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martedì 11 settembre 2012

Il Kamishibai per una lettura teatrale


Chi conosce il kamishibai?
Nelle scuole giapponesi è un supporto didattico.
In Italia lo usavano i cantastorie nell’800. Se volete un aiutino, vi dico che non si scarta e né si mangia. Sembra un libro ma non lo è. Eppure tutto ha inizio da un libro che i saltimbanchi riducevano in fogli per cantarne la storia nei loro spettacoli. 

Pensate a un teatrino di carta, il Kamishibai gli assomiglia. 
È un racconto in una valigia prodotta a mano, bucata come fosse un telaio.
I fogli della storia si inseriscono come il dischetto  del computer portatile. Solo che il foglio è tanto grande quanto il teatrino. Dietro a ciascun foglio c’è la storia scelta, scritta al contrario, partendo dalla fine e arrivando all’inizio in modo da farvela raccontare senza dare l’idea di leggerla, sfilando la scheda che riponete come ultima.

Ideale per leggere dando spessore alla storia. Perfetto per fare teatro a scuola, in biblioteca o a casa, è una quinta che non sale in cattedra ma usa lo spazio come luogo scenico creando un forte coinvolgimento tra narratore e pubblico.


Vi dice nulla l’espressione “non si finisce mai di imparare”? Tanto vera quanto bella, calza a pennello al Kamishibai.
 Fiaba, storia da far disegnare ai bambini, teatrino con le ombre, opera d’arte: è tutto quanto volete, purché dia la sensazione di muoversi. 
Per animarlo occorre seguire le istruzioni. Inserire le tavole illustrate nella fessura del teatro di legno. A ciascuna immagine corrisponde un numero sul retro. Il testo della prima illustrazione appare sul retro dell’ultima tavola, in modo da procedere con lo show.




                              Kamishibai fatto con il cartone




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