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mercoledì 30 maggio 2012

Le coccarde rosa nella Mediateca di Cagliari

Martedì 29 Maggio 2012 gli alunni delle classi prime di Via Sicilia di Serramanna hanno partecipato alle attività di animazione della lettura promosse dalla dottoressa Clara Ligas.
I bimbi accolti con affetto e grande professionalità nella biblioteca a misura di bambino hanno partecipato attivamente e con grande entusiamo a tutte le attività. Alla fine hanno interagito pure con gli studenti che passavano lì per caso, ai quali hanno chiesto un contributo grafico per il "Leone Mangiadisegni".
 La stimolante mattinata è terminata con la visita guidata dalla gentile bibliotecaria che ha condotto maestre e bambini in quel luogo incantato dove i libri regnano sovrani.





IL LEONE MANGIADISEGNI
* scritto da Beniamino Sidoti * illustrato da Gianluca Folì
C’era una volta un leone che amava –moltissimo – i disegni dei bambini.
Li amava in un modo particolare…
“I disegni dei bambini sono più gustosi, più saporiti degli altri”, diceva, “ma chissà perché... Forse per tutti quei colori, forse perché le linee sono più grosse. Fatto sta che sono proprio buoni. Non c’è niente che mi piaccia come un disegno appena fatto da un bambino.”
Ma il Leone, a forza di mangiare disegni di bambini, non poté più smetterla…
e la situazione diventò insostenibile.
Finché un giorno, un bambino…
Rispetto degli altri. Amicizia. 
Senso di responsabilità. 
Ricerca delle soluzioni ai problemi.

.
Il leone di un bambino di prima
I disegni dei bimbi
Contributo chiesto dai bambini ad una studentessa.

I "grandi" si sono impegnati tantissimo per sfamare il leone.



Info:
MEM - Mediateca del Mediterraneo - Archivio Storico, Biblioteca Generale e
di Studi Sardi Via Mameli 164 B (ex Mercato Civico)


sabato 26 maggio 2012

Su sardu a iscola


Imparai a lìgiri e a iscriri a is pipis nostus, in su pròpiu tempus, in sardu e in italianu est cosa de importu meda.


giovedì 24 maggio 2012

Costuire libri per imparare ad amarli.



Costruire libri con i bambini tenendo presente che ciò che conta è “il fare con fantasia”: questi gli ingredienti necessari che contribuiscono ad alimentare l’amore per i libri.









mercoledì 23 maggio 2012

Come creare mappe concettuali

Il vero apprendimento si verifica quando ci si attiva
per comprendere il significato di quello che è stato memorizzato:
è il significato, infatti, che conferisce valore all'apprendimento
(J. Novak)


Sei domande sulle mappe concettuali:

1. Cosa sono?
Sono rappresentazioni grafiche di un insieme di concetti (= regolarità) in relazione tra di loro.
Si tratta di strutture concettuali nelle quali le informazioni su un certo argomento vengono rappresentate mediante nodi semantici (concetti) e legami commentati (etichette di testo).

2. Come si fanno?
1. Si mette, racchiuso in un box, il concetto principale al centro o al
vertice dello 'schema'.
2. Si sistemano gli altri concetti connessi al principale e tra loro con generalità
decrescente (un concetto generale infatti è formato da altri concetti più specifici connessi tra loro).
3. Si stabiliscono le relazioni tra i concetti attraverso linee-legame o anche frecce.
4. Sulle linee e le frecce si esplicitano le diverse relazioni tra i concetti (etichette di testo).

3. Cosa rappresentare?
Una disciplina, un processo, un oggetto, un servizio. Si può anche passare da una mappa mentale a una mappa concettuale con la quale è possibile rappresentare concetti e sistemi anche molto complessi ed esplicitare il significato delle relazioni esistenti tra i vari concetti.

4. A che servono?

ad esplorare la struttura concettuale degli studenti;
a favorire la scoperta di nuovi concetti;
a individuare il significato delle relazioni tra i concetti;
a percorrere la strada dell'apprendimento significativo attivando connessioni, legami con altri concetti, collocando in altri contesti, facendo inferenze...

5. Quando usarle?

per individuare le preconoscenze degli studenti;
per pianificare la stesura di una relazione o una lezione;
per creare un ipertesto;
per effettuare un'analisi disiplinare;
per valutare l'apprendimento.


6. Chi ne è stato l’ideatore?
Negli anni '60 J. D. Novak che collaborava con David P. Ausubel. Questi aveva elaborato la teoria dell’apprendimento significativo, dell'apprendimento, cioè, in cui le nuove informazioni, vengono messe in relazione con le conoscenze preesistenti.






Mappe nella didattica



5 Strumenti Per Disegnare Online Mappe Concettuali




giovedì 17 maggio 2012

Decimomannu a Serramanna: i nuovi amici sono venuti a trovarci.

Oggi gli alunni cinquenni della scuola dell'infanzia di Decimomannu sono venuti a trovarci.
E' stato tutto bello e ci siamo divertiti.
Abbiamo ricevuto dei bellissimi regali e abbiamo ricambiato con altri regali, erano tutti regali bellissimi perché li abbiamo preparati noi con le nostre maestre.
Il tempo è volato e non siamo riusciti a fare tante cose, ma le cose che abbiamo fatto erano divertenti, soprattutto il gioco della PATATA BOLLENTE.

Aspettiamo l'arrivo dei nostri amici di Decimomannu.
I nostri amici hanno regalato a ciascuno di noi i PENSIERI IN RIMA


Eccoli

Sono bellissimi!

Apriamo la scatola, ci sono delle bellissime sorprese.

Leggiamo la lettera,  è stato proprio bello lavorare insieme.
Quanti bei momenti, buonissimi i dolci  a forma di bruco A E I O U.
E' stato bello preparare il libro stella per voi.
Libro fisarmonica con la storia di  Roberto Piumini Il bruco A E I O U
Libro percorso dove raccontiamo la nostra visita a Decimomannu.
Lavorare per voi è stato bello, lo scambio dei regali ci è piaciuto.

Partenza. CIAO!!!




Grazie della bella giornata.
A presto amici prima virtuali e ora reali.

Gli alunni della classe a tempo pieno 1^ A di via Sicilia dell'Istituto Comprensivo di Serramanna. 
Anno scolastico 2011/2012





CALENDARIO SCOLASTICO 2012/2013 NELLA REGIONE SARDEGNA


CALENDARIO SCOLASTICO 2012/2013 NELLA REGIONE SARDEGNA


Inizio delle lezioni: 17 settembre 2012 lunedì;

FESTIVITA'  NAZIONALI:
il I° novembre 2012   giovedì                 festività di  Tutti i Santi;
l'8 dicembre 2012      sabato                  Immacolata Concezione;
il 25 dicembre 2012   martedì                 Santo Natale;
il 26 dicembre 2012   mercoledì              Santo Stefano;
il I° gennaio 2013       martedì                 Capodanno;
il 6 gennaio 2013       domenica               Epifania;
il 1 aprile      2013      lunedì                    Lunedì dell'Angelo;
il 25 aprile 2013         giovedì                  Anniversario della Liberazione;
il I° maggio 2013        mercoledì              Festa del La voro;
il 2 giugno 2013         domenica              Festa Nazionale della Repubblica;
la festa del Santo Patrono (se ricade in periodo di attività scolastica)
ULTERIORI SOSPENSIONI DELLE ATTIVITA' SCOLASTICHE:
il 2 novembre 2012      venerdì                                     commemorazione defunti
dal 24 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013 lunedì - sabato vacanze natalizie;
il 12 febbraio 2013        martedì                                   martedì grasso
dal 28 marzo 2013 al 2 aprile 2013  giovedì - martedì   vacanze pasquali;
il 28 aprile 2012            domenica                                  Sa Die de sa Sardigna;

TERMINE DELLE LEZIONI:
l’8 giugno 2013 sabato per la scuola primaria e per la secondaria di I e II grado;

il 29 giugno 2013 sabato per le attività educative nella scuola dell'Infanzia;


n. 2 giorni a disposizione del Consiglio d'Istituto.
GIORNI DI LEZIONE:
Settembre 2012            12
Ottobre 2012                27
Novembre 2012            24
Dicembre 2012             18
Gennaio 2013               22
Febbraio 2013              23
Marzo 2013                  23
Aprile 2013                   23
Maggio 2013                26
Giugno 2013                 7

giovedì 10 maggio 2012

Sette regole d’oro per educare i bambini



1 Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire
il desiderio e apre le porte alla noia.

2 Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini.
I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati.

3 I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare.

4 Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone.

5 Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica e non diventare campioni. Ottime due o tre ore di palestra alla settimana. Poca competizione, grande beneficio fisico.

6 Va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più.

7 Ultimo suggerimento: ho una mia teoria e forse mi prenderanno in giro. La chiamo: la donna a tre quarti del tempo. Le donne che lavorano, la maggioranza, a fine giornata pensano già ai figli, alla spesa, agli impegni di casa e rendono poco. Non sarebbe meglio lasciarle uscire mezz’ora prima? I figli, tornando da scuola, le avrebbero a casa meno stressate e più disponibili. Più che di corsi, è di questo che i bimbi hanno bisogno.


Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile





sabato 5 maggio 2012

PERCORSI INTERATTIVI - Informatica

L'ABC del computer
di Daniela Sacchi

Si tratta di un percorso multimediale per imparare a usare il computer. L'obiettivo è quello di insegnare, attraverso le animazioni, a distinguere le parti del computer, gestire i file in Windows, scrivere, disegnare, usare fogli di calcolo, creare grafici e presentazioni. Si rivolge agli alunni da 5 anni in su.

Per visualizzarlo on-line clicca sul link sottostante.


Versione aggiornata con l'aggiunta dei nuovi moduli Excel e Power Point

Percorsi interattivi di italiano


La storia di Pillo

di Daniela Sacchi

Un percorso guidato per promuovere l'ascolto, la comprensione e la sintesi di un testo semplice.

Per una corretta visualizzazione si consiglio l'uso di Internet Explorer.
Clicca sul link sottostante per visualizzare on-line il programma.


La storia di Pillo





Il topo di campagna e il topo di città

di Daniela Sacchi

Un percorso guidato per promuovere l'ascolto, la comprensione e la sintesi di un testo semplice.

Per una corretta visualizzazione si consiglio l'uso di Internet Explorer.

Clicca sul link sottostante per visualizzare on-line il programma.

Una favola di Esopo




Alfabetiere multimediale
di Daniela Sacchi

Un percorso operativo graduale che porta l'alunno ad apprendere in modo attivo e divertente a leggere e a scrivere correttamente in italiano, dal riconoscimento della parola fino alle particolarità ortografiche.

Clicca sul link sottostante per visualizzare on-line il programma.

Alfabetiere

giovedì 3 maggio 2012

Le scuole del nostro Istituto Comprensivo

Scuola primaria via Sicilia

Scuola primaria via Pellico
Scuola dell'infanzia via fratelli Cervi



Scuola secondaria di I° grado via Sicilia




Manca la foto della scuola dell'infanzia di via Rinascita





martedì 1 maggio 2012

La Rieducazione della Scrittura


La scrittura non è un comportamento puramente strumentale, una neutra trasmissione del proprio pensiero, ma un gesto altamente complesso che implica il coordinamento di un numero molto elevato di processi neurologici, fisiologici e motori e psicologici che ”implicano” il soggetto nella sua totalità.

Per questo la grafia è un’espressione tra le più complesse e complete dell’essere umano, rilevatrice dei tratti più caratterizzanti l’individuo e la sua soggettività.

In questo senso è evidente come un intervento di rieducazione della scrittura non sia solo quello di “migliorare la comprensibilità della grafia di chi scrive”.
Il suo obiettivoprimario è piuttosto quello di ricostruire le basi necessarie affinché la scrittura possa svolgere le proprie fondamentali funzioni di espressione, comunicazione e rappresentazione della personalità dello scrivente.


In questo senso, la rieducazione della scrittura è innanzitutto la <ripresa di una educazione che era insufficiente o addirittura del tutto assente> (Olivaux, 1994)

L’iter rieducativo consente al soggetto disgrafico di divenire progressivamente sempre più abile e cosciente della propria scrittura che si fa più sciolta e scorrevole nella forma e nel movimento ed in grado di rappresentare al meglio la sua personalità. 

Questo ha naturalmente tutta una serie di ricadute positive sull’autostima del bambino/ragazzo che acquisisce sempre maggiore fiducia nelle proprie capacità di leggere e scrivere in modo rapido e corretto consentendogli un positivo inserimento nella scuola e migliori risultati in campo scolastico.

Da un punto di vista evolutivo, le difficoltà della scrittura e la disgrafia peggiorano e si radicano progressivamente con l’età. 

Per questo, più la diagnosi è precoce e l’intervento tempestivo, più il percorso di rieducazione risulterà facile ed efficace.
In caso di disgrafia, tuttavia, un intervento di rieducazione è consigliato e possibile a qualsiasi età.

La disgrafia


La disgrafia si inserisce nel quadro delle difficoltà grafomotorie e come tale può essere considerata una sindrome che rallenta fino ad impedire l’apprendimento, il consolidamento e la conseguente automatizzazione del gesto grafico.

Le diverse classificazioni di disgrafia possono variare per autore e nomenclatura ma collimano nei punti più salienti.

L’incapacità di tracciare correttamente lettere e numeri ha conseguenze rilevanti sul rendimento scolastico tanto che l’espressione difettosa del pensiero in segno grafico è spesso presente in ragazzini con risultati scolastici poco soddisfacenti.

Per avere una buona scrittura occorre attivare quotidianamente, e in modo adeguato, quei “muscoli della mente” che favoriscono nell’individuo, agilità, fluidità, attenzione, concentrazione e memoria. Lo scrivere ripetutamente in modo scorretto finisce con il generare automatismi altrettanto scorretti che non possono che rendere difficoltosa la produzione di segni grafici leggibili e comprensibili.

La scarsa cultura che ancora oggi domina gli ambienti educativi in merito alla difficoltà di scrivere di molti ragazzini, non aiuta a diminuire la percentuale che vede disgrafico, in media, un bambino su cinque. In una classe di 25 alunni, la media ci allerta che cinque potrebbero esserlo. E’ chiaro che esistono classi dove una percentuale molto più alta di ragazzini presenta il problema e classi dove la percentuale è più bassa o addirittura nulla.

Spesso la disgrafia viene scambiata per negligenza, poco impegno, scarsa motivazione all’apprendimento. Il ragazzino affetto da questo disturbo è pertanto considerato poco volenteroso, disorganizzato, disordinato, non motivato e tale valutazione genera un pregiudizio pericolosissimo che permane talvolta per sempre o, nel migliore dei casi, fino a quando il ragazzo non viene sottoposto a diagnosi grafomotoria che ne conferma la disgrafia.

La disgrafia viene considerata un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) cioè una difficoltà di apprendimento in bambini che appaiono normali nelle altre prestazioni intellettive.

Essa appartiene pertanto a quell’insieme di deficit dovuti a difficoltà percettivo-motorie non diagnosticati precocemente di cui fanno parte anche la dislessia, la discalculia, e ladisortografia.

Tutti disturbi che devono essere seriamente considerati per attivare interventi di recupero specifici che prevedano la presenza costante e simultanea di terapeuta, scuola e famiglia.



Sulla disgrafia si può (e si deve!) intervenire


La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento largamente sottostimato che provoca disagio psicologico e scolastico su cui si può intervenire attraverso interventi di Rieducazione della Scrittura condotti da rieducatori specializzati.

Insieme alla Dislessia e alla Discalculia, la Disgrafia è stata recentemente riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione Pubblica come un Disturbo Specifico dell’Apprendimento rispetto a cui è compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli alunniche.
Legge DSA.


Le fasi di sviluppo della scrittura



  • Pre-calligrafica: (fino a circa 8 anni), età scolare in cui il bambino apprende e consolida le forme grafiche. Nel primo anno di scuola la scrittura appare tesa per il controllo dei movimenti e la difficoltà nell’eseguirli. In seconda e in particolare in terza elementare il gesto è un po’ più sciolto per progressivo maggiore controllo.
  • Calligrafica: ( circa 9 anni) fase in cui il bambino aderisce al modello calligrafico con maggiore scioltezza. Questa fase viene considerata “l’età d’oro” dell’evoluzione della scrittura infantile perché il bambino prova il piacere di scrivere e si sente capace di dare libero sfogo a questa sua nuova e fondamentale acquisita competenza.
  • Post-calligrafica: (periodo della pre-adolescenza) stadio in cui compare una sempre maggiore rapidità esecutiva grazie alla quale la scrittura trova, personalizzandosi, forme semplificative originali. In questa fase viene rimesso in crisi l’equilibrio della fase precedente.



Bisogna considerare che elementi diversi dei vari stadi possono coesistere nella stessa grafia e che il periodo cronologico delle varie fasi è indicativo in quanto l’evoluzione della scrittura dipende dallo sviluppo individuale del soggetto: in questo modo un ragazzino può presentare caratteristiche della fase pre-calligrafica pur essendo, per età, in quella calligrafica, o viceversa. Non sempre quindi età cronologica ed età grafo-motoria collimano, come spesso si riscontra nelle scritture con disturbi grafo-motori.

Negli anni ’50 sono state ideate da H. de Gobineau e R. Perron delle scale standardizzate di valutazione per stabilire se la scrittura di un ragazzo è in anticipo, nella norma o in ritardo, rispetto alla media. L’equipe di Ajuriaguerra ha successivamente verificato e riconosciuto l’attendibilità di 30 item tra quelli originariamente utilizzati dai due autori, e li ha suddivisi in due gruppi: gli item relativi alla forma della grafia, che danno origine alla scala “F” e considerano l’aspetto generale della scrittura, l’esecuzione delle lettere e i collegamenti tra loro; e gli items relativi al movimento e quindi alla motricità che nel loro insieme costituiscono la scala M (cfr. S. Lena, Evoluzione della Scrittura, 2008).

L’età grafomotoria viene stabilita rilevando la presenza del fattore misurato da ciascun item su una scala a tre valori (0; 0,5; 1) e moltiplicando ciascun punteggio per un coefficiente di ponderazione il cui valore è diverso per ciascun fattore in relazione alla maggiore o minore diminuzione con l’età.

Tutti gli studi che utilizzano sistemi standardizzati di valutazione dello sviluppo grafico confermano come quello delle ragazze è in anticipo rispetto a quello dei ragazzi da 10 mesi a 1 anno.

L’istituto grafologico dell’età evolutiva della Scuola di Studi grafologici di Urbino ha condotto una ricerca sull’evoluzione della scrittura dai 6 ai 19 anni.

Dai risultati emersi (pubblicati sulla rivista “Scrittura” e nel volume “L’attività grafica in età evolutiva”) si rileva come nel periodo considerato la scrittura presenti in genere la seguente evoluzione:
  • aumento della flessibilità nei tratti curvilinei;
  • diminuzione dell’intensità della pressione dopo la prima elementare
  • aumento delle variazioni ritmiche della pressione con diminuzione nei tratti ascendenti e aumento in quelli discendenti;
  • aumento della nitidezza e della precisione del tratto;
  • diminuzione delle dimensioni della scrittura da 6 a 9 anni;
  • progressivo aumento della rapidità;
  • aumento della regolarità del rigo di base;
  • aumento della presenza delle aste concave a sinistra e delle torsioni pubertarie (aste con concavità accentuata a sinistra) nel periodo che va dai 9 ai 12 anni.


Calligrafia arte perduta?


Umberto Eco: la calligrafia, arte perduta da insegnare ai bimbi.

"I bambini, e non solo loro, non sanno più scrivere a mano". Il semiologo e romanziere Umberto Eco, che certo non può essere accusato di essere un retrivo accademico, lo sosteneva nel 2009 con un certo rammarico sulle pagine del quotidiano britannico Guardian. Nell'articolo, Eco si dice preoccupato per quel "50 per cento di ragazzi italiani che hanno problemi con la grafia, oltre che con gli errori di ortografia".

Una "tragedia" che, per il semiologo, è iniziata ben prima dell'avvento del computer e del cellulare. "E' ovvio - aggiunge Eco - che bella grafia non significa necessariamente fine intelligenza" e sottolinea che la scomparsa della bella scrittura sia cominciata ben prima dell'onnipresenza della tastiera del computer. A dare il via alla decandenza dell'arte della calligrafia è stata la penna a sfera. "La gente non aveva più interesse a scrivere in quanto, con questo prodotto, la scrittura non ha anima, stile e personalità". "La mia generazione - prosegue - ha imparato a scrivere a forza di ricopiare in bella grafia le lettere dell'alfabeto. Può sembrare un esercizio ottuso e repressivo, ma ci ha insegnato a tenere i polsi fermi sulle nostre scrivanie, sui nostri computer portatili".

Ma perchè rimpiangere la buona scrittura nell'epoca delle tastiere che incoraggiano il pensiero rapido? "Perchè - risponde - l'arte della scrittura insegna a controllare le nostre dita e incoraggia la coordinazione occhio-mano". "Le persone - conclude - non viaggiano più a cavallo, ma molti vanno a scuola di equitazione. Esistono strade e ferrovie, ma le persone si godono a piedi i valichi alpini.

E conclude "sarebbe una buona cosa se i genitori iscrivessero i propri figli a scuole di calligrafia per partecipare a gare e tornei".

Chiunque abbia un figlio in età scolare sa bene di che cosa parla Eco. E anche chi, adulto, utilizza quotidianamente il computer per lavoro si accorge spesso di non essere più abituato a scrivere una lettera, talvolta nemmeno a prendere appunti.

La 'perdita della calligrafia' è davvero una tragedia, come sostiene Umberto Eco, o solo un processo irreversibile da accettare, sapendo che la scrittura elettronica ha altri vantaggi, e ci permette di esprimere e modificare ben più rapidamente i nostri pensieri scritti? C'è modo, secondo voi, di tornare indietro, di fermare l'inversione di tendenza e riscoprire una manualità della scrittura che può essere anche lentezza del pensiero?




Cosa ne pensate?





I Pad a scuola - Classe 2.0



Documentazione didattica sulla sperimentazione didattica Classe 2.0, a cura di Adriana Sartore, referente del progetto della Direzione Didattica di Cassola (VI).

RIORDINO FRASI




Cartone animato didattico sulla materia.wmv

L'importanza dei cicli

Storia della festa del 2 giugno


Il 2 giugno 1946 si svolse il Referendum istituzionale che mise fine alla monarchia nel nostro Paese.
Gli italiani scelsero la Repubblica e insieme votarono per eleggere i 556 deputati dell'Assemblea Costituente che avrebbero redatto la nuova Carta Costituzionale.




Fu la prima tornata elettorale a vero suffragio universale, in quanto per la prima volta nella storia del paese andarono alle urne anche le donne: si recò a votare l’89,1% degli aventi diritto al voto, pari a 24.947.187 italiani.

Il risultato delle urne fu di 12.717.923 voti a favore della Repubblica, contro i 10.719.284 a favore della Monarchia. Al nord Repubblica e Monarchia avevano ottenuto, rispettivamente il 64,8% ed il 35,2%. al centro il 63, 4% ed il 36,6%. La situazione era rovesciata al Sud, dove la Monarchia aveva vinto dappertutto con percentuali del 67,4% contro il 32,6%.

Il capoluogo di provincia più repubblicano era Ravenna con una percentuale del 91,2%; seguiva a ruota Forlì con l'88,3%. Siciliano i comuni più monarchici: Messina (85,4%) e Palermo (84,2%).

Il 13 giugno, Umberto II, "il re di maggio" (10 maggio-13 giugno 1946), partì per l’esilio e la XIII disposizione transitoria della nuova Costituzione vietò l'esercizio dei diritti politici ai membri e ai discendenti di Casa Savoia e l'ingresso in Italia ai discendenti maschi della famiglia.
I Savoia sono tornati in Italia solo il 15 marzo 2003, dopo 57 anni di esilio.

La festività nazionale del 2 giugno, data della fondazione della Repubblica italiana, venne istituita nel 1949. Nel 1977 venne soppressa a causa dell'elevato numero delle festività infrasettimanali e della loro negativa incidenza sulla produttività sia delle aziende che degli uffici pubblici e le celebrazioni furono spostate alla prima domenica di giugno.

La festività è stata ripristinata nel 2001 con la Legge 20 novembre 2000 n.336, in quanto parte fondamentale della memoria storica italiana.
Come un gruppo di alunni della 5^ B di Via Sicilia a Serramanna
rappresenta il tricolore
 (in occasione del 150* anniversario dell'Unità d'Italia a.s. 2010/2011)

Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza


Origini del Primo maggio


Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.

Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.

"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perché non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere.

Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.

In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.

Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe.

Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.

In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.
"La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo.
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".





Tra Ottocento e Novecento


Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.

Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.

Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ?

Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione.

Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa.

Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.





Il ventennio fascista


Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio.

Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.





Dal dopoguerra a oggi


All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.

Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.

Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.

Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio.

Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".

Archivio Storico "Manuela Mezzelani"