l fenomeno del blog rappresenta un’innovativa forma di comunicazione che, grazie alla facile realizzazione, permette a larghe fasce di utenti della Rete di lasciare il ruolo passivo di lettori e diventare a buon diritto redattori di articoli. Proprio per la sua natura spesso non professionale, ma amatoriale, nonché per la molteplicità delle tipologie, il blog raggiunge un pubblico estremamente variegato e consente l’uso di registri e forme espressive che cambiano in relazione all’argomento e al tipo di utenza. In quest’ottica esso può essere un valido strumento per la didattica delle lingue in generale e, in modo più specifico, per quella dell’italiano, che ad oggi è la quarta lingua più usata al mondo per la redazione di blog.
CHE COS’È UN BLOG?
La diffusione del blog in Italia è avvenuta a partire 2001, con quattro anni di ritardo rispetto agli Stati Uniti, quando, con la diffusione dei servizi gratuiti dedicati alla gestione, è stato possibile quasi per tutti creare il proprio spazio personale.
Il blog, termine nato nel 1999 grazie a Peter Merholz, web designer e fondatore dell’agenzia Adaptive Path, da una contrazione dell’espressione web log ideata due anni prima dal software designer Jorn Barger, è uno spazio virtuale che permette di raccontare fatti personali, pubblicare articoli informativi o brevi considerazioni e commentare notizie inserite in linea da altri bloggers, creando comunità virtuali i cui componenti sono caratterizzati da interessi analoghi. Log, che significa “traccia” e, per estensione, “registro, diario”, si riferisce alla peculiarità di questo genere, ossia l’aggiornamento delle pagine e l’inserimento di nuovi testi con una frequenza più o meno giornaliera. Il “log” nel gergo nautico del 1700 era un pezzo di legno che, legato a una fune con nodi equidistanti, veniva gettato in mare per misurare la velocità delle navi, calcolata in base al computo dei nodi scorsi in un’unità di tempo: tali rilevazioni venivano riportate su un libro di bordo chiamato “journal” e, per estensione “logbook”, o più brevemente “log”. Successivamente anche nei computer si è adottato questo termine per indicare il file che si aggiorna automaticamente, registra tutte le operazione effettuate, controlla le prestazioni del sistema e rileva eventuali anomalie.
L’insieme di tutti i blog è detto blogsfera o blogosfera (in inglese, blogsphere): secondo l’indagine dell’aprile 2007 svolta da Technorati sul Web i blog ad oggi presenti sarebbero circa 70 milioni (sono raddoppiati nell’arco di un anno e ne verrebbero creati in media 120.000 al giorno), mentre gli articoli pubblicati sarebbero 17 al secondo.
Sempre secondo Technorati, l’italiano è la quarta lingua utilizzata nella blogosfera (3%), preceduta dal cinese, terzo all’8%, dall’inglese, secondo al 33%, e dal giapponese, primo al 37%.
Tramite il blog, dunque, la possibilità di pubblicare online non è più privilegio di pochi, ma diritto di tutti: per diventare blogger, oblogghista, infatti, non occorrono conoscenze approfondite del linguaggio HTML, o di altri tipi di linguaggi di programmazione, ed è relativamente semplice creare un blog gestibile in modo gratuito per mezzo di uno dei molteplici servizi offerti dalla rete, comeBlogger, Splinder, Myspace, Blogsome, Iobloggo, Bloggerbash, Tuoblog, Windows Live Spaces e molti altri. Chi preferisce invece programmare il proprio blog in modo autonomo può avvalersi di piattaforme come Wordpress, MovableType, Nucleus, Pivot, Dotclear, Drupal, TypePad, dBlog CMS Open Source che permettono una maggiore personalizzazione della struttura.
Una simile diffusione trova delle valide spiegazioni nella facilità di creazione e di fruizione dei blog che, peraltro, hanno varia natura e vario aspetto pur restando fisso lo schema di base. Di solito un programma di pubblicazione guidata, conosciuta anche come web 2.0, permette di creare automaticamente la pagina web, personalizzandola tramite vesti grafiche dette template; gli articoli che vi vengono inseriti sono chiamati post e sono disposti in ordine cronologico invertito, in modo che il primo ad apparire sia anche l’ultimo ad essere stato pubblicato. Ogni post viene numerato, attribuito a una specifica categoria stabilita dall’autore e indicato da un permalink, ovvero un link implementato in modo da non cambiare per lunghi periodi di tempo.
Ogni articolo può essere composto da un testo, da delle immagini, da video e da link che immettono in altri siti in cui si trattano argomenti analoghi e che, dunque, diventano ulteriori approfondimenti al tema proposto. Sotto l’articolo si trova il thread, ovvero lo spazio che contiene la lista dei commenti dei lettori, che verranno pubblicati a discrezione del moderatore o blogger. Possono esistere più bloggers che scrivono per un solo blog e ci sono persino siti, come ad esempio Slashdot, in cui gli utenti stessi inviano i testi ai redattori che decidono poi se pubblicarli o meno, in base ai loro criteri editoriali.
Il blog, pertanto, non consente solo di affrontare svariati argomenti, di esprimere la propria creatività liberamente, interagendo in modo diretto con gli altri bloggers, ma può diventare luogo di incontro per gruppi di amici, esperti di arte, cucina, cinema, tecnologia, sport, ecc., o anche per gli alunni di una scuola o per colleghi di uno stesso ambiente lavorativo (corporate blog).
All’interno di ogni blog è presente inoltre una lista di siti affini per idee o contenuti, detta blogroll: è tramite questo elenco che si creano gruppi di blog o di bloggers con idee e obbiettivi simili, visto che di solito vale la consuetudine di citare e citarsi vicendevolmente. I blogroll hanno anche la funzione di misurare il grado di attendibilità di un blog: se infatti determinate pagine sono riportate spesso e in molteplici siti, ovviamente sono da considerarsi maggiormente attendibili rispetto ad altre.
Esistono svariate tipologie di blog, le principali tipologie sono le seguenti, anche se è opportuno considerare che non è raro incontrare una commistione di due o più tipi di blog:
- blog personale – in cui l'autore parla di sé, delle sue esperienze di ogni giorno, inserisce brani significativi, esprime disagio o protesta verso una situazione;
- blog di attualità – in cui giornalisti o opinionisti esprimono le proprie considerazioni relativamente a fatti di cronaca, politica, ecc.;
- blog politico – in cui politici diffondono le proprie idee e i propri programmi, dibattono di problemi di attualità;
- blog vetrina – in cui vengono pubblicizzate le opere degli autori stessi;
- photoblog, vlog (video blog), audioblog – in cui vengono pubblicati rispettivamente foto, video e musica tramite podcasting1;
- blog tematico – in cui si parla di una passione, di un passatempo che può essere la cucina, la pesca, ecc.;
- blog directory – in cui è possibile trovare raccolte di link relative ad uno specifico argomento;
- blog didattici – creati a scopo didattico da vari istituti scolastici, sono da suddividersi in tre sottospecie:Tutorblog, Learnerblog, Classblog.
IL BLOG NELLA DIDATTICA
La presenza di blog didattici all’interno delle varie categorie sopraindicate non è da considerarsi casuale: la Rete rappresenta un’ampia risorsa di informazioni e, «in particolare, il suo utilizzo apporta notevoli vantaggi nell’ambito dell’insegnamento, grazie alla vasta gamma di applicazioni didattiche realizzabili attraverso lo sfruttamento delle sue potenzialità. Le esercitazioni interattive disponibili online permettono un apprendimento attivo da parte del discente, per il quale lo studio diventa una sorta di “svago”, che elimina il fattore ansioso e di “obbligatorietà” caratterizzante le lezioni frontali tradizionali»2.
Se, infatti, posta elettronica, liste di discussione, forum, chat e pagine web sono ormai considerati validi supporti nella didattica, a buon diritto anche il blog può essere integrato nella lista, perché presenta caratteristiche analoghe in fatto di autenticità del materiale, molteplicità di argomenti e fruibilità, coniuga testi scritti a materiale audiovisivo e offre la possibilità d’introdurre commenti, diventando luogo di scambio e strumento didattico desiderabile all’interno di un qualsiasi contesto educativo.
Infatti è opportuno considerare, come già sottolinea Marc Prensky, che gli studenti a cui ci rivolgiamo, soprattutto se in giovane età, sono da sempre circondati da computer, videogame, videocamere e telefoni cellulari e pertanto l’impatto della tecnologia nella loro vita è stato ed è di fondamentale importanza3: i giovani, ma oggi anche i meno giovani, si avvantaggiano delle possibilità introdotte dall'uso pervasivo delle nuove tecnologie dell'informazione e possono servirsi dei metodi più svariati di apprendimento, che peraltro permettono anche di esprimere al meglio la creatività di ciascuno.
I blog didattici sono di vario genere. Sono presenti nel web blog per la scuola primaria, in cui vengono proposte le attività effettuate con gli studenti, inserite le comunicazioni per le famiglie e segnalati nuovi siti utili ad altri insegnanti: il linguaggio scelto è di solito immediato ed efficace, la grafica colorata e le attività presentate risultano divertenti e stimolanti per l’acquisizione delle abilità primarie.
Esistono, inoltre, anche blog per la scuola secondaria di primo grado, in cui il lavoro precedentemente svolto viene pubblicato nella sua versione definitiva dall’insegnante o, in altri casi, dagli studenti stessi, chiamati a commentare un breve post che illustra in modo rapido e diretto l’attività svolta in classe.
I blog per la scuola secondaria di secondo grado sono, per la maggioranza, relativi a materie scientifiche come la matematica o l’informatica e diventano dunque un modo per analizzare determinate problematiche, fissare il lessico di settore, acquisire la capacità di scrivere testi specifici.
Infine, quelli tenuti da docenti universitari sono, comunemente, costituiti da post pubblicati dagli studenti su argomenti attinenti alla materia e diventano dunque un laboratorio online del corso stesso.
In generale, tuttavia, si riscontra spesso la tendenza a considerare il blog come luogo di pubblicazione del lavoro svolto, in cui gli studenti, o talora gli insegnanti, presentano la versione finale anche con materiali audiovisivi o, in altri casi, come mezzo per registrare le diverse fasi prima del completamento dell’attività didattica. Infatti «l’indipendenza spazio/temporale […], il lavoro collaborativo e la struttura ipertestuale facilitano la creazione di strategie didattiche che possono far emergere le conoscenze pregresse dello studente e che lo aiutano a costruire la propria conoscenza»4, inoltre il confronto con gli altri e il raggiungimento di un obiettivo comune consentono anche l’acquisizione di una coscienza autocritica e della capacità di autovalutarsi durante il percorso formativo.
Inoltre, come rileva Marco Mezzadri, «a volte queste aperture al di là e al di fuori della classe possono permettere un rapporto tra insegnante e studenti che rafforza il gruppo e contribuisce a creare quella giusta dimensione di lavoro in linea con un approccio umanistico-affettivo». Infatti, secondo quanto asserito dai teorici del Cooperative Learning, «la complessità della nostra società non può essere affrontata utilizzando esclusivamente competenze individualistiche o competenze competitive. C’è bisogno di persone in grado di lavorare in situazioni di interdipendenza positiva» che «si realizza quando, all’interno di un gruppo, si risolve un problema con il contributo effettivo di tutti i suoi membri, impegnati con mansioni diverse a perseguire il medesimo obiettivo».
In quest’ottica, laddove si creassero delle situazioni di difficoltà per studenti non particolarmente abili nell’utilizzo di Internet e delle sue risorse, il sostegno dei più esperti ne consentirebbe il superamento e, al contempo, chi temesse l’impatto della pubblicazione online vissuta come una performance nella quale non deve esserci possibilità di errore, troverebbe nella collaborazione con gli altri un valido supporto e un incoraggiamento.
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