Poeta di Desulo, è ancora oggi uno degli autori più conosciuti ed apprezzati dagli appassionati di letteratura sarda.
Antioco Giuseppe Casula nacque a Desulo nel 1878. Frequentò il ginnasio a Cagliari e continuò presso il collegio di Lanusei ma non compì un percorso di studi regolare perché a sedici anni abbandonò la scuola anche se ebbe sempre buoni risultati.
Comunque, per tutta la vita lesse e studiò con assiduità. Fu un grande
appassionato di letteratura, e seguì con grande interesse le dinamiche culturali della nostra regione e del resto del mondo.
Poeta apprezzato e conosciuto non solo in Sardegna ma anche oltremare, compose versi di argomento vario
dando vita ad un linguaggio poetico che, utilizzando una lingua sarda arricchita di localismi e parole forestiere, riuscì a trasmettere la profondità del vivere umano nelle sue diverse sfumature.
Antioco Casula ebbe l’opportunità di conoscere e approfondire la conoscenza dei vari dialetti della lingua sarda perché, a diciott'anni, si arruolò nei carabinieri e girò la Sardegna in lungo e largo. Fu proprio in quel periodo che cominciò a comporre versi in sardo e, firmandosi con lo pseudonimo di
Montanaru, ad inviare le sue poesie alla rivista letteraria Piccola Rivista di Cagliari diretta da
Ugo Ranieri.
Le poesie del cantore desulese ebbero un
notevole successo sin dall’inizio della loro apparizione e ciò permise a Montanaru di entrare in contatto con gli scrittori e gli artisti della scena sarda della prima parte del Novecento.
Per tutta la vita rimase legato a personaggi come Sebastiano Satta, Francesco Ciusa, Filippo Figari, e altri ancora, coi quali Montanaru strinse un profondo legame di amicizia.
Nel
1904 pubblicò, con illustrazioni di Andrea Valli, la sua prima raccolta di poesie intitolata Boghes de Barbagia pro Montanaru, nella cui Prefazione Ugo Ranieri ha scritto:
E così, da Tula, un tale che si firmava «un carabiniere» mensilmente donava alla Piccola Rivista certe tenui poesie dialettali che mentre avean tutta la bellezza agreste ed affascinante della natura paesana, davano pure luccichii di sensi e passioni vibranti di modernità…
era proprio un «carabiniere» che tra un rapporto di contravvenzione, un fortunato arresto od una ronda nojosa e sterile, trovava il tempo di leggere, studiare e discutere di teorie e postulati moderni, di arte e letteratura
La raccolta, che si apre con
A tie, Barbagia mia!, dedicata a Ugo Ranieri in signu de affettu, venne pubblicata a Cagliari dalla casa editrice Dessì ed ebbe un grande successo di critica e di pubblico.
Qualche anno dopo la pubblicazione della sua prima opera lasciò l’arma e si dedicò in maniera più assidua allo studio e alla lettura, oltre che alla composizione. Prese la licenza di maestro scolastico e diventò dirigente delle Poste. Nel 1922 pubblicò la seconda raccolta arricchita dalle illustrazioni di Filippo Figari e intitolata
Cantigos de Ennargentu che ebbe un ottimo successo.
Successo che gli valse l’invito a Milano quale
rappresentante sardo al premio nazionale dei poeti dialettali e che vinse nel 1925, ma che gli attirò anche le
gelosie di alcuni esponenti del potere locale che lo fecero arrestare nel 1928 per un breve periodo.
Fu in un
clima di avversione verso la lingua e la cultura sarda che Montanaru pubblicò nel 1933 il terzo volume delle sue poesie:
Cantos de sa solitudine.
Si tratta probablimente dell’opera più matura del poeta desulese, opera che lo consacròtra i poeti maggiori della storia della letteratura in lingua sarda.
Nel
1950 uscì la raccolta intitolata
Sa Lantia che però non ebbe il successo previsto.
Il poeta morì a Desulo nel 1957.
Postume uscirono le ultime due raccolte:
Sas ultimas canzones e Cantigos de amargura.
In questi ultimi anni la figura e l’opera di Antioco Casula “Montanaru” è stata riscoperta grazie anche all’importanza assunta nel panorama culturale sardo del
premio letterario a lui dedicato dal comune di Desulo. Comune che ha anche aperto al pubblico l’abitazione del poeta trasformandola in un museo etnografico.
Montanaru ebbe il merito di utilizzare la lingua sarda non per “salvaguardarla” ma come linguaggio vivente. La scelta linguistica del poeta desulese non fu dunque una difesa passiva ma un’
apertura speranzosa al mondo. Questa sua strategia gli procurò negli anni a seguire numerose critiche e voci di dissenso.
Ma, come scrisse
Michelangelo Pira, «Essi non sapevano o non sanno quello che Montanaru aveva capito d’istinto: che nel nostro secolo il sardo, venuto a contatto con la lingua italiana, è venuto modificandosi nelle sue strutture lessicali, sintattiche, morfologiche, fonetiche e semantiche. Con Montanaru il sardo fu ancora una volta lingua…»
Per saperne di più:
Antioco Casula Montanaru