia di Litterai, ad Ossi.
La filastrocca dei numeri.
Continuano gli incontri di psicomotricità su scacchiera gigante (10×10) presso la scuola dell’infanzia di Litterai, ad Ossi. I bambini durante tutta la settimana scorsa grazie al lavoro delle maestre Giuseppina Capitta, Antonella Sanna e Margherita Nieddu, hanno proseguito a lavorare sulla filastrocca dei numeri, realizzando dei bellissimi disegni che ora fanno bella mostra in classe.
Ho chiesto a qualcuno di loro se ricordava a memoria la filastrocca (molti di loro sapevano ripeterla facilemente) e poi ho annunciato che avrei letto una nuova filastrocca, delle lettere, con cui avremo giocato oggi con delle belle sorprese.
Ho chiesto a qualcuno di loro se ricordava a memoria la filastrocca (molti di loro sapevano ripeterla facilemente) e poi ho annunciato che avrei letto una nuova filastrocca, delle lettere, con cui avremo giocato oggi con delle belle sorprese.
La filastrocca delle lettere.
Ho chiesto se qualcuno di loro conosceva già le lettere dell’alfabeto. Subito si sono alzate tre manine. Ho chiesto a Sara di ripeterle e l’ho fermata alla lettera “elle” (che è la decima dell’alfabeto, nonché l’ultima della nostra scacchiera). Quindi ho letto loro la mia filastrocca:
A, fuggi Cavalla
B, salta ribelle
C, le gambe in spalla
D, non stai nella pelle
E, che sete gialla
F, le fontanelle
G, una palla a galla
H, quante caselle
I, ritorna in stalla
L, guarda le stelle!
B, salta ribelle
C, le gambe in spalla
D, non stai nella pelle
E, che sete gialla
F, le fontanelle
G, una palla a galla
H, quante caselle
I, ritorna in stalla
L, guarda le stelle!
Quindi ho spiegato come avrebbero dovuto fare il gioco di oggi e in “fila indiana” siamo andati alla scacchiera gigante. Uno alla volta i bambini si alternavano a giocare con la filastrocca delle lettere:
A, fuggi Cavalla: dovevano prendere un cavallo di plastica sistemato sopra una panca e non appena lo prendevano dovevano collocarsi sulla casella A1 della scacchiera (modalità visiva e cinestesica, tutta la filastrocca è auditiva!);
B, salta ribelle: i bambini dovevano fare un salto a piè pari sulla colonna B (cinestesica)
C, le gambe in spalla: i bambini dovevano mimare una corsa (visiva-cinestesica: lento e veloce)
D, non stai nella pelle: dovevano mostrare felicità (emotiva-cinestesica): alcuni risolvevano con un sorriso, altri con ampio gesto delle braccia
E, che sete gialla: frase sinestesica che però richiama una sensazione ed un colore (emotiva, visiva, cinestesica)
F, le fontanelle: sulla scacchiera c’era un panno celeste che fungeva da specchio d’acqua, dove i bambini facevano abbeverare i cavalli (visiva, cinestesica: alto e basso)
G, una palla a galla: i bambini dovevano raccogliere anche la palla, trovandosi così entrambe le mani impegnate (visiva, cinestesica: sinistra e destra)
H, quante caselle: i bambini dovevano voltarsi indietro e vedere la strada fatta (visiva, cinestesica: avanti e indietro)
I, ritorna in stalla: i bambini rimettono il cavallo di plastica sulla panca (visiva, cinestesica: dentro e fuori)
L, guarda le stelle: i bambini tornano nella scacchiera sulla casella L10 e scrutavano in alto le stelle (visiva, cinestesica: alto e basso)
B, salta ribelle: i bambini dovevano fare un salto a piè pari sulla colonna B (cinestesica)
C, le gambe in spalla: i bambini dovevano mimare una corsa (visiva-cinestesica: lento e veloce)
D, non stai nella pelle: dovevano mostrare felicità (emotiva-cinestesica): alcuni risolvevano con un sorriso, altri con ampio gesto delle braccia
E, che sete gialla: frase sinestesica che però richiama una sensazione ed un colore (emotiva, visiva, cinestesica)
F, le fontanelle: sulla scacchiera c’era un panno celeste che fungeva da specchio d’acqua, dove i bambini facevano abbeverare i cavalli (visiva, cinestesica: alto e basso)
G, una palla a galla: i bambini dovevano raccogliere anche la palla, trovandosi così entrambe le mani impegnate (visiva, cinestesica: sinistra e destra)
H, quante caselle: i bambini dovevano voltarsi indietro e vedere la strada fatta (visiva, cinestesica: avanti e indietro)
I, ritorna in stalla: i bambini rimettono il cavallo di plastica sulla panca (visiva, cinestesica: dentro e fuori)
L, guarda le stelle: i bambini tornano nella scacchiera sulla casella L10 e scrutavano in alto le stelle (visiva, cinestesica: alto e basso)
La gara di Cavalli.
Dopo aver fatto partecipare tutti (unica eccezione una bambina che anche le altre volte ha mostrato ritrosia a tutte le attività di gioco…) abbiamo fatto una gara di cavalli: quattro bambini si sfidavano su quattro diverse file mentre la maestra leggeva la filastrocca. Grazie a tutte queste ripetizioni e ai relativi gesti stereotipati, i bambini memorizzavano la filastrocca (con notevole contributo psicomotorio).
Palla “avvelenata”.
Dopo siamo passati ad un gioco di maggior movimento e libertà: la palla avvelenata. Il classico gioco da cortile consiste nel formare due squadre, una sta dentro la scacchiera e deve scappare; la seconda sta fuori dalla scacchiera e con la palla avvelenata deve colpire tutti i bambini all’interno della scacchiera, che vengono eliminati. Quando rimane l’ultimo bambino la squadra “esterna” deve concludere entro 10 tiri (che i bambini, anche non spronati, contano ad alta voce!) e se ci riescono vincono e si guadagnano il diritto di entrare dentro la scacchiera mentre la prima squadra resta all’esterno con la palla ed il gioco ricomincia.
Il gioco naturalmente crea euforia e confusione, cosa che dà il pretesto (quando l’ora è finita) di rimetterli a posto e farli ritornare in classe. Ho chiesto se qualcuno era in grado di ripetere tutta la filastrocca delle lettere, ma questa volta non hanno brillato come la volta precedente (le parole sono molto più difficili per i bambini). Ma sono sicuro che l’ottimo lavoro delle maestre, che torneranno sull’argomento in settimana e li faranno ancora disegnare, li porterà ad imparare
profondamente, come hanno fatto con le lezioni precedenti.
profondamente, come hanno fatto con le lezioni precedenti.
mercoledì 5 dicembre 2012
Le renne di Babbo Natale
Le renne di Babbo Natale
Non solo fanno la slitta volare
e in ciel galoppano senza cadere
Ogni renna ha il suo compito speciale
per saper dove i doni portare
Cometa chiede a ciascuna stella
Dov’è questa casa o dov’è quella.
Fulmine guarda di qui e di là
Per sapere se la neve verrà.
Donnola segue del vento la scia
Schivando le nubi che sbarran la via.
Freccia controlla il tempo scrupoloso
Ogni secondo che fugge è prezioso.
Ballerina tiene il passo cadenzato
Per far che ogni ritardo sia recuperato.
Saltarello deve scalpitare
Per dare il segnale di ripartire.
Donato è poi la renna postino
Porta le lettere d’ogni bambino.
Cupido, quello dal cuore d’oro
Sorveglia ogni dono come un tesoro.
Quando vedete le renne volare
Babbo Natale sta per arrivare.
Filastrocca trovate in rete
Per i bimbi che aspettano Babbo Natale, ecco i nomi delle renne:
In Italiano
Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato, Cupido.
In Sardo
Istedhu coudu, Badhadora, Lampu, Buchimeli, Frècia, Brincàdori, Donadori, Abbramiu.
In inglese
Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen, Donder, Blitzen, Cupid.
Per i bimbi che aspettano Babbo Natale, ecco i nomi delle renne:
In Italiano
Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato, Cupido.
In Sardo
Istedhu coudu, Badhadora, Lampu, Buchimeli, Frècia, Brincàdori, Donadori, Abbramiu.
In inglese
Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen, Donder, Blitzen, Cupid.
sabato 1 dicembre 2012
Ninu Sorigheddu. Unu topixeddu maistu de sardu
“In sa biblioteca universitària de Casteddu, una bella biblioteca manna, prena a cùcuru de librus de dònnia genia, candu finas ’e s’ùrtimu bibliotecàriu si nd’est andau, serrendu su portabi mannu de su palatzu cun-d-unu atzapulada surda, in totu s’edificiu non s’intendit prus sonu perunu..
Ma in sa sala de su Setixentus s’intendit cosa ’e passixeddus. Toc-toc-toc-toc-toc-toc… Tic-tic-tic-tic-tic-tic-tic… Tac-tac-tac-tac-tac-tac-tac… E chini at a essi? Gei no at a essi unu furuncu beniu a ndi leai is librus antigus? Ma no! Est Ninu Sorigheddu, su topixeddu prus istudiau de su mundu. Mancai siat piticu est própiu unu géniu! Issu t’at a imparai un’infinidadi de cosas noas e bellas, po chi diventis de aberu unu bravu piciocheddu. Cumentzaus? Aiò, toca, isciobera unu libru, e imbuca in su mundu de Ninu”.
A tenni unu topi comente maistu certu fait arriri. Ma candu su topi est sàbiu, simpàticu e fueddat in sardu, beh… tandu est bellu a ddi ponni infatu. Sa Domus de Janas at fatu unu trabballu multimediali po fai connosci sa lingua nosta a is pipius de is tres a is ses annus. Custu est stétiu possibili gràtzias a unu finantziamentu regionali, bogau de is fundus de sa lei 26/1997 po sa connoscéntzia de sa lingua e de sa cultura sarda. In su progetu ci funt una cuindixina de argumentus de imparu, ispiegaus siat in su sardu cabesusesu, siat in su sardu de su cabu de basciu. Su protagonista est un topixeddu animau chi bivit in sa biblioteca de s’universidadi de Casteddu, Ninu Sorigheddu. D’agatais in su situ www.toponinu.it.
Intrendu e passada sa home, su videu chi introdusit su contu, cumentzat amostendi sa ’ia e su portali mannu de sa biblioteca. In incui bivit su topixeddu literau chi s’at a acumpangiai in custu viagiu. Su computer infatis, candu sa presentada est acabbada, amostat a Ninu totu bistiu in blu in pitzus a sa libreria. Nùmeros, S’oràriu, Sa chida e sa die, Sa domo, Sa festa in famìlia, Sa manu, Su corpus umanu, Is animalis, Sa butega, Is istasonis, S’annu e su mesi, Alfabetu, e Imbalapipius funt is argumentus. A custu puntu, ‘clichendu’ cun su mouse is piciocheddus scerant su libru chi prus ddis praxit.
Boxis, disegnus, coloris, musica funt a mesura de pipiu: diaicci, ispassiendusì, issus podint iscuberri medas cosas. In s’alfabetu si clicat una lìtera e inderetura aparit una figura chi cun cudda lìtera incumentzat. E tandu bessit s’axina incracchendu sa ‘A’, sa baca clichendu in sa ‘B’, su carru in sa ‘C’ e aici sighendu. In is nùmerus fait a imparai a contai finas a binti e a connosci is dexinas finas a centu.
Cun is istasonis s’iscuberrit ita tempus fait, is festas prus de importu e is coloris de sa natura. In sa manu s’agatant una canzonedda meda connota (Custu est su procu, custu dd’at mortu, custu dd’at abbruschiau, custu si dd’at papau, e a pitirrinchinu ch’est andau a pigai s’alluefogu no ndi dd’ant lassau); is nòminis de donnia didu e unu gioghitu. In sa domu tocat a agiudai su topixeddu a assentai sa domixedda sua, duncas si depit ponni dónnia cosa in su logu giustu: sa mesa in coxina, sa manta in s’aposentu de crocai, etc. In sa festa in famìlia Ninu at fatu is annus e sa domu sua est prena de genti.
Innoi su pipiu at a connosci is parentis de su sorigheddu (e duncas mama, babbu, tzia, fradi, sorri, fradili, sorresta etc) e ita dd’ant donau po arregalu. Is imbalapipius funt contixeddus chi serbint po fai arriri, giogai, dromiri e aici narendi. In su situ ci ndi funt cuatru: Mamaiola mamaiola, Bobbolloti bobboloti, Serra serra e Pìnghili pìnghili. In is animalis tocat a ponni sa pudda, su sirboni, sa murva, s’abbila etc in su logu insoru, e candu s’insertat s’intendit sa boxi de s’animali. In s’oràriu s’imparat a connosci s’ora e s’iscuberrit ita totu fait in sa dî su topixeddu: candu si ndi pesat, candu istudiat, giocat, eita papat etc… In sa cida e sa dî Ninu ispiegat comenti si intzerriant is dîs e comenti mudat sa giornada: arvéschida, manzanu, mesudie borta ’e die, sero etc.
In su mesi e s’annu s’imparant is nòminis e sa durada de is mesis, de cantu dîs est fatu un’annu e ita est s’annu bisestili. In butega tocat a agiudai a Ninu a ponni sa cosa chi at comporau in su carrellu: presutu, sartitzu, lati, pani, binu, casu, tamata, péssiu, àpiu, perdingianu… Su corpus umanu invecias est una bella letzioni de anatomia in sardu.
Custu est unu modu intelligenti po fai spassiai is pipius e po ddis fai imparai sa lingua nostra. E intzas eita seis abetendi? Setzeisì in paris a issus ananti a su computer, cicai su situ www.toponinu.it e imbucai in sa biblioteca prus simpàtica chi ci siat.
fonte Làcanas
mercoledì 28 novembre 2012
“Bilinguismu Creschet” in Sardegna
Martedì 27 novembre alle ore 10.30 presso i locali della Biblioteca Regionale a Cagliari è stato presentato ufficialmente il progetto “Bilinguismu Creschet”.
L’assessorato della Pubblica Istruzione della Regione Autonoma della Sardegna e l’Università di Edimburgo hanno firmato nei giorni scorsi un’intesa per diffondere le conoscenze reciproche in merito all’uso contemporaneo di due lingue durante la prima l’infanzia. Si tratta di una stretta alleanza tra due realtà europee importanti per il bilinguismo dei bambini.
“Bilinguismu creschet” (che significa allo stesso tempo che con il bilinguismo si cresce e cresce l’individuo e la società) è una filiale del progetto “Bilingualism Matters”, iniziativa di successo che in Scozia ha ottenuto moltissimi risultati e che si è estesa poi in Norvegia, in Grecia e ora anche in Italia, prima in Trentino e attualmente in Sardegna. Alla presentazione hanno partecipato le autorità regionali e la dottoressa Antonella Sorace, professore titolare della cattedra di Linguistica Acquisizionale dell’ateneo scozzese, la quale illustrerà, in una conferenza di informazione e formazione, le ultime ricerche e gli ultimi aggiornamenti sul tema.
Si è trattata di un’occasione speciale di aggiornamento e sensibilizzazione per i docenti e il personale didattico, ma anche di tutti coloro che si occupano di questi temi o che intendono occuparsene.
L’uso precoce di molte lingue favorisce menti creative e dinamiche. I vantaggi del bilinguismo riguardano, ovviamente, anche le lingue minoritarie come il sardo. Anzi, secondo gli studi della professoressa Sorace, parlare la lingua minoritaria in casa agevola l’apprendimento dell’inglese.
Durante l’incontro, tutte le informazioni sono state fornite dalla professoressa Sorace in modo piacevole, brillante e coinvolgente.
Investire nel bilinguismo, o multilinguismo dei bambini (si sostiene infatti che si possano imparare contemporaneamente 4 lingue), rappresenta, insomma, nel mondo di oggi e domani, una risorsa economica per il futuro. Lunedì 26, sempre nella biblioteca di viale Trieste, si è svolta una giornata di formazione per gli operatori degli uffici linguistici di tutta l’isola. Le iniziative, nellarco dei prossimi dodici mesi, verranno estese a tutto il territorio regionale.
domenica 18 novembre 2012
CORSO DI FORMAZIONE SULL’APPRENDIMENTO COOPERATIVO
Il percorso adatto sia alla scuola dell’infanzia sia agli insegnanti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado che stanno sperimentando la metodologia dell’Apprendimento cooperativo in classe.
Il corso, tenuto dal formatore Carmelo Stornello, si è tenuto presso la scuola primaria di via Sicilia dell'Istituto Comprensivo di Serramanna si è articolato in 2 incontri nelle seguenti date:
–– 16 novembre 2012
–– 17 novembre 2012
dalle ore 9.00 alle ore 13.00
dalle ore 15.00 alle ore 19.00.
Il corso, tenuto dal formatore Carmelo Stornello, si è tenuto presso la scuola primaria di via Sicilia dell'Istituto Comprensivo di Serramanna si è articolato in 2 incontri nelle seguenti date:
–– 16 novembre 2012
–– 17 novembre 2012
dalle ore 9.00 alle ore 13.00
dalle ore 15.00 alle ore 19.00.
domenica 11 novembre 2012
COSÌ CAMBIA TEST INVALSI, LE NOVITÀ DAL 2013/2014
Somministrazioni 07 maggio.2013: Prova preliminare di lettura per le classi II e prova di Italiano per le classi II e V primaria 10 maggio.2013: Prova di matematica per le classi II e V primaria e Questionario studente per la classe V primaria 14 maggio.2013: Prova di Italiano, di Matematica e Questionario studente per le classi I della scuola secondaria di primo grado 16 maggio.2013: Prova di Italiano, di Matematica e Questionario studente per le classi II della scuola secondaria di secondo grado Significative novità nella direttiva triennale all’Invalsi per gli anni scolastici dal 2012/2013 al 2014/2015. Le rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti si estenderanno alle classi quinte della secondaria di II grado (ma non per l’anno in corso). Avanti tutta con l’autovalutazione e la valutazione delle istituzioni scolastiche. La direttiva n. 85 del 12/10/2012, comunicata con la nota Miur n. 6549, introduce contenuti innovativi specialmente riguardo alla secondaria di II grado, all’autovalutazione e valutazione delle scuole, alla valutazione della dirigenza scolastica, alla formazione dei dirigenti neoassunti. Un’altra novità riguarda la progressiva informatizzazione dello svolgimento delle prove a cura dell’Invalsi, in linea con il piano di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Per l’a.s. 2012/2013 le rilevazioni nazionali degli apprendimenti riguardano “obbligatoriamente” tutti gli studenti frequentanti le classi II e V della scuola primaria, I e III della scuola secondaria di primo grado e II della scuola secondaria di secondo grado. Le aree disciplinari continuano ad essere italiano e matematica. Secondaria di II grado Il settore maggiormente interessato alle innovazioni è la secondaria di II grado, con l’estensione anche alle classi quinte delle rilevazioni nazionali degli apprendimenti a carattere censuario, con prove distinte per i diversi percorsi. La nota Miur n. 6549 specifica tuttavia che per l’a.s. 2012/2013 rimane escluso il quinto anno. Nelle seconde classi del II ciclo, la rilevazione degli apprendimenti riguarda anche gli studenti che frequentano i percorsi di qualifica professionale funzionanti presso gli istituti professionali statali, in regime di sussidiarietà, o nelle strutture formative accreditate dalle regioni. Nell’ambito dell’esame di stato, l’Invalsi mette a disposizione delle scuole dei modelli per l’elaborazione delle terze prove e predispone degli appositi quadri di riferimento per la valutazione degli elaborati della prima prova scritta e della seconda prova scritta di matematica presso i licei scientifici. Lo scopo è di garantire maggiore omogeneità dei criteri di valutazione e comparabilità degli esiti delle valutazioni stesse. Autovalutazione e valutazione delle scuole Con esplicito riferimento allo schema di regolamento sul Sistema nazionale di valutazione in via di emanazione, l’Invalsi presterà supporto ai processi di autovalutazione delle scuole, elaborando altresì i protocolli di valutazione, prioritariamente nell’ambito del progetto Vales, ma “nella prospettiva di una progressiva estensione degli strumenti e generalizzazione dei processi di autovalutazione e valutazione a tutte le istituzioni scolastiche”. La restituzione stessa dei risultati delle rilevazioni degli apprendimenti deve mettere le scuole in condizione apprezzare il valore aggiunto dell’azione formativa e farne uso nell’ambito dei processi di autovalutazione. Per favorire l’utilizzo dei risultati in chiave autovalutativa, l’Invalsi predisporrà apposite linee guida. Dirigenza scolastica L’Invalsi ha già il compito di definire gli indicatori per la valutazione dei dirigenti che hanno aderito al progetto Vales. Tali indicatori, opportunamente validati, potranno essere successivamente impiegati per la valutazione di tutti i dirigenti scolastici. Intanto l’Istituto si occupa di curare la formazione dei dirigenti neoassunti riguardo ai processi di autovalutazione e valutazione delle scuole. |
mercoledì 7 novembre 2012
La poesia una forma di comunicazione da non trascurare.
La poesia è una forma di comunicazione con la quale si manifestano agli altri momenti di vita vissuti, emozioni provate.
La mente sa interpretare le emozioni, sa organizzare le nostre percezioni, sa individuare relazioni, sa costruire schemi e sa muoversi anche al di fuori di essi.
Attraverso il linguaggio poetico si impara a poco a poco a conoscersi come si è fatti "dentro" e questo serve per acquisire sicurezza, fiducia in se stessi e per costruire la propria identità.
Provare a scrivere una poesia non è altro che saper leggere la nostra mente, saper ascoltare la voce del nostro io interiore, saper percepire le nostre emozioni e sensazioni, saper sognare, riuscire ad essere "grandi" pur amando le piccole cose.
"Fare poesia" è guardare la realtà con occhio diverso, con sensibilità e profondità di sentimenti, è esprimere ciò che si prova con un linguaggio particolare.
Con il linguaggio poetico si impara ad usare la fantasia con la quale possiamo modificare la realtà a nostro piacere.Con la poesia si impara a creare qualcosa di bello e si impara ad apprezzare quello che di bello ci propongono gli altri.
Si scrive di getto quando si vivono emozioni forti in positivo o in negativo, quando invece la vita scorre tranquilla la vena poetica sembra in letargo. La poesia è un atto creativo con il quale si vuole manifestare in versi una determinata visione del mondo.
Nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria l'educazione linguistica potrebbe attuarsi in un progetto poesia attraverso il quale, i bambini imparano divertendosi.
lunedì 5 novembre 2012
DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO CONOSCERLI PER UNA CONVIVENZA FELICE
e Nuove Tecnologie
Importanza della lettura e della scrittura
Lettura e scrittura sono abilità strumentali che rispondono al bisogno personale di esprimersi, al bisogno sociale di comunicare, di ricevere e trasmettere informazioni, ad un bisogno pratico quale potrebbe essere quello di leggere un giornale, un documento o semplicemente un foglietto di istruzioni.
Leggere e scrivere quindi potenziano l’autonomia dell’uomo e valorizzare autonomia ed autostima è una delle finalità che la scuola si deve porre nei confronti dei propri alunni, di tutti gli alunni, a maggior ragione di quelli con difficoltà, di qualunque genere queste siano.
La lettura dacché soddisfa dei bisogni, dovrebbe essere un piacere.
La lettura è un piacere? Non lo è sempre e non lo è per tutti, in modo particolare non lo è per coloro che hanno difficoltà nella lettura, che fanno quindi fatica a leggere o a scrivere. Non lo è per i dislessici.
La scuola deve riservare attenzione particolare alla dimensione emotiva, al fascino della lettura per mantenerne viva la motivazione, per creare il piacere del leggere, anche quando ci siano delle difficoltà.
Leggere è esperire. Una delle espressioni più coinvolgenti della lettura è la lettura vicariale, ossia la lettura di un testo da parte di un soggetto ad altri.
Se ho delle difficoltà a leggere, e qualcuno lo fa per me, questo mi è di grande aiuto.
La lettura vicariale non è solo trasmissione orale di testo, ma è comunicazione attiva, domande e risposte, è anche interrelazione basata su sguardi, gestualità, mimica, intonazione della voce, pause. E’ interpretazione di chi legge e di chi ascolta.
Come le nuove tecnologie possono venire incontro a chi ha difficoltà di lettura?
Le Nuove tecnologie, attraverso audiobook o podcast, offrono una forma di lettura vicariale.
Gli audiobook sono file audio, registrazioni di libri, racconti, fiabe, favole o brani di questi.
Qui di seguito una sitografia, seppur parziale, di alcuni indirizzi che contengono audio libri:
http://www.radio.rai.it/radio1/fantasticamente/audiolibri.cfm
http://www.radio.rai.it/radio1/fantasticamente/elencoaudiofiabe.cfm?Q_PROG_ID=132&Q_TIP_ID=1106
www.ilnarratore.com
http://www.logoslibrary.eu/pls/wordtc/new_wordtheque.wcom_literature_baby.print_doc1?lang=it&letter=A&source=&num_row=20
Il podcast
Un sito da evidenziare, che raccoglie podcast scolastici, è www.edidablog.it. Nasce da un progetto MIUR per l’utilizzo dei podcast come strumento didattico.
Il podcast è uno spazio per inserire episodi (audio e video soprattutto) fruibili dal computer o scaricabili dall’utente che può poi riascoltarli anche svincolato dal computer stesso, mediante dispositivi portatili di lettura di tali file.
Immaginate dunque il mezzo podcast a scuola dove gli episodi sono serie di lezioni (di qualsiasi genere o argomento) in cui il canale preponderante è l’udito o la vista e non più solo il testo e che i ragazzi possono usare per studiare, ripassare, riascoltare quanto detto in classe o che possono creare loro stessi per archiviare lavori, condividere esperienze e formazione.
domenica 4 novembre 2012
giovedì 1 novembre 2012
Link utili per i sardi che amano la loro lingua
Cullegamentos
- Ditzionàriu CASU
- Ditzionàriu PUDDU
- Ditzionàriu RUBATTU sardu-italianu
- Ditzionàriu RUBATTU italianu-sardu
- PRO SOS PITZINNOS
- "Su padente de sa limba"
- "Si ses atzudu, ajò!"
- Regione Sardigna
- ULS Provìntzia Aristanis
- ULS Provìntzia Nùgoro
- Libreria Digitale de Sardigna
- Sardigna Cultura
- SarDies - Informatzione in sardu
- Tuttitalia - Sa Sardigna
- Sardos in su mundu
- Polìtica sarda a fumetos
e a sighiri...
A scuola con le mani.
Girovagando qua e là ho trovato un'idea che trovo simpatica e facile da realizzare per l'autunno (àtongiu in sardo) e la voglio condividere qui nel blog.
Questo bel lavoretto è stato tratto dal sito krokotak.com
Consiste nel realizzare un albero con la carta di un sacchetto e foglie secche raccolte in giardino o al parco.
Come vedete nella sequenza di foto qui sotto, si stropiccia con le mani il sacchetto fino ad ottenere una base e un tronco. Nella parte superiore il sacchetto viene aperto in strisce che vengono poi attorcigliate per formare i rami.
Alla base del sacchetto viene incollato un cartoncino marrone. Foglie e frutti, raccolti nel sottobosco, vengono incollati ai rami.
Questo bel lavoretto è stato tratto dal sito krokotak.com
Io l'ho trovato qui
Consiste nel realizzare un albero con la carta di un sacchetto e foglie secche raccolte in giardino o al parco.
Come vedete nella sequenza di foto qui sotto, si stropiccia con le mani il sacchetto fino ad ottenere una base e un tronco. Nella parte superiore il sacchetto viene aperto in strisce che vengono poi attorcigliate per formare i rami.
Alla base del sacchetto viene incollato un cartoncino marrone. Foglie e frutti, raccolti nel sottobosco, vengono incollati ai rami.
mercoledì 31 ottobre 2012
Scrivere poesie
Consigli e guide su come scrivere poesie
Come scrivere poesie? C'è un metodo migliore? Ci sono regole particolari da rispettare? Prima di tutto, bisogna tenere a mente che il vero poeta lo è prima di tutto nell'animo. Se non si è sensibili e umili, è meglio non provarci neppure. Fatta questa doverosa premessa, eccovi alcune piccole guide utili per affinare il vostro stile e scrivere poesie conoscendo le nozioni fondamentali. Non prendetele come ricetta per inventarsi poeti e diventare famosi, prendetele invece come informazioni tecniche per capire cosa iniziare a studiare e come diventare ancora più bravi.
Le basi della poesia
Le seguenti indicazioni probabilmente risulteranno ovvie e scontate a molte persone. Tuttavia, le scriviamo ugualmente perchè non sono poche le persone che ignorano i principi fondamentali della poesia.
Scrivere in versi: Il verso è l'unità metrica fondamentale della poesia. Detto in maniera "rozza": ogni tanto bisogna andare a capo, altrimenti non si scrive poesia ma prosa! Tuttavia, non si può andare a capo a caso, perchè è necessario suddividere i versi con cognizione di causa, in base al proprio stile e alla metrica adottata.
-Metrica: rappresenta l'insieme di regole da seguire per scrivere una poesia. La metrica può variare, assumendo anche uno stile personale: in quel caso si parla di metrica libera. Ad sempio, se si scrive un sonetto è indispensabile suddividere l'opera in un certo numero di terzine e quartine.
Linguaggio: questo è un aspetto che molti ignorano. Scrivere poesie non vuol dire comporre opere parlando con il linguaggio comune. Una delle differenze sostanziali tra poesia e prosa è la presenza di un modo di "parlare" differente, ad esempio con l'uso di figure retoriche o rime. Come già detto, non basta andare a capo ogni tanto per definire come poesia i propri scritti.
-Grammatica: in riferimento al punto precedente, non bisogna mai eccedere in quella che viene definita comunemente come "licenza poetica". Ricordate che le regole della grammatica italiana valgono anche per la poesia. Dunque, evitate di stravolgere parole e verbi illudendovi di aver dato vita a un modo sublime di scrivere.
-Punteggiatura: L'uso della punteggiatura è essenziale. Basta spostare una virgola o togliere un punto per stravolgere completamente il ritmo e l'efficacia di un verso. La punteggiatura è un'arma molto potente per comunicare bene, ma può essere anche letale se inserita male: usatela con saggezza.
-Ispirazione: scrivete solo se vi sentite ispirati e cercate una situazione o luogo che vi ispira davvero. Ricordate che la poesia è umiltà e sensibilità. Evitate di scrivere poesie direttamente al computer nel tentativo di "risparmiare tempo": i veri poeti scrivono in maniera tradizionale, vivendo ogni parola impressa sulla carta!
Tipi di poesia e poetica
La poesia è un genere letterario composto da moltissime sottocategorie: poema, sonetto, ballata, ecc... Ci sono davvero tante varianti e sfaccettature, tutte da scoprire e da apprezzare. Per un elenco completo vi invitiamo a visitare questa pagina di Wikipedia: poesia
Quando si scrive poesia, bisognerebbe trovare un proprio stile e una propria dimensione ideale. Cosa significa?
È semplice. Ogni persona ha dei temi o argomenti che gli stanno più a cuore e dunque è su quelli che potrebbe scrivere. Inoltre, bisognerebbe chiedersi se si vuole scrivere poesie ad esempio per sfogare i propri sentimenti o per uno scopo "sociale", ovvero per parlare dei problemi del mondo e della società.
Naturalmente, si può benissimo scrivere poesie alternando i temi e i soggetti di volta in volta, ma capire cosa ci può dare la poesia e cosa ci permette di esprimere meglio è fondamentale.
Il tipo di poesia che prediligeremo scrivere sarà quindi dettato da:
-Argomenti e valori che ci stanno a cuore
-Esperienze di vita che ci hanno segnato, in bene o in male
-Significato della parola scritta per noi
-Aspetti del nostro carattere che vogliamo portare fuori e a conoscenza del mondo
-Tutto ciò che per noi è importante esternare e comunicare
Prima di imparare la tecnica, quindi, riflettiamo su questi aspetti e su chi siamo. Queste cose influenzeranno poi il nostro stile e il modo di comporre versi. Tutto il resto lo impareremo strada facendo.
Quando scriviamo poesie, se siamo alle prime armi, di solito tendiamo a scrivere di getto e a commettere errori senza neppure rendercene conto. Vediamo insieme alcuni di questi "sbagli di gioventù".
Abusare della punteggiatura
Non è un errore "poetico", ma uno sbaglio che non va mai fatto in nessun caso, neppure se si sta scrivendo una lettera o un romanzo. In particolare, i punti esclamativi e interrogativi vanno inseriti una sola volta.
Esempio sbagliato
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Esempio giusto
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Dove sei ????
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Dove sei?
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Ciao!!!!
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Ciao!
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L'unica eccezione è rappresentata dai puntini di sospensione. In quel caso, si inseriscono tre punti di seguito.
Usare il linguaggio Sms
Abbreviazioni come "Cmq" , "qnd", "xchè" o "TVB" sono da evitare come la peste. Se volete essere poeti, dovete imparare a scrivere correttamente in italiano.
Usare l'apostrofo al posto dell'accento
Può sembrare banale, ma bisogna capire che l'apostrofo e l'accento sono due cose diverse. Seguendo una prassi consolidata, molte persone usano l'apostrofo al posto delle lettere accentate (esempio: sara' al posto di sarà). La cosa può essere tollerabile quando si scrive su un blog o su un sito, ma mai quando si propone un testo a un editore o quando si sta scrivendo un documento importante.
Voler spiegare tutto
Le persone insicure a volte tendono ad assicurarsi continuamente che gli altri abbiano capito cosa volevano comunicare. La stessa cosa avviene con la poesia, quando ci si domanda: "Ma questo verso è abbastanza chiaro nel significato?". Così facendo si finisce per modificare la poesia per renderla più "comunicativa".
Questo è spesso uno sbaglio, perchè dobbiamo prima capire che un po' di "mistero" rende tutto più interessante. Specificare troppo alcuni concetti porta ad allungare i versi e a renderli banali e poco scorrevoli. Così come una poesia troppo criptica rischia di diventare incomprensibile, allo stesso modo un'altra troppo semplice e "raccontata" diventa inesorabilmente pesante e prosastica.
Meglio spiegare poco e dare ai versi un'impronta stilistica con figure retoriche, musicalità e, soprattutto, parole in grado di stuzzicare emozioni e immagini. Ricordate sempre che il lettore vuole prima di tutto sognare ed elaborare le immagini e non farsele raccontare.
Scrivere solo poesie d'amore
L'animo e il cervello umano sono in grado di ricevere e vivere tanti tipi di emozioni. E allora perchè scrivere banalmente soltanto poesie d'amore? Il poeta vede e sente tante cose che le persone con poca sensibilità non percepiscono. L'amore invece viene provato da tutti nel corso della vita. Quindi, da veri poeti, perchè non esternare e mettere su carta tante emozioni ed esperienze diverse? Non si crescerà mai dal punto di vista letterario se ci si ostina a scrivere sempre e solo di un preciso argomento. Soprattutto, si rischia di diventare monotoni.
Scrivere per pubblicare
Questo è l'errore peggiore che si può commettere. I poeti non scrivono per diventare famosi e pubblicare libri!
Pubblicare è un qualcosa in più, ma non può e non deve diventare lo scopo della scrittura, in nessun caso! Si scrive per esprimere se stessi, per esternare emozioni, per scuotere le masse, per condividere un dolore o per molti altri motivi, ma mai per pubblicare.
Se poi si sente questo desiderio, non c'è nulla di sbagliato nel provarci, anzi! Ma ostinarsi nello scrivere per farsi notare e pubblicare un libro porta inesorabilmente a non migliorarsi mai e a perdere di vista tutto ciò che di bello la poesia e la scrittura in generale possono offrirci. Ci vuole umiltà per essere poeti.
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domenica 28 ottobre 2012
Lavarsi i denti anche a scuola.
La proposta è arrivata dai genitori del tempo pieno: curare l'igiene dentale dopo la mensa scolastica.
Naturalmente la proposta è stata favorevolmente accolta.
E' bello e giusto praticare l’igiene dentale e insegnarla ai bambini, ma tale pratica è rimessa alla piena discrezionalità, secondo le ASL, delle scuole che devono vigilare affinché tale procedura avvenga in modo igienicamente corretto.
La discrezionalità delle scuole mi lascia perplessa e anche il modo igienicamente corretto.
Questo significa che l'igiene orale è facoltativa?
A parte il "buco" normativo, noi inizieremo la prossima settimana in via sperimentale.
L'importanza dei programmi scolastici
Uno studio condotto negli Stati Uniti ha mostrato che più di 50 milioni di ore di scuola ogni anno vengono perse a causa di problemi dentali (Gift et al., American Journal of Public Health 1992; 82: 1663-1668). Tuttavia, quasi tutti i problemi di salute orale sono generalmente prevenibili. Trasmettere (il più presto possibile) l'abitudine di lavare i denti mattina e sera darà ai bambini la possibilità di avere denti e gengive più sani.
Spesso, se la responsabilità è solo nelle mani delle famiglie, molti bambini vanno a scuola al mattino e a letto la sera senza essersi lavati i denti.
Gli insegnanti ricoprono quindi un ruolo cruciale
La ricerca ha dimostrato che un programma di formazione e supervisione che insegni a lavarsi i denti a scuola può essere efficace nel ridurre i problemi a lungo termine. Con materiali semplici e giocosi, gli insegnanti possono educare i propri studenti spiegando i motivi per cui lavarsi i denti è così importante.
Trasmettendo i valori di salute e igiene, in generale, le scuole possono aiutare ad insegnare ai bambini cosa sono i denti e perché hanno bisogno di essere protetti da un lavaggio mattina e sera.
Tre fogli di lavoro per bambini, per ripetere il messaggio almeno tre volte l'anno:
Foglio di lavoro per bambini 1
Foglio di lavoro per bambini 2
Foglio di lavoro per bambini 3
Slides/diapositive per la classe
Alcune slide e diapositive da usare in classe per chiarificare i messaggi principali:
Diapositive PowerPoint
SERRAMANNA
Serramanna è un comune di 9.328 abitanti, in seguito all’istituzione delle nuove province nel 2005 è entrato a far parte della Provincia del Medio Campidano lasciando la Provincia di Cagliari.
Geografia
Serramanna è situata nella zona centroccidentale della pianura del Campidano all’affluenza tra il fiume Flumini Mannu e il Rio Leni. Il paese confina a nord col comune di Samassi e col comune di Sanluri, a sud col comune di Villasor, a ovest troviamo il comune di Villacidro con i suoi monti mentre a nord-est troviamo il comune di Serrenti e a est quello di Nuraminis.
Stemma e gonfalone
Lo stemma è stato disegnato dall’artista serramannese Flaviano Ortu dopo un lavoro di ricerca dello storico Stefano Pira.
Presenta sulla sinistra il campanile della chiesa di San Leonardo, di particolare interesse in quanto a canna ottagonale anziché quadrata come in tutto il Campidano e in tutto il territorio della Sardegna meridionale; sulla parte destra in alto, lo stemma araldico di Aldonsa de Besora (fondo nero con tre pali d’argento) che con le franchigie del 1455 concesse numerosi privilegi ai serramannesi; sulla parte destra in basso lo stemma del I° Conte di Serramanna, Antonio Brondo de Ruecas (lo stemma dei Brondo ha come simbolo araldico un albero affiancato da due teste di moro con benda sulla fronte; per motivi tecnici sorti in sede di approvazione da parte del Presidente della Repubblica appaiono solamente le teste di moro).
Storia
Periodo prenuragico
I primi insediamenti nel territorio, documentati soprattutto grazie alla scoperta del villaggio di Cuccuru Ambudu (Coordinate Gauss-Boaga fuso Ovest: E=1495032 N=4367798), risalgono ad un periodo individuabile tra l’epoca della Cultura di Ozieri e della Cultura di Monte Claro. Di notevole importanza storica è il menhir Perda Fitta, un masso in granito rappresentante la Dea Madre (h. m. 1,45; appena sbozzato con 10 coppole realizzate in rilievo negativo a rappresentare le mammelle), rinvenuto nella zona omonima (Coordinate Gauss-Boaga fuso Ovest: E=1488531 N=4364920).
Periodo nuragico
Il ritrovamento più significativo risalente all’età nuragica è il nuraghe rinvenuto durante gli scavi per la ristrutturazione della sagrestia della Chiesa campestre di Santa Maria. Di minore interesse i nuraghi individuati nelle zone di Santa Luxeria (Coordinate Gauss-Boaga fuso Ovest: E=1491428 N=4361588), Su Muntonali (Coordinate Gauss-Boaga fuso Ovest: E=1491732 N=4365184) e Bruncu Gattus (Coordinate Gauss-Boaga fuso Ovest: E=1494726 N=4368152).
Periodo romano
Durante la dominazione romana anche il territorio di Serramanna fu intensamente abitato, numerosi erano i villaggi e testimonianze dei loro insediamenti sono sparse ovunque nel territorio. Tutti i reperti rinvenuti, sono al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari .
Periodo giudicale e medievale
Intorno al 1000 d.C. la Sardegna fu divisa in 4 Giudicati a loro volta divisi in Curatorie; Serramanna faceva parte della Curatoria di Gippi (o Parte Ippis) del Giudicato di Cagliari. Nel periodo medioevale Serramanna non aveva un unico nucleo abitato ma era diviso in numerose ville; le principali erano Bangiuludu, Saboddus – San Pietro, Saboddus – Santa Giuliana, Saboddus – Santu Deus, Santa Maria di Monserrato (già nel 1584 questi villaggi erano ormai da tempo spopolati e si andava verso un unico centro abitato). Nel 1257 Serramanna venne annessa al Regno di Arborea al quale rimase sino al 1297, anno in cui venne ceduta alla Repubblica Pisana. Nel 1323 con lo sbarco delle truppe dell’Infante Alfonso a Palma del Sulcis anche Serramanna passò sotto il dominio catalano. Nel 1363 Pietro IV di Aragona (detto “il Cerimonioso”) la diede in feudo a Giovanni Civiller. Più tardi passò alla famiglia dei De Besora e nel 1455 Aldonsa De Besora riconobbe al paese libertà e franchigie. Fu un atto di eccezionale importanza che anticipò di molto le concessioni che solo nel XVIII secolo i signori concedettero ai loro sudditi nel resto dell’Italia e della Francia. Per la prima volta i rurali erano definiti popolo o abitante e non vassallo. Nel 1460 Aldonsa Siviller de Besora rimasta vedova vendette il feudo a Emanuele Ribelles. Emanuele Ribelles a sua volta vendette il feudo a Raimondo Boter nel 1461. Nel 1465 Galcerando De Besora, con la dote della moglie Angela Beltran, riscattò il feudo. Con l’estinzione della famiglia De Gerp, il feudo tornò al Fisco con Atto Notarile del 14 gennaio 1583 del Demanio della Regia Corona. Il Fisco lo vendette per 100.000 Lire Aragonesi a Giovanni Gerolamo Brondo il 24 settembre 1594. Giovanni Gerolamo Brondo reso Cavaliere Ereditario il 27.5.1586 diventerà il primo Signore Feudale di Villacidro e Serramanna, in Parte Hyppis, per investitura del 4.6.1594. Il 29 novembre 1617, Antonio Brondo y de Ruecas, ottenne il titolo di Conte di Serramanna da Re Filippo III di Spagna, divenendo quindi il I Conte di Serramanna (il suo emblema a strisce argento-nere, è ora riportato nello stemma del Comune di Serramanna).
Età contemporanea
Nel XIX secolo l’economia fu concentrata quasi esclusivamente sull’attività agricola, eccezion fatta per il tentativo di industrializzare il paese con la costruzione della Cantina Sociale del Campidano di Serramanna (che fino al 1988, anno in cui è stata chiusa, produceva degli ottimi vini ed era una delle Cantine più grandi d’Europa) e della CASAR (industria conserviera), ancora attiva nonostante in passato abbia avuto notevoli problemi.
Chiese
San Leonardo – La chiesa parrocchiale di San Leonardo, patrono del comune, fu costruita in due epoche differenti e perciò presenta una fusione di forme gotico-catalane, aragonesi e tardo-barocche; la navata longitudinale e il campanile furono costruiti tra il XV e XVI secolo, mentre la cupola e l’abside tra il XVII e XVIII. È caratterizzata dalla pianta a croce latina e dal campanile a canna ottagonale di notevole altezza, opera dell’architetto Antonio Calabrès. L’interno della Chiesa si presenta numerose decorazioni (realizzate tra il 1954 e il 1956) dal pittore serramannese Giuseppe Carcangiu.
Sant’Ignazio – La parrocchia di Sant’Ignazio fu fondata dal parroco Don Bruno Pittau nel 1971 in onore di Sant’Ignazio da Laconi.
Santa Maria – La chiesetta campestre di Santa Maria risale all’anno 1000 d.C.; risulta citata già nel 1089 in una donazione fatta dal Giudice Costantino ai monaci benedettini dell’Ordine di San Vittore. È stata restaurata negli anni successivi alla seconda guerra mondiale e nel 1999 è stata dichiarata santuario da Monsignor Ottorino Pietro Alberti, divenendo meta di pellegrinaggio per il Giubileo del 2000.
Sant’Angelo – La chiesetta di Sant’Angelo risale al XVI secolo d.C. ed è dedicata all’Angelo Custode di cui conserva una statua lignea del XVII d.C.
San Sebastiano – La chiesa di San Sebastiano venne eretta per un voto dopo una pestilenza. Dal 1631 ospitò i frati domenicani fino al 1854, anno in cui per effetto del regio decreto che imponeva la riduzione di tutti gli ordini religiosi minori e la conseguente confisca dei loro beni, fu abbandonata e in seguito sconsacrata. Il caseggiato attiguo, che ospitava il convento divenne sede del municipio, mentre la chiesetta che rimase sotto la giurisdizione della parrocchia di San Leonardo passò alla Confraternita del Rosario (frati bianchi). Per alcuni anni dopo un primo restauro ha ospitato rappresentazioni teatrali, musicali e mostre di pittura.
Museo
Museo delle memorie e delle tradizioni religiose di Serramanna – Il museo è allestito all’interno della chiesa Sant’Angelo, e vanta varie sezioni tematiche che comprendono una serie di arredi preziosi, non più utilizzati nelle funzioni liturgiche, sculture, statue, suppellettili, arredi sacri, oggetti d’argento di arte sacra ed ex-voto.
Is Animeddas e Su Mortu Mortu. Halloween in sardo.
La Sardegna ha conservato una festa che per tanti versi ricorda quella americana. E' la festa de Is Animeddas o de Su Mortu Mortu.
Halloween è certamente la festa dei morti più famosa al mondo che ha conquistato milioni di persone in tutto il mondo.
Si tratta di una ricorrenza tipica della cultura dei popoli del Nord Europa che ha prima invaso l’America Settentrionale per diffondersi di nuovo in Europa e negli altri continenti, assumendo spesso il carattere di un “carnevale” notturno slegato completamente dai riti religiosi.
Ma Halloween non è certamente l’unica manifestazione dell’antico culto delle anime dei morti. In Sardegna infatti esiste e si è conservata una tradizione che ha molti aspetti in comune con quella americana e anglossassone.
Si tratta della ricorrenza che in Lingua Sarda viene indicata con diversi nomi: is Animeddas e is Panixeddas nel sud dell’isola, Su ‘ene ‘e sas ànimas o su Mortu Mortunel nuorese, su Prugadòriu in Ogliastra, etc…
Il nome cambia a seconda della zona ma la sostanza, pur mutando in alcuni particolari, rimane la stessa. Abbiamo a che fare infatti con un evento che viene festeggiato tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre.
Proprio come accade nella più famosa ricorrenza americana, anche nei villaggi della Sardegna sono i bambini che vestiti da fantasmi vanno a chiedere, di porta in porta, qualche dono per le “piccole anime”.
Le formule utilizzate in Lingua Sarda per chiedere e dire “dolcetto o scherzetto?”sono: seus benius po is animeddas, mi dhas fait po praxeri is animeddas, seu su mortu mortu, calchi cosa po sas ànimas, petza cocoi, e altre ancora a seconda del paese e della variante linguistica utilizzata.
Mentre oggi i fantasmi e le piccole anime ritornano a casa con cioccolatini, lecca-lecca e merendine, una volta era più comune che alle richieste dei piccoli gli adulti preparassero e regalassero i dolci tipici del periodo: pabassinas, ossus de mortu, pani de sapa, etc… A questi venivano aggiunti poi altri doni come le melagrane, le castagne e la frutta secca.
Un altro elemento simile tra la festa sarda e quella anglossassone era, soprattutto nel passato, il lavoro certosino sulle zucche che venivano trasformate in facce spiritate ed utilizzate per fare scherzi e far spaventare i più piccoli.
sabato 27 ottobre 2012
La lingua sarda nella scuola di ogni ordine e grado.
Qualche decennio fa, gran parte della popolazione della Sardegna parlava la lingua sarda, principalmente in privato, cioè con gli amici e con la famiglia. Tuttavia, nel corso del tempo, la lingua italiana è diventata sempre più importante, sicché si è potuto registrare un notevole incremento dell'uso di quest’ultima.
Il problema è che il sardo viene parlato da una percentuale sempre più ridotta della popolazione, probabilmente anche perché non viene insegnato né a scuola né all’università.
I bambini non imparano più a parlare il sardo da piccoli (figuriamoci a scriverlo). Ormai, molto spesso sono solo gli adulti che parlano questa lingua, ma anche fra questi ultimi è piuttosto la generazione anziana che parla il sardo. In genere il sardo viene utilizzato solo in famiglia e alcune volte nemmeno in famiglia, perché è considerato "maleducato" parlarlo al di fuori di essa.
Dunque, molto spesso non lo si parla più neppure in famiglia, perciò la lingua viene dimenticata e non viene affatto tramandata oralmente.
Alcune volte si scopre che non si parla in famiglia perché uno o persino entrambi i genitori sono contro l’apprendimento del sardo. Di conseguenza, la lingua sarda è a rischio di estinzione perché i giovani non ne hanno una conoscenza sufficiente o perché non sono interessati a preservarla perché non le riconoscono il prestigio. Per queste ragioni il numero di parlanti attivi decresce in continuazione.
Tuttavia, non solo le scuole e l'insegnamento accademico mancano di corsi adeguati, ma anche nell’ambito extrascolastico ci sono poche opportunità di imparare il sardo.
Come scritto precedentemente, in molte famiglie non lo si parla quasi più. Accade comunque che i sardi crescano bilingui, soprattutto nei casi in cui si parla prevalentemente il sardo in famiglia e in cui l’italiano s’impara solo a scuola. Siccome la lingua sarda è considerata da molti sardi un mezzo di comunicazione volgare, gli adolescenti tendono a comunicare con la lingua nazionale.
In genere capiscono il sardo solo se lo conoscono già dall'ambiente familiare. Il loro ruolo di parlanti attivi, tuttavia, è sempre meno importante.
Grazie alla legge regionale 26/1997 e alla legge nazionale del 482/1999, il sardo è stato riconosciuto come lingua minoritaria da tutelare e da promuovere. Tuttavia, non ha ancora lo stesso status dell’italiano. Anche per questo si deve introdurlo nelle scuole e nelle università e dargli l prestigio di cui ha diritto.
Le varietà linguistiche della Sardegna
L’eterogeneità delle varietà linguistiche in Sardegna è particolarmente adatta ad avvicinare gli studenti ai contenuti didattici della storia delle lingue romanze e delle varietà linguistiche.
Oltre all’italiano, in Sardegna si parlano due lingue regionali, il sardo e il catalano.
Il contatto del sardo con l'italiano ha portato alla formazione dell’italiano regionale della Sardegna fortemente marcato dal punto di vista diatopico.
Anche i dialetti sardi che in generale vengono divisi in due o tre macrovarietà (il campidanese al sud, il logudorese al nord e il nuorese nella Sardegna centrale), divergono notevolmente tra loro. Nel nord dell'isola si parlano anche il sassarese e il gallurese, che oggi vengono comunemente classificati come varietà dell’italiano. Allo stesso modo al sud (isola di Carloforte e isola di Sant'Antioco) si parla il carlofortino, un dialetto di origine ligure (per una panoramica dettagliata delle varietà parlate in Sardegna, vedi, ad esempio, Bossong 2008 o Virdis 1988).
Oltre all’italiano, in Sardegna si parlano due lingue regionali, il sardo e il catalano.
Il contatto del sardo con l'italiano ha portato alla formazione dell’italiano regionale della Sardegna fortemente marcato dal punto di vista diatopico.
Anche i dialetti sardi che in generale vengono divisi in due o tre macrovarietà (il campidanese al sud, il logudorese al nord e il nuorese nella Sardegna centrale), divergono notevolmente tra loro. Nel nord dell'isola si parlano anche il sassarese e il gallurese, che oggi vengono comunemente classificati come varietà dell’italiano. Allo stesso modo al sud (isola di Carloforte e isola di Sant'Antioco) si parla il carlofortino, un dialetto di origine ligure (per una panoramica dettagliata delle varietà parlate in Sardegna, vedi, ad esempio, Bossong 2008 o Virdis 1988).
La situazione sociolinguistica del Sardo
Per lungo tempo, si è ipotizzato che su circa 1.600.000 di abitanti della Sardegna 1.500.000 (o circa l'80% della popolazione, vedi, ad esempio, Mensching, 32004: 13) parlasse in sardo. Che questi numeri oggi non siano più assolutamente attendibili, ce lo dimostrano anche i risultati di una recente indagine sociolinguistica della Regione Autonoma della Sardegna (Oppo 2007: 7) secondo la quale solo il 68,8% degli intervistati, parla, oltre all’italiano, anche una varietà locale delle altre lingue parlate in Sardegna (e quindi non necessariamente una varietà sarda). Il 29% degli intervistati dichiara di padroneggiare passivamente una delle varietà, e il 2,7% parla esclusivamente l'italiano. Bisogna considerare, inoltre, che l'uso e la vitalità del sardo variano notevolmente dal punto di vista diatopico e diafasico. Gaidolfi (2010), per esempio, ha costatato – per la Sardegna centrale – una netta differenza tra la meno sardofona città di Nuoro e il villaggio di Irgoli saldamente radicato alla lingua sarda.
Tuttavia, nel suo studio ha anche osservato che persino nel paese il sardo è meno presente di una volta (Gaidolfi 2010: 244). Inoltre, coloro che padroneggiano il sardo attivamente, lo utilizzano soprattutto nell’ambito dell’immediatezza linguistica (nel senso di Koch/Oesterreicher 1985). Nell’insieme Gaidolfi (2010:242) ha confermato la tendenza di un mutamento linguistico dal sardo all’italiano, che già negli anni 80 era stato osservato da Rindler Schjerve per i paesi di Ottava e Bonorva (vedi per esempio Rindler Schjerve 1987: 346-351).
Questo cambiamento linguistico imminente si rispecchia anche nei risultati di due studi dell’istituto nazionale di statistica (ISTAT) sull’uso della lingua in tutte le regioni italiane: l’uso della lingua italiana nelle famiglie sarde è aumentato di circa del 6% dal 2000 al 2006.
Tuttavia, nel suo studio ha anche osservato che persino nel paese il sardo è meno presente di una volta (Gaidolfi 2010: 244). Inoltre, coloro che padroneggiano il sardo attivamente, lo utilizzano soprattutto nell’ambito dell’immediatezza linguistica (nel senso di Koch/Oesterreicher 1985). Nell’insieme Gaidolfi (2010:242) ha confermato la tendenza di un mutamento linguistico dal sardo all’italiano, che già negli anni 80 era stato osservato da Rindler Schjerve per i paesi di Ottava e Bonorva (vedi per esempio Rindler Schjerve 1987: 346-351).
Questo cambiamento linguistico imminente si rispecchia anche nei risultati di due studi dell’istituto nazionale di statistica (ISTAT) sull’uso della lingua in tutte le regioni italiane: l’uso della lingua italiana nelle famiglie sarde è aumentato di circa del 6% dal 2000 al 2006.
Chi volesse rispondere alle domande sottoelencate può mandare una e-mail qui
1. Siete d'accordo all'introduzione del sardo nelle scuole e nelle università sarde
2. Perché introdurre il sardo nelle scuole e nelle università sarde?
3. Sei d'accordo sulla diffusione dei mass media giornali, riviste, libri, cartelli, televisione, radio, internet) anche in sardo?
E' fondamentale sapere da voi come la pensate perché si vuole introdurre il sardo a scuola e questa scelta deve essere condivisa da famiglia scuola società.
L'introduzione del sardo nelle scuole e nelle università, è fattibile perché nel modo della scuola ci sono insegnanti qualificati.
giovedì 25 ottobre 2012
Seminario nazionale «LINGUE MINORITARIE E CURRICOLO PLURILINGUE
Seminario Nazionale “Lingue minoritarie e curricolo plurilingue: ipotesi ed esperienze a confronto
I Nuclei “Europa dell’Istruzione” degli UU.SS.RR. del Friuli Venezia Giulia, delle Marche, della Sardegna e del Veneto, che hanno elaborato il Piano di Azione Integrato (PAI) interregionale, promuovono e realizzano al CAESAR’S HOTEL a Cagliari nei giorni 25 e 26 ottobre 2012, con il coinvolgimento degli Assessorati regionali competenti delle suddette regioni, il Seminario Nazionale “Lingue minoritarie e curricolo plurilingue: ipotesi ed esperienze a confronto” della Sardegna, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, con il coordinamento dell’USR della Regione Marche.”
sabato 20 ottobre 2012
Il Tracciastorie
Ho utilizzato un bel programmino per l'italiano nella scuola primaria grazie ai colleghi che socializzano le proprie risorse e a mia volto lo "socializzo" nel mio blog.
Il Tracciastorie è un generatore di elementi casuali da usare come traccia per l'invenzione di storie fantastiche.
Si possono generare da 1 a 6 elementi, suddivisi nelle segenti categorie: personaggi ed oggetti, qualità, azioni, luoghi.
Il risultato, molto spesso buffo e non usuale, segue il filone del binomio fantastico di Rodari.
Il software didattico Il Tracciastorie si presta particolarmente per essere con la LIM ed è fruibile On line o scaricabile cliccando qui.
martedì 9 ottobre 2012
Iniziare con le abilità sociali.
In questi giorni siamo tornati a scuola e tutti noi, è trascorso quasi un mese, ci siamo i ritrovati alle prese con i soliti problemi: i bambini non ascoltano, sono rumorosi, non rispettano le regole... che fare allora?
Meglio cominciare a pensare a percorsi e lavori che se, all'inizio, possono portare via un po' di tempo con il tempo ce lo fanno recuperare. Insegnare le abilità sociali è importante perchè la competenza sociale è legata a doppio filo con la promozione dell'apprendimento e del successo formativo.
Per facilitare il nostro lavoro possiamo prendere spunto anche da percorsi già costruiti nel libro Abilità sociali a scuola edito da Edizioni Junior. Ecco un piccolo esempio di quello che possiamo trovare.
mercoledì 3 ottobre 2012
Tempo scuola: nota dolente.
In questi ultimi tempi le scuole primarie fanno i conti con i tagli di organico e con gli impegni che sanno di non poter mantenere rispetto al tempo scuola richiesto dalle famiglie.
Gran parte del dibattito si svolge sulle scarse risorse destinate al tempo pieno, nonostante i toni trionfalistici del MIUR che continua a sostenere di aver aumentato il numero di classi con tale modello organizzativo.
Sappiamo per certo, dalle notizie che giungono dalla maggior parte delle regioni italiane, che la richiesta di tempo pieno è rimasta in gran parte insoddisfatta e le proteste dei comitati dei genitori la dicono lunga in merito.
Tuttavia, concentrare l’attenzione su questa problematica rischia di far passare sotto gamba il taglio “vero”, quello più consistente e devastante sul piano organizzativo, a cui la scuola primaria è stata sottoposta.
Iniziamo con l’analisi della scheda di iscrizione alla scuola primaria , direttamente diffusa dal Ministero e che prevedeva ben quattro opzioni di orario settimanale per i genitori:
- 24 ore
- 27 ore
- 30 ore
- 40 ore
Diamo per scontato che le prime due opzioni siano state prescelte da un numero insignificante di utenti poiché inconsuete, concentrando la nostra attenzione sul modello a 30 ore che è quello maggiormente richiesto.
In molte regioni, a fronte di una massiccia adesione delle famiglie ai modelli a 30 e 40 ore, le scuole sono state fortemente penalizzate, non solo negando il tempo pieno alla gran parte oppure assegnandolo in molti casi senza un criterio visibile, ma “tagliando” le 30 ore a 27.
Il modello matematico di calcolo operato dal sistema per le classi a tempo normale, è stato utilizzato non come parametro di computo, come dovrebbe essere, ma come sistema di assegnazione delle risorse dell’organico.
Tuttavia, le opzioni prevedevano chiaramente il modello a 30 ore che non è stato garantito ai genitori che lo avevano prescelto, sappiamo per certo che in alcune scuole hanno ripiegato per le 27 ore settimanali.
Le ripercussioni sul piano organizzativo sono severe. Infatti, ogni sette classi, si perde una cattedra, le pochissime compresenze sono limitate e risicate.
Infine, ci sia trova di fronte ad un dilemma che nessuno chiarisce:
il sempre più opprimente parametro di calcolo è anche garanzia di livello minimo di servizio?
Non è una domanda da poco poiché molti genitori sono convinti che al figlio che frequenterà la terza, quarta o quinta il prossimo anno, “ spettano” 30 ore di lezione a settimana mentre gli alunni delle prime e delle seconde devono accontentarsi di 27.
Ecco di nuovo il parametro di calcolo che diventa sistema, con danni notevoli sull'organizzazione e classi della stessa scuola che avranno orari di ingresso e di uscita diversi, con svantaggi notevoli per i genitori e per i servizi comunali di supporto ( trasporti, nonni vigile … ecc. )
Mentre l’opinione pubblica viene spostata sulle problematiche del tempo pieno, insignificanti o quasi dal punto di vista degli organici complessivi ( regionali e nazionali) delle scuole, si mette a tacere il ben più sostanzioso taglio che, moltiplicando le classi “tagliate a 27 ore”, sottrae tempo scuola in maniera molto più copiosa e non garantisce una scelta compiuta dai genitori.
venerdì 21 settembre 2012
Is Mascareddas - "Areste Paganòs e i giganti"
IS MASCAREDDAS
Compagnia fondata nel 1980, Is Mascareddas è una realtà culturale che ha contribuito in modo determinante alla diffusione e alla conoscenza del teatro di figura in Sardegna.
Spettacolo di burattini.
"Areste Paganòs e i giganti"
Due ragazzi nel loro paese fanno cattiverie di tutti i tipi.
Arroganti e prepotenti, se la prendono con uomini e cose.
Stanchi dei soprusi, gli abitanti decidono di rivolgersi ad Areste Paganòs.
Armato di intelligenza e ironia, il nostro eroe rifiuta qualsiasi prova di forza che i due "balordi" gli propongono, e a sua volta lancia una "sfida memorabile" che riuscirà a modificare definitivamente l'atteggiamento negativo dei due “bulletti” riportando la pace nel paese.
Ispirato alla tradizione popolare italiana e fortemente radicato nell’humus sociale e culturale della Sardegna, questo allestimento di burattini affronta argomenti attuali, e vuole essere un ulteriore momento di approfondimento e riflessione sulla drammaturgia "burattinesca".
21 Settembre 2012 presso Teatrino comunale Serramanna (VS)
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