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lunedì 30 aprile 2012

Oggi accompagno una rana a scuola.

Giovedì scorso una bambina di prima è arrivata a scuola felice con un mazzo di fiori di campo per le maestre e una rana.

La rana trovata durante una passeggiata in campagna è stata catturata e portata in classe in un barattolo di vetro con il coperchio bucherellato e con tutti i comfort all'interno: fiorellini, foglie e un po' d'acqua.
I bimbi erano felici e  lei si è prodigata tanto nel suo barattolo per suscitare curiosità e interesse.
I bambini l'hanno osservata con attenzione e l'abbiamo ospitata fino alla ricreazione, lei si è esibita all'interno del barattolo in una serie di saltini e capriole.
Poi al termine della ricreazione l'abbiamo liberata nel giardino della scuola in un angolo giudicato sicuro e riparato.
Lei a dire il vero non voleva abbandonare il barattolo, ha fatto un po'di resistenza, poi quando finalmente è uscita è rimasta nascosta dietro una foglia ad osservarci per un po', poi è balzata via facendoci vedere ancora le sue prodezze da abile salterina.
Venerdì poi è arrivata maestra Bruna e ci ha regalato una storia.
La storia, guarda la combinazione, era di "Rana Boccuccia", ci è piaciuta molta anche perché pensavamo alla nostra amica ranetta.
La storia parlava di una ranocchia dalla bocca grande che voleva scoprire la dieta di Marabù Coccò e alla fine scoprì che la dieta di Marabù Coccò era di mangiare tante rane chiacchierone con la voce altissima e dalla bocca larga.
E' stato bello perché alla fine in biblioteca i bambini sono diventati  rane salterine,  gracidanti e gioiose.

Dettagli del libro









mercoledì 25 aprile 2012

25 Aprile

Resistenza e Costituzione.

Nelle nostre scuole certi problemi che dovrebbero contribuire alla formazione di cittadini di una repubblica democratica raramente vengono affrontati e se affrontati lo vengono con estrema superficialità dando loro scarsissima importanza.

Credo che non tutti conoscano la nostra Carta Costituzionale e che molti di noi non si rendono conto di vivere in un paese che ha una delle costituzioni più avanzate fra quelle esistenti.

In Austria, in Svezia, negli Stati Uniti, già in quelle che sono le ultime classi delle scuole primarie, i maestri cominciano a spiegare la Costituzione che regola i rapporti fra i cittadini ed i poteri dello stato in cui vivono. Negli Stati Uniti i ragazzi vengono educati a conoscere anche gli “emendamenti” della loro Costituzione e richiamarsi ad essi.

In Italia l’approvazione a grandissima maggioranza della Costituzione risale al lontano 22 dicembre 1947 da parte dell’Assemblea Costituente eletta dal popolo italiano il 2 giugno 1946 assieme al referendum che spazzava via la monarchia savoiarda.

L’approvazione della Costituzione ha segnato una svolta fondamentale nella storia del nostro paese, non soltanto per i principi che essa ha posto alla base dell’ordinamento della società italiana, ma anche per le garanzie di cui li ha rivestiti e che hanno il loro perno nella qualificazione della Costituzione stessa come Costituzione rigida.

Cosa vuol dire Costituzione rigida? Vuol dire semplicemente che i “princìpi” in essa enunciati non sono modificabili con procedure legislative ordinarie e, dall’altro lato, che le leggi che sono incompatibili con quei principi non hanno alcuna validità. Sono da ritenersi nulle. Anzi, la dottrina costituzionalista e la giurisprudenza della Corte Costituzionale (anch’essa introdotta nel nostro paese per la prima volta con la Costituzione) hanno messo in luce la regola secondo la quale esiste un nucleo di “principi supremi” che non sono suscettibili di modificazione neppure attraverso i procedimenti di revisione che la Costituzione stessa prevede. Infatti in questi ultimi tempi si è parlato molto di revisione della Costituzione, da parte della Commissione bicamerale appositamente designata, ma se fate caso, leggendo i giornali, vedrete che essa si è occupata dell’ordinamento dello Stato, sul sistema delle elezioni di deputati e senatori, sui compiti attribuiti alle due Camere, sull’elezione del Presidente della Repubblica, sulle funzioni pubbliche attribuite a comuni, provincie, Regioni e Stato, eccetera, quindi la commissione è intervenuta sulla seconda parte della Costituzione e non sulla prima che enunciava i principi fondamentali del nostro vivere civile.

Sarebbe opportuno, che i ragazzi leggessero i primi articoli della costituzione in modo da poter percepire e comprendere, la portata pratica dell’affermazione dei valori della libertà, dell’eguaglianza e della democrazia. Il catalogo delle libertà che la Costituzione enuncia, comprende, insieme con i classici diritti civili e politici, un complesso di diritti economici e sociali i quali concorrono a qualificare la forma di Stato, oltre che come forma di stato di diritto, anche come stato sociale.

Queste enunciazioni sviluppano, in particolare, i due princìpi, certamente “supremi” che troviamo scritti negli articoli 2 e 3, che fondano la libertà umana e l’esigenza di promuovere in ogni modo possibile l’eliminazione delle discriminazioni - sia di diritto che di fatto - che ostacolano la realizzazione dell’eguaglianza dei cittadini.



Adesso occorrerebbe stabilire come la Costituzione italiana sia nata e perché. Ed allora bisogna riandare a quel meraviglioso fenomeno popolare che è stata la Resistenza.

Per dare un significato politico, per stabilire un collegamento tra Resistenza e Costituzione, penso che sia necessario iniziare ricordando il discorso di Piero Calamandrei ai giovani milanesi tenuto nel 1955 che si concluse con la forte immagine secondo la quale la Costituzione veniva presentata come un “testamento”: il testamento dei caduti della Resistenza.

Calamandrei con il suo mirabile discorso voleva tenere viva l’attenzione dei giovani sui valori che la Costituzione aveva codificato e che le vicende politiche successive rischiavano in qualche modo di appannare.

A più di sessant’anni di distanza mi sembra necessario accentuare non tanto il fatto militare, quanto il forte spessore politico che danno valore alla Resistenza e alla guerra di liberazione.

Se ci volessimo limitare a ricordare la Resistenza come un solo fatto militare saremmo oggi ridotti a celebrarla come vecchi compagni d’armi che si ritrovano, consumano assieme il rancio, ascoltano qualche ricordo, si salutano augurandosi di ritrovarsi l’anno successivo.

Se la guerra di liberazione e la lotta partigiana consistessero soltanto in un evento di carattere militare, terminata la guerra, il 25 aprile 1945, si sarebbe potuto dire missione compiuta, non ne parliamo più. Invece bisogna parlarne, perché la lotta di liberazione del nostro paese non è stata soltanto un fatto di carattere militare, è stata un fatto politico, nel senso nobile della parola, e non partitico: cioè nell’interesse della collettività, del bene collettivo. Infatti nei territori occupati dai nazisti, diciamocelo francamente, l’unica vera forma di rappresentanza dell’Italia era data dai partigiani e da coloro che combattevano per la Libertà.

L’esercito non esisteva più, si era liquefatto come neve al sole, il paese era in mano ai nazisti oppressori e chi veramente rappresentava il paese erano i partigiani, i comitati di liberazione nazionale tant’è vero che furono costituite delle repubbliche partigiane Carnia, Montefiorino, Val d’Ossola, dove i loro governi provvisori emanarono addirittura delle leggi.

Durante quei governi ci fu una distinzione tra giurisdizione civile e quella penale; ci fu una distinzione tra reati comuni e reati politici; ci fu una polizia alle dirette dipendenze della magistratura: tutte cose che hanno servito a quello che si doveva costruire nel nostro paese. E' da ricordare che la costruzione politica derivante dalla Resistenza è stata difficilissima fin dal tempo della Resistenza stessa, perché i partigiani non avevano alle spalle quello che avevano gli altri resistenti e combattenti in Europa. I grandi avvenimenti, come la rivoluzione russa, hanno avuto dei precedenti di carattere culturale e filosofico. Per la rivoluzione francese abbiamo avuto tutto il periodo dell’illuminismo, per la rivoluzione russa abbiamo avuto tutto il marxismo, le sue implicazioni, le culture diverse intorno al marxismo, le discussioni. In Italia dietro le spalle non c’era nulla.



Ci fu chi battezzò la Resistenza come il nostro Secondo Risorgimento. Non sono d’accordo con quel grande storico che fu Luigi Salvatorelli. Anzitutto perché al Risorgimento partecipò, anzi lo portò alla vittoria la monarchia sabauda che non parteciperà alla Resistenza. Il Re che aveva già tradito lo statuto albertino, che non seppe ripudiare il fascismo, che non si tirò indietro né davanti alle leggi razziali nè alla dichiarazione di guerra, di fronte al movimento di Resistenza rimase freddo ed assente ed i motivi li conosciamo sin troppo bene. Pensava di rifarsi una verginità e di far dimenticare le sue malefatte avallando la dichiarazione di guerra alla Germania nazista presentatagli da Badoglio nell’ottobre del 1943.

La differenza tra Risorgimento e Resistenza è notevole: i due movimenti sono paragonabili su un solo piano, quello di liberare l’Italia dall’occupazione straniera. Per il resto, idee, contenuti, esercito, lotte, partecipazione, ecc. sono diversissimi.

Il Risorgimento discende direttamente dalle idee della rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche che fanno balenare nelle menti più aperte degli italiani la possibilità e la necessità di riunire dopo tanti secoli l’Italia in un solo Stato. Quelli che sentono questa necessità e si prodigano per propagandarla costituiscono un'élite minoritaria rispetto al resto della popolazione. Si tratta di nobili, intellettuali, professionisti e studenti. La classe operaia e quella contadina non sentono e da quei problemi non vengono affascinate. Anzi, per quel poco che sanno, li odiano. Per loro l’unità d’Italia significa guerra, carneficine, lutti e miserie di cui loro, contadini ed operai sono costretti a portarne il peso. Infatti essi costituiscono la cosiddetta carne da cannone, quella che deve sacrificarsi sui campi di battaglia. Da ciò deriva il loro odio per i Bandi di mobilitazione generale, le cartoline precetto di richiamo alle armi ed in una parola di tutto ciò che ha attinenza con la guerra.

La Resistenza è una cosa diversa: non esistono né Bandi di mobilitazione, né cartoline precetto. Si va in montagna liberamente, spinti da ideali diversissimi, quando addirittura non saranno i Bandi della repubblica di Salò a costringere i giovani ad una scelta decisiva.

Ci si ritrova in montagna giovani e vecchi, operai e contadini, uomini e donne, comunisti, socialisti, GL, monarchici e persino i cattolici che durante il Risorgimento erano stati col cuore dalla parte del Papato. Per la prima volta nella storia d’Italia contadini ed operai partecipano attivamente alla costruzione del loro futuro e non lo subiscono. Troviamo formazioni partigiane costituite quasi completamente da contadini, come nel cuneese, oppure da operai dei cantieri navali nella Venezia Giulia.

Le donne s’impegnano in tutte le forme possibili: reperimento di viveri in pianura per portarli con le gerle in montagna, cucendo indumenti per il parente o l’amico partigiano, facendo la staffetta da una formazione all’altra, portando ordini e notizie sia dalla pianura che dalla città. Come sarebbe stata possibile altrimenti una Resistenza senza l’aiuto delle donne?

La Resistenza fu infatti, come la definì Salvemini, una guerra di popolo, né più, né meno di quello che aveva dichiarato Parri ai primi di novembre del 1943, quando con Valiani attraversò il confine svizzero per incontrarsi con i delegati angloamericani i quali dal movimento partigiano si aspettavano solo sabotaggi ed informazioni e rimasero strabiliati quando egli affermò ripetutamente che puntava su una guerra del popolo italiano, condotta da una esercito del popolo: i partigiani. A quel tempo i partigiani che erano saliti in montagna ammontavano si e no a qualche migliaio.

Alcuni fatti mi sembrano importanti da chiarire in quanto di solito vengono dimenticati o sottovalutati. Man mano che la lotta partigiana aumentava d’intensità nei territori occupati dai tedeschi essa si conquistò l’ammirazione ed il rispetto dei comandi alleati, specie dopo l’insurrezione di Firenze che pose fine alla lotta sanguinosissima combattuta in Toscana. Nello stesso mese di agosto del 1944 la brigata Rosselli, comandata da Nuto Revelli, impedì per alcuni giorni nella battaglia della Val Stura alla 90° divisione corazzata tedesca di accorrere da Acqui, dove si trovava, a Tolone, valicando il passo della Maddalena, per bloccare lo sbarco angloamericano avvenuto tra Nizza e Marsiglia. Nello stesso tempo i garibaldini di Arrigo Boldrini con i mazziniani di Biasini e Libero Gualtieri combattevano contro i tedeschi sulla linea gotica.

La guerra di liberazione nazionale fu senza alcun dubbio una lotta armata contro l’invasore nazista e contro il fascismo nostrano messosi al suo servizio, ma fu anche una lotta politica che cominciò al Sud nel territorio già liberato dagli angloamericani i quali tardavano a ripristinare le libertà democratiche. In ciò vi era senza alcun dubbio l’interesse di Churchill che voleva difendere la monarchia sabauda e che la riteneva un possibile futuro baluardo contro una eventuale minaccia comunista.

Il congresso del partito d’azione tenutosi a Bari nel gennaio del 1944, che si espresse in modi durissimi all’unanimità contro la monarchia sabauda aveva profondamente turbato Churchill che neanche l’arrivo di Togliatti dalla Russia nel successivo marzo e la conseguente “svolta di Salerno” riuscirà a tranquillizzare.

Il fatto politico più importante fu senza dubbio la creazione dei CLN, i Comitati di Liberazione Nazionale, che consentirono di dare alla Resistenza italiana un unico indirizzo politico, un unico comando generale della lotta partigiana e s’imposero, con loro unitarietà, sia di fronte alle forze partigiane che li riconobbero come loro emanazione, ma anche rispetto alle autorità militari angloamericane.

I CLN che discendevano a grappolo dal centro, Milano, sino al più sperduto paese dove si lottava per la libertà, vennero riconosciuti dagli alleati, ma l’azione politica più importante si svolse a Roma.

Qualche giorno prima della liberazione di Roma, il CLN centrale chiese in forma ultimativa le dimissioni del generale Badoglio da presidente del consiglio, di dare pieni poteri legislativi al governo che si sarebbe formato, di esentare i ministri dal giuramento di fedeltà al Re e di farli giurare invece nell’interesse supremo della nazione e stabilire con un decreto legge che al termine della guerra il popolo italiano avrebbe potuto scegliere la forma statuale che più gli aggradava: monarchia o repubblica.

Liberata Roma, Badoglio fu costretto a dimettersi ed il suo successore, Bonomi, ex presidente del CLN romano, si fece dare pieni poteri legislativi e sulla base degli stessi emanò il 25 giugno 1944 il decreto che stabiliva sia l’elezione di una Assemblea Costituente che la scelta istituzionale, a guerra conclusa, tra Monarchia e Repubblica. Calamandrei commentò:” siamo usciti dalla legalità statutaria e siamo entrati nella legalità precostituente.”

A fine estate, sbalordito dell’opera delle brigate partigiane e dei CLN, il toscano in particolare e dell’importanza assunta dal movimento partigiano che era riuscito a creare tre zone libere ed aveva bloccato una intera divisione corazzata che si stava precipitando a dare manforte alle guarnigioni tedesche che tentavano di impedire lo sbarco, il Comando delle truppe alleate, chiese un incontro con il CLN alta Italia (CLNAI). La delegazione del CLNAI (formata da Parri, Pizzoni, Paietta e Sogno) che si recò a Roma già da mesi liberata, ebbe dagli incaricati del generale Wilson e del Maresciallo Alexander il riconoscimento del diritto di condurre la lotta partigiana, che costituiva un invito alle popolazioni di sostenere il movimento partigiano e fu anche firmato un protocollo di accordo col quale le autorità militari alleate s’impegnavano ad avallare le nomine dei responsabili amministrativi (Prefetti, sindaci, questori, provveditori agli studi,ecc.) effettuate dai CLN.

Il successo della missione romana degli esponenti della Resistenza nel Nord, ancora occupato dai nazisti fu completato dalla promessa Alleata di intensificare i lanci paracadutati di armi ed aiuti di vario genere alle formazioni partigiane.

Il tutto venne raccolto in un protocollo firmato da entrambe le parti. L’importanza politica di questo protocollo è notevolissima: eccetto che nel caso della Jugoslavia, gli alleati avevano sempre trattato con i governi in esilio delle varie nazioni occupate dai tedeschi. In questo caso invece trattavano e firmavano documenti direttamente col movimento partigiano operante nella zona occupata dai nazisti ed ebbe sentore di quelli che erano i motivi ed i programmi del movimento partigiano.

Udirono Parri dichiarare senza mezzi termini che si combatteva per costituire una repubblica democratica che bandisse in quella che sarebbe stata la sua nuova carta costituzionale ogni tipo di guerra di aggressione, che non ci sarebbero più state in Italia discriminazioni dovute a razza, fede religiosa od altro, che l’eguaglianza dei cittadini di fronte alle leggi dello stato non avrebbe avuto limitazioni, eccetera; tutte cose che noi poi troveremo scritte tra i principi della nostra costituzione.

Altro aspetto politico importante della Resistenza italiana fu l’organizzazione degli scioperi dei primi di marzo 1944 che bloccarono l’attività di moltissime fabbriche e di intere città. A Milano si fermarono i tram, lo sciopero bloccò anche Il Corriere della Sera. Non era possibile per i nazifascisti nascondere la gravità che da tali scioperi emergeva. Inoltre fu attraverso l’attività dei propagandisti politici nelle fabbriche, negli uffici e dappertutto che in molti cittadini, sino a quel momento disinteressati, si manifestò il desiderio e la necessità di seguire attentamente le vicissitudini della politica.

Le fucilazioni e le deportazioni di scioperanti, operate dai nazisti, i manifesti affissi nelle strade che annunciavano condanne a morte ottennero solo lo scopo di fare odiare ancor di più dalle popolazioni fascisti e nazisti.



Un altro aspetto che non bisogna dimenticare è l’apporto di idee e programmi che la Resistenza ha elaborato e consegnato ai futuri reggitori della politica nazionale. E da quelle idee e da quei programmi che sono usciti i valori, i principi che sono alla base delle nostra Costituzione che il 22 dicembre compirà sessantacinque anni. Ricordiamocelo.

di Alberto Berti

martedì 24 aprile 2012

Viaggio in treno a Decimomannu

Oggi i bambini della classe prima di Serramanna hanno incontrato finalmente i loro "amici virtuali" di Decimomannu.
Dal virtuale alla conoscenza diretta...CHE EMOZIONE!!!!


««««««««««
Scuola dell’Infanzia Di Decimomannu – Sezione F
(Istituto Comprensivo “L. Da Vinci”)
Scuola Primaria di Serramanna – Classe 1^ – Sezione A tempo pieno
(Istituto Comprensivo via Sicilia)
 Anno Scolastico 2011/2012

Le attività attraverso le quali si sono perseguiti gli obiettivi del progetto "QUASI IN PRIMA... GIA' IN PRIMA" hanno avuto un carattere essenzialmente ludico, confacenti alle fasce d’età dei bimbi. 

Il progetto è stato svolto utilizzando una metodologia essenzialmente basata sul coinvolgimento attivo degli alunni attraverso giochi parlati, attività ludiche, grafiche, musicali e motorie.

Durante le attività le insegnanti hanno svolto un ruolo di regia educativa, cercando di favorire la collaborazione tra i bambini e di supportare delle forme di mutuo insegnamento tra gli alunni della scuola Primaria e della scuola dell’Infanzia.
A questo proposito hanno avuto un ruolo fondamentale le Nuove Tecnologie, nel consentire agli alunni di “rapportarsi” a distanza e di inviarsi dei messaggi audio/video registrati, finalizzati alla conoscenza reciproca e alla condivisione e socializzazione di quanto appreso.

Le Tic, inoltre, sono state un ulteriore “linguaggio” (multimediale), atto a favorire la creazione di un nuovo “ambiente” di apprendimento, attraverso cui rielaborare le esperienze, le conoscenze e le competenze, al fine di rafforzarle, interiorizzarle, esternalizzarle.

Il nostro percorso è iniziato con l’invio di un pacco-dono del libro 
Se vede una scala, Ninetta curiosa...” - Libro illustrato 
 autore: Alfa Beta. Editore: Carthusia 
e una lettera...

Ecco la risposta...
dentro tante belle sorprese: un cd con le presentazioni e tanti bei disegni.
La scuola di Decimomannu...bellissima!
Scambio di regali e..tante altre belle esperienze.

Adesso aspettiamo con ansia  i nostri amici di Decimomannu a Serramanna, faremo conoscere loro la nostra scuola e giocheremo insieme facendo il girotondo dell'amicizia.





domenica 22 aprile 2012

INVALSI 2012: Materiali Informativi Per Lo Svolgimento Delle Prove


L'INVALSI ha messo di recente on-line imateriali informativi per lo svolgimento delle prove 2012, riguardanti sia il primo che il secondo ciclo di istruzione.

Vediamo, in sintesi di cosa si tratta: 






Consultate anche le date e i tempi per la somministrazione delle prove insieme al manuale per il controllo del materiale:



Libri per bambini? Scegli quelli in pdf.

Per una buona crescita i bambini hanno bisogno di infinito amore, una dieta appropriata e tanti libri.


Progetti come Nati per leggere nascono dalla convinzione dell'importanza della lettura ad alta voce per bambini dai 6 mesi ai 6 anni e sottolineano come la lettura favorisca i processi relazionali e cognitivi dei bambini.
Le biblioteche civiche offrono sale appositamente studiate per i bambini, con libri per loro, scaffali bassi, tavolini e seggioline e le librerie specializzate organizzano pomeriggi di lettura rivolti ai più piccoli.

Non sempre tuttavia non sempre riusciamo a portare i nostri bambini in biblioteca o in libreria e, a volte, comprare molti libri significa spendere molto.
I libri costosi, poi, nelle mani dei nostri piccoli, durano poco e, francamente dispiace vedere quel bel libro fatto a pezzi o tutto scarabocchiato.


E per questo che i libri in pdf rappresentano una bella alternativa a quelli stampati.
Se pensate che un libro in pdf non abbia illustrazioni, vi sbagliate. Si trovano  ci sono libri prescolari, libri da colorare, libri per giocare, libri per scoprire, libri per bambini dei primi anni delle elementari per esercitarne la lettura e imparare le prime regole ortografiche e grammaticali.


Perché un libro per i tuoi bambini in pdf?
Perché costa meno di uno stampato ma è altrettanto bello
Perché se piove o sei immobilizzata a casa, vai su internet, leggi, stampi e via...
Perché se il tuo bambino lo ha letteralmente "divorato", ne stampi un altro
Perché diventa un gioco scegliere il modo in cui rilegarlo


Buona lettura!

Compiti si o no?




Una ricerca condotta da Harris Cooper, professore di psicologia e neuroscienze presso la Duke University, ha suggerito che i compiti a casa in piccole dosi possono rafforzare le competenze di base e aiutare i bambini a sviluppare abitudini di studio, ma che esistono rendimenti decrescenti.


È normale che gli insegnanti diano i compiti a casa, ma non è sensato; da qui l’appello di Maurizio Parodi nel saggio BASTA COMPITI! Non è così che si impara rivolto a genitori, insegnanti, studenti, con cui  si oppone a una delle più inveterate consuetudini scolastiche, tanto più indiscussa proprio perché immotivata, scontata.

I compiti a casa sono sempre problematici: sia per gli studenti – e le loro famiglie – che li vivono come un obbligo fastidioso, che per gli insegnanti che li devono preparare e assegnare.
Maurizio Parodi, dirigente scolastico e pedagogo, spiega perché si danno, come si fanno, quali effetti producono, quanto sono inefficaci e dannosi. Compito principale della scuola, infatti, non è «punire» gli studenti oberandoli di lavoro anche fuori dalle aule, bensì insegnare il giusto metodo di studio per imparare con profitto e far emergere la personalità di ciascuno di loro.

Il saggio è arricchito dai contributi di Corrado Augias e dei docenti di tutta Italia, che si sono incontrati on line sul network Ning dando vita a un vivace e originale dibattito, La scuola che funziona, di cui vengono riportati gli spunti più illuminanti; dall’analisi delle teorie di Antoine de La Garanderie e Gianni Rodari sulle tecniche per favorire lo sviluppo cognitivo e meta cognitivo degli studenti, perfezionando il loro metodo di studio; da una «chiacchierata» con lo scrittore (ma prima ancora maestro elementare) Maurizio Maggiani su compiti a casa, educazione e futuro della scuola.

lunedì 16 aprile 2012

In classe al suono della campanella



La puntualità non è un dono di natura e va insegnata come qualsiasi altra cosa, soprattutto ai bambini che tendenzialmente non hanno del tempo lo stesso concetto degli adulti.
E per insegnare ai piccoli a rispettare gli orari niente di meglio che usare la scuola come terreno di allenamento.
Innanzitutto, è indispensabile dare loro il buon esempio.
Se già mamma e papà sono degli eterni ritardatari, difficilmente il bimbo imparerà (e cercherà) di essere puntuale. In questi casi, note e punizioni (giustificate e inevitabili) a scuola sono più un monito verso i genitori che un appunto al bambino.
Spetterà, poi, a loro rendersi conto che il loro comportamento è sbagliato e crea dei problemi al bambino in quello che è il "suo" ambiente di lavoro.

Se, invece, il problema è proprio del bimbo, che magari la mattina non vuole alzarsi, che perde tempo nel vestirsi, nel preparare lo zainetto, nel fare colazione…. cercate, a casa, di fornirgli un metodo, programmando in un certo senso passo passo, tutte le mosse per un "dolce risveglio". Ecco, dunque, qualche consiglio. 

Se il piccolo è un dormiglione e fatica ad alzarsi, nei giorni di scuola, speditelo a letto non dopo le 9. In questo modo sarete sicure che la sua non è stanchezza, ma indolenza e non avrà scuse quando andrete per svegliarlo. Inoltre, puntate la sua sveglia 10 minuti prima rispetto all'orario standard così che, se anche dovesse tardare a svegliarsi, comunque non avrete perso minuti preziosi nel tentativo di farlo alzare. In ogni caso, evitate di lasciarlo dormire fino all'ultimo: avrà più tempo da dedicare alla colazione, alla sua igiene personale, all'operazione di vestizione.
Cercate di svegliarvi anche voi per tempo: potrete, così, preparare con calma la colazione, occuparvi di voi stessi (lavarvi, vestirvi…) e avrete il tempo da dedicare ai bambini aiutandoli se sono lenti (non lasciatevi ingannare, però: la loro lentezza potrebbe nascondere anche solo una pigrizia di fondo.
Abituateli, quindi, già dagli ultimi anni della materna, a vestirsi e lavarsi da soli, a pettinarsi per conto loro… Impareranno, sicuramente, a essere più autonomi).

Prendete l'abitudine, poi, di preparare la sera prima i vestiti per il giorno dopo e la cartella per la scuola: non dovrete impazzire la mattina a cercare quaderni introvabili smarriti sotto montagne di fogli e libri sulla scrivania, calze abbinate alla camicia, mutande finite, chissà perché, nel cassetto del fratello…
Inoltre, in questo modo, il rituale mattutino comincerà già prima di andare a dormire la sera quando i piccoli avranno modo di concentrarsi su tutto l'occorrente per il giorno dopo, imparando a organizzare le loro cose e il loro tempo.
Dal punto di vista degli insegnanti, se capita che un bambino arrivi in ritardo una volta ogni tanto, chiudete un occhio: può capitare a tutti una mattinata storta, ma se vi rendete conto che si tratta di una cattiva abitudine, non lasciate passare la cosa sotto silenzio e se punizioni e note non dovessero bastare non abbiate timore nel convocare i genitori per chiarire la situazione, facendo presente che, se la cosa dovesse succedere nuovamente, potreste anche decidere di non accogliere in classe il bambino per quel giorno.
La puntualità non è, infatti, opzionale e imparare a rispettare gli altri è una delle prime cose che i piccoli dovrebbero imparare a scuola come insegnamento di vita e di rispetto per le regole.

domenica 15 aprile 2012

Evernote: appunti a portata di click

Che cos’è Evernote?
Evernote è un’applicazione che permette di organizzare facilmente foto e immagini e di recuperare tutte le informazioni che contengono:

  • Nomi
  • Numeri di telefono
  • Indirizzi
  • Orari

Prendere nota di qualsiasi cosa cosi' diventa facilissimo e voloce quando uno snap shot.
Niente più scartabellare tra mille foglietti svolazzanti.
Niente più ‘Hai visto quel foglio… ?’

Poco importa se si tratta di una scritta a mano, stampata, o di un numero : Evernote archivia e riconosce praticamente qualsiasi cosa.

Che cosa si puo’ fare con Evernote?

Con Evernote si possono archiviare e ritrovare facilmente le informazioni contenute in:

  • Screen grab fatti al computer
  • Foto scattate con il cellulare o la webcam
  • Immagini digitali
  • Scan
  • Pdf
  • O qualsiasi altra cosa.

Qualsiasi immagine contenga testo è ora catalogabile e a vostra disposizione su qualsiasi dispositivo vogliate.

Come si usa Evernote:

Create il vostro account sul sito.
Accedetevi tramite smart phone, IPad o computer.
Scattate una foto di cio' che vi interessa.
Salvate l'immagine in Evernote.
Quando avrete bisogno di fare una ricerca, basterà accedere al vostro account e digitare una parola chiave per ritrovare immediatamente gli ingredienti di una bibita che vi è piaciuta, il numero di un amico, un appunto su un post-it, il nome di un hotel o una marca di Champagne.

Come funziona?
Tutta l’informazione che salvate è archiviata sul vostro conto Evernote, sincronizzata sul vostro PC, mac o Smart Phone e quindi accessibile in qualsiasi momento, on o off-line.
Evernote riconosce il testo contenuto nelle immagini e lo indicizza, fa tutto automaticamente.
Voi potete aggiungere tag, per recuperare l’informazione ancora più facilmente.

Il logo della compagnia è un elefante e davvero, per rappresentare questa nuova e fantastica memoria, nulla sarebbe più indovinato.


Ecco il video che mostra come si usa Evernote:



giovedì 12 aprile 2012

Didapages

Stamattina una collega mi ha detto che aveva creato un lavoro con la sua classe con Didapages, così mi è parso utile condividere in questo spazio il TUTORIAL di Didapages per chi volesse utilizzare il software per creare un libro interattivo.




Didapages è  un programma per Windows, si basa su Flash e permette di costruire facilmente dei libri interattivi e multimediali che possono essere utilizzati per l'autoformazione, l'insegnamento in classe o la formazione a distanza.
L'interfaccia è quella classica del libro, con le pagine che si sfogliano cliccando sull'angolino in basso a destra.
Nei libri è possibile inserire elementi e file di diverso tipo: testi, immagini (jpeg), file audio (.mp3), video (.FLV, Flash Video) e animazioni Flash.
Già all'interno di Didapages è possibile costruire delle semplici animazioni; inoltre l'interattività viene utilizzata per animare le pagine, per esempio creando delle "zone attive" o permettendo ai pulsanti di visualizzare differenti testi o immagini; è particolarmente simpatica l'opzione che permette al lettore di disegnare sulle pagine del libro.
Il libro creato da Didapages si presenta come una cartella che comprende un file .xml che contiene i dati del libro, un file .html, un lettore Flash molto leggero (114 kb) e gli eventuali file multimediali; il libro si può visualizzare con un semplice browser.
La versione italiana di Didapages (4,22 Mb) ed il tutorial si possono scaricare a questo indirizzo:http://nilocram.altervista.org/materiali/didapages/Didapages.zip


Didapages non è un software opensource; il suo utilizzo è gratuito solo per l'uso educativo e non commerciale, ma, cominciando ad esplorare i vari tutorial, vi renderete conto di quanto possa essere utile per varie applicazioni didattiche.

La forte componente multimediale si concretizza nella possibilità di inserire immagini, suoni e video.



Guida in italiano1
Guida in italiano 2

Un lavoro realizzato con Didapages








martedì 10 aprile 2012

Creare Learning Object


Linee guida per la progettazione di un Learning Object




Progettiamo correttamente un TEST di verifica


Un Test è un insieme organizzato di quesiti (anche di tipo diverso) che permette di comprendere se e in quale misura gli obiettivi didattici specifici cui si riferisce sono stati raggiunti.

Nel seguito dell'articolo viene presentato un modulo eXe che può essere scaricato nella sezione Downloaddi exelearning.it . Seguendo questo link è invece possibile visualizzare il contenuto del modulo sulla progettazione di un test di verifica con exelearning.

In questo modulo vengono presentati esempi di quesiti organizzati secondo una classificazione "logica" che si riferisce alrapporto tra le informazioni fornite e le risposte attese.

Le sezioni relative alle diverse "Tipologie di quesito" costituiscono una specie di ricettario utile a variare all'interno di un prodotto e-learning tipo e funzione dei diversi quesiti.

La motivazione proviene dall'aver osservato che in numerosi moduli formativi è prevalente in modo monotono la modalità"Quesito a risposta multipla e risposta singola", modalità senz'altro utile ma non esaustiva, tra l'atro utilizzabile in modo creativo e meno monotono di quanto osservato.

Le grandi "classi logiche" presentate sono le seguenti, elencate per risposta attesa: Seleziono un elemento, Identifico un profilo, Collego o ordino, Completo e Compongo.






Un modello di Learning Object di rapido uso

Premessa
Di seguito viene presentato un file sorgente ".elp" di eXeLearning in cui viene proposto uno schema di modulo che permette di organizzare in modo veloce i propri materiali formativi. Il modello intende essere uno strumento utile per chi sta preparando dei Learning Object e vuole immediatamente vedere come appariranno i materiali una volta organizzati.

Di seguito un esempio del modello di Learning Object con eXelearning:

Il modello presenta una prima parte di orientamento generale (Titolo, Panoramica, Mappa, Attivazione), una seconda parte di sviluppo delle competenze (Lezioni e Verifiche) ed un'ultima parte di consolidamento e approfondimento (Riepilogo, Materiali di riferimento, Glossario ecc.).






A scuola senza auto: piedibus



Lo scorso anno scolastico 2010/2011 mentre si progettava per il nostro POF (Piano dell'Offerta Formativa) nacque l'idea di predisporre un progetto rivolto ai genitori e ai bambini/ragazzi del nostro Istituto Comprensivo Statale con lo scopo di creare le condizioni affinché gli alunni potessero andare a scuola a piedi da soli.

Gli obiettivi perseguibili erano:
  • Accrescere l’autonomia e l’indipendenza dei ragazzi consentendo il diritto di muoversi in sicurezza all’interno di una comunità;
  • Promuovere la conoscenza del territorio;
  • Ridurre il traffico all’entrata delle scuole;
  • Ridurre l’inquinamento;
  • Promuovere comportamenti salutistici.

Progetti Piedibus vengono attuati da anni nelle scuole dell'Emilia Romagna e non solo.

Il Piedibus è organizzato come un vero autobus, con linee, fermate, orari, autista, controllore e regolamento: "trasporta" i bambini dalla fermata più vicina a casa fino a scuola in modo sicuro, ecologico e salutare.

Per fare movimento
Imparare a circolare
Esplorare il proprio quartiere
Diminuire traffico e inquinamento 
Insieme per divertirsi
Bambini più allegri e sicuri di sè
Un buon esempio per tutti
Svegliarsi per bene e arrivare belli vispi a scuola 


Purtroppo però il progetto non è andato in porto, nonostante i benefici che avrebbe potuto portare alla nostra comunità.



Ipotesi di funzionamento del servizio che coinvolgeva (Scuola- Comune-Associazione Anni d'Argento):

  • I genitori richiedono l'iscrizione al servizio utilizzando degli appositi moduli ed accettando il regolamento contenente le modalità di svolgimento del servizio. 
  • I ragazzi iscritti devono recarsi presso dei punti di incontro stabiliti e, sotto la sorveglianza di operatori delle associazioni di volontariato presenti sul territorio, vengono accompagnati a scuola. 
  • Tutti i percorsi individuati saranno dotati di una segnaletica specifica e personalizzata (linea blu- rossa- verde- arancione). 



Il 20 Marzo 2012 leggo con grande gioia nel sito della Provincia del  Medio Campidano:

martedì 20 marzo 2012 - Associazione Culturale Progetto Comune (Villacidro)
Ricevuto, pubblichiamo: Domani a Villacidro parte il “Piedibus”. Fonte: Associazione Culturale Progetto Comune (Villacidro)


Domani 21 Marzo a Villacidro si terrà l'inaugurazione del servizio Piedibus. L'appuntamento è alle ore 8,15 in via Togliatti, ai cancelli d’entrata del plesso scolastico di via Farina. Chi volesse seguire l'intero percorso delle varie linee può raggiungere i capolinea alle ore 8,00
Il progetto Piedibus è un modo nuovo di riproporre l’antica abitudine di recarsi a scuola a piedi. L’inaugurazione, sarà un modo diverso per salutare l’avvento della primavera, una vera e propria festa itinerante con tanto di banda a supporto.
Il Piedibus è il modo più sicuro, ecologico, divertente, gratuito e salutare per andare a scuola.
Organizzato come un autobus , con capolinea, orario e fermate prestabiliti, è composto da un convoglio di bambini che camminano verso la scuola, accompagnati da due adulti.
Il progetto ha tra i suoi scopi quello di coinvolgere i bambini educandoli alla mobilità sostenibile, intervenire sulle abitudini delle famiglie per ridurre il numero di genitori che giornalmente accompagnano in auto i figli a scuola e proporre un sano esercizio fisico che contrasta la sempre più preoccupante tendenza all'obesità.
L’inaugurazione, che vedrà coinvolti i bambini della scuola di via Farina riguarderà una fase sperimentale con l’avvio delle prime tre linee; l’auspicio è di estendere il Piedibus anche agli altri tre plessi scolastici di Villacidro.
Il progetto è stato condiviso con la comunità locale. Le famiglie e la cittadinanza, dimostrando un entusiasmo superiore alle aspettative, supportano e completano il lavoro dei promotori. I singoli cittadini, soggetti attivi nella realizzazione del Piedibus, influenzano in maniera tangibile la qualità della vita collettiva, attraverso azioni individuali e scelte responsabili.
Il Piedibus, uno dei pochi in Sardegna e senz’altro il primo nel Medio Campidano, è stato promosso dall’associazione culturale Progetto Comune e prontamente recepito dal Circolo Didattico G.Dessì di Villacidro. Tra gli altri sostenitori vanno citate la ASL 6, il corpo di Polizia Municipale di Villacidro e l’Amministrazione Provinciale del Medio Campidano. L’Amministrazione Comunale di Villacidro ha dichiarato disponibilità a collaborare e sta intervenendo per rimuovere le criticità rilevate nei percorsi segnalate dai promotori.



E' un inizio e una speranza. 
Spero tanto che tantissime Scuole si attivino e avviino il maggior numero  possibile di Progetti PIEDIBUS nel Medio Campidano. 


Un elenco dei Piedibus italiani in servizio, suddiviso per città:


Elenco Piedibus in servizio in provincia di Cagliari
ComuneIniziativa
AsseminiL'8 Aprile ha preso il via il Piedibus
CagliariPiedibus: tutti in fila verso la scuola
CagliariIl Piedibus della Montanaru



Elenco Piedibus in servizio in provincia di Medio Campidano
ComuneIniziativa
Villacidroil giorno tanto atteso per l’inaugurazione del progetto Piedibus è finalmente arrivato.



Elenco Piedibus in servizio in provincia di Sassari
ComuneIniziativa
AlgheroIl Piedibus di Alghero
IttiriE' partito il primo Piedibus di Ittiri



Linda Frongia

lunedì 9 aprile 2012

Io carciofo, tu carciofi... noi....


IL CARCIOFO

A livello mondiale, i Paesi in cui la coltivazione del carciofo è maggiormente diffusa sono l'Italia, la Spagna, la Francia, la Grecia, il Marocco, il Perù, il Cile, la California. 
La pianta del carciofo è originaria dei Paesi del bacino del Mediterraneo, probabilmente dall'Egitto e dall'Africa settentrionale. Il carciofo era conosciuto sia dagli antichi greci che dai romani, i quali attribuivano al carciofo poteri afrodisiaci. Tuttavia non è ancora ben chiaro se gli scritti greci e romani che citano questo ortaggio si riferissero propriamente alla pianta del carciofo o a quella del cardo da cui sembrerebbe derivare. Attualmente il carciofo è un prodotto tipico delle regioni del Mediterraneo. l'Italia, la Francia e la Spagna sono le maggiori produttrici di carciofo (assieme costituiscono l' 80% di tutta la produzione mondiale). 
Tra questi, al primo posto, svetta l'Italia: infatti, si calcola che circa il 50% di tutta la produzione mondiale di carciofo provenga dal nostro Paese.In Italia, le regioni in cui si é più grandemente propagata la coltivazione del carciofo sono il Lazio, la Toscana, la Sicilia, la Sardegna e la Puglia.
Dall'Italia, dalla Francia e dalla Spagna la coltivazione del carciofo si è successivamente diffusa in altre zone del mondo che presentano condizioni climatiche simili a quelle del Mediterrraneo.
La Sardegna, per le sue caratteristiche climatiche (calda la stagione estiva; mite la stagione invernale) è particolarmente vocata alla coltivazione del carciofo. Nell'isola sono coltivate le seguenti varietà di carciofo:

  • carciofo spinoso sardo: coltivato nel medio campidano di Cagliari (Serramanna e Villasor), nel sulcis, nell'oristanese e nel sassarese.
  • carciofo terom: coltivato nel medio campidano di Cagliari.
  • carciofo violetto di provenza: coltivato nel medio campidano di Cagliari (Samassi,Serramanna e Villasor).
  • carciofo tema: coltivato soprattutto nel medio campidano di Cagliari (Villasor,Serramanna,Samassi) e nella zona di Oristano.
  • carciofo romanesco: coltivato nel medio campidano di Cagliari.

A Serramanna, le prime carciofaie intensive, le cui produzioni erano destinate all'esportazione verso i mercati del nord Italia, furono impiantate intorno agli anni 50. Il carciofo che antecedentemente a quella data era coltivato esclusivamente per soddisfare il fabbisogno della famiglia, divenne, in breve tempo, una delle più importanti risorse di reddito dell'economia agricola del Campidano di Cagliari.
Oggi il carciofo viaggia su mezzi gommati dotati di impianto frigorifero. Allora viaggiava esclusivamente sui vagoni dei treni, senza impianto di refrigeramento, e per raggiungere le varie destinazioni occorrevano anche più di tre giorni.
Oggi gli imballaggi vengono pallettizzati e le operazioni di carico e scarico vengono agevolate e velocizzate dall'uso di carrelli elevatori.
Negli anni 50, 60, 70, 80 ogni singola cassetta veniva caricata e scaricata nel e dal vagone ferroviario esclusivamente a mano.



Il carciofo (Cynara cardunculus vr. scolymus L.) è una pianta erbacea, poliennale, molto vigorosa che può raggiungere anche il metro e mezzo di altezza.
Il carciofo appartiene alla famiglia delle Compositae (o Asteracee) e, come tale, presenta una infiorescenza a capolino: i suoi piccoli ma numerosi fiori di color azzurro lavanda, sembrano un solo fiore composto e sono riuniti in un ricettacolo comune retto da un unico gambo.
La pianta del carciofo è caratterizzata da un fusto eretto, a sezione circolare, che, nel periodo della fioritura si dirama, e da ampie foglie raccolte in cespi, disposte in posizione alterna, incise da ben visibili nervature.
La parte sotterranea della pianta del carciofo è costituita da un grosso e fibroso fusto allungato (detto rizoma) e da grosse radici laterali che si sviluppano sino a 60 cm di profondità.



I carducci e gli ovoli sono gli organi di propagazione del carciofo; entrambi si sviluppano dalle gemme del rizoma.
Il capolino, costituito da una parte basale del ricettacolo e dalle brattee, rappresenta la parte della pianta del carciofo che viene raccolta, quando è ancora ben chiusa, come ortaggio.
La parte buona a mangiarsi del carciofo è costituita dal cosiddetto cuore (il ricettacolo in cui si inseriscono i fiori), dalle più tenere brattee interne, dalla parte basale delle brattee esterne, nonché, per alcune varietà come lo Spinoso sardo, dal peduncolo (il gambo) dell'infiorescenza.



Metodi di propagazione nella coltura del carciofo.
La propagazione del carciofo rappresenta una fase di estrema importanza per il buon esito della coltura. Sostanzialmente i metodi più adatti alla propagazione del carciofo sono due:

  • per carducci:

i carducci non sono altro che le giovani piantine che si sviluppano dalle gemme che si formano nel rizoma.
L'impianto si esegue in primavera avendo cura di scegliere i carducci più maturi e di cimarli.
Per favorire la radicazione e proteggere i carducci da alcune malattie fungine, che possono manifestarsi a carico dell'apparato radicale, si impiegano radicanti e fungicidi specifici.

  • per ovoli:

gli ovoli prendono origine dal disseccamento dei carducci e si adoperano all'inizio dell'estate per ottenere un ciclo anticipato del carciofo.


Impianto di una carciofaia in ciclo precoce (luglio-agosto) con l'utilizzo di ovoli secondo la tecnica utilizzata nel Medio Campidano di Cagliari


ovoli carciofo spinoso


  • concimazione di fondo: 30-40 unità per ettaro di azoto; 80-90 unità per ettaro di fosforo; 100-120 unità per ettaro di potassio.
  • distribuzione di Kg/ha 10-15 di geodisinfestante.
  • aratura alla profondità di 30-40 cm.
  • sminuzzamento del terreno e preparazione delle postarelle per la messa a dimora degli ovoli.
  • conciatura degli ovoli con radicanti e fungicidi in grado di fornire la necessaria protezione.messa a dimora degli ovoli e prima irrigazione con l'ausilio di impianti di irrigazione sopracchioma o a goccia. diserbo di pre-emergenza con successivo interramento a base di linuron alla dose di lt 1.2-1.5 per ettaro.
  • concimazione di copertura: A) Fine Agosto-Settembre qli/ha 3 di 11-22-16 S B) Alla emissione del primo capolino:nitrato ammonico 26% Kg/ha 200-300, oppure, 20-10-10 Kg/ha 200-300, oppure, urea agricola Kg/ha 150-200
  • concimazione dopo i freddi invernali: nitrato ammonico 26% Kg/ha 150-200, oppure, 25-10 Kg/ha 150-200




ovoli carciofo tema




foto: messa a dimora di ovoli con agevolatrice meccanica

Impianto di una carciofaia in ciclo normale (febbraio-marzo)) con l'impiego di carducci
Per gli operatori che scelgono questo secondo tipo di impianto intendo precisare che i carducci da utilizzare devono essere maturi,cimati e non eccessivamente idratati allo scopo di favorirne la radicazione. Nell'occasione si impiegano anche dei concianti e dei radicanti.

  • concimazione di fondo: 30-40 unità per ettaro di azoto; 80-90 unità per ettaro di fosforo; 100-120 unità per ettaro di potassio.
  • distribuzione di Kg/ha 10-15 di geodisinfestante.
  • aratura alla profondità di 30-40 cm.
  • sminuzzamento del terreno e preparazione delle postarelle per la messa a dimora dei carducci.
  • irrigazione (se necessario)



Metodi di Irrigazione nella coltura del carciofo.

Irrigazione a goccia


E' un sistema di irrigazione che va diffondendosi molto rapidamente perché consente un'ottima gestione della risorsa idrica.
L'impianto che si consiglia deve avere una portata di 2 lt/h/gocciolatore alla pressione di esercizio di 1-1.2 atm.
Per quanto riguarda la distanza fra i gocciolatori suggerisco di utilizzare ali gocciolanti con gocciolatori distanziati tra loro 40-50 centimetri.
Vantaggi: possibilità di contenere lo sviluppo delle erbe infestanti,possibilità di utilizzare anche modeste risorse idriche,il sistema è valido per qualsiasi giacitura del terreno,possibilità di utilizzo di acqua con un alto tasso di salinità,possibilità di effettuare la fertirrigazione,evita il costipamento del terreno.
Svantaggi: necessita di un buon impianto filtrante,indispensabile il controllo frequente dei gocciolatori,scarso effetto climatizzante sulla coltura,favorisce l'insorgere di alcune malattie fungine a carico dell'apparato radicale (marciumi) e delle foglie (oidio e peronospora),soprattutto nella cultivar spinoso.



irrigazione a goccia


Irrigazione a scorrimento

Si tratta di una pratica usata in passato ed attualmente quasi del tutto abbandonata,per via dell'enorme disponibilità di acqua che richiede.
Vantaggi: bassi costi per gli impianti,bassi consumi energetici,possibilità di irrigare in presenza di vento.
Svantaggi: impossibilità di praticarla in terreni non livellati,non consigliata in terreni molto sciolti e con presenza di ciottoli,impossibilità di effettuare la fertirrigazione.


Irrigazione per aspersione a pioggia

Con questo sistema di irrigazione si consiglia di utilizzare irrigatori di bassa portata,variabile da 850 lt/h fino a 1500 lt/h alla pressione di esercizio di 1- 1,5 atmosfere.
Vantaggi: modesta azione insettifuga sopracchioma,azione climatizzante sulla coltura,sistema valido per tutti i tipi di terreno,possibilità di automatizzare gli impianti.
Svantaggi: sconsigliato con l'impiego di acqua salmastra,è molto sensibile in presenza di vento,favorisce la nascita delle erbe infestanti,necessita di impianto filtrante.



irrigazione a pioggia



Parassiti del carciofo.

AFIDE (brachycaudus cardui): gli afidi che possiamo trovare sulle foglie del carciofo ed occasionalmente sui capolini sono di diverso tipo,distinti molto genericamente dal colore,verde e nero.
Nell'arco dell'anno si possono riscontrare diverse generazioni di afidi.I principali danni arrecati dagli afidi consistono nell'avvizzimento delle foglie e conseguente loro disseccamento e quindi nel deperimento di tutta la pianta del carciofo.

ALTICA (sphaeroderma rubidum): si tratta di un coleottero di color rossastro,lungo circa 3 mm,i cui adulti compaiono generalmente nel mese di Aprile,rodendo le foglie nel margine superiore,producendo erosioni rotondeggianti.In estate si nascondono nel terreno per poi ricomparire verso Settembre-Ottobre con le prime piogge,provocando i danni già descritti e deponendo le uova in prossimità delle nervature delle foglie.Le larve,di color giallastro,scavano delle gallerie spostandosi dalle nervature al parenchima fogliare in cui creano delle mine serpentiformi.Nel mese di Dicembre le larve giungono alla maturità,contemporaneamente si nascondono nel terreno e si impupano nel mese di marzo.Nonostante l'altica svolga un'unica generazione all'anno è in grado di provocare enormi danni alla pianta del carciofo quali,ad esempio,la scheletrificazione delle foglie con successivo disseccamento.

CASSIDA (cassida deflorata): si tratta di un coleottero i cui adulti,di forma ovale,lunghi 6-7 mm,compaiono in primavera nutrendosi delle foglie della pianta del carciofo,provocandone dei fori,mentre,nelle biforcazioni delle nervature delle foglie depongono le uova. Le larve erodono le foglie senza però perforare il lembo che viene scheletrizzato. Gli adulti possono ricomparire in autunno andando poi a rifuggiarsi tra la vegetazione allo scopo di superare il periodo invernale.

DEPRESSARIA (depressaria erinacella): è una farfalla che compare alla fine della primavera. A fine Settembre depone le uova sulle nervature della pagina inferiore,all'ascella o anche al colletto delle foglie. Le larve di colore rosso mattone e,successivamente di color verde,nascono dopo 20-25 giorni,penetrano nella nervatura centrale della foglia e scavano una galleria in direzione della parte basale della pianta del carciofo. La presenza della depressaria è riconoscibile dalla presenza di escrementi.Le stesse larve possono penetrare dentro lo stelo del carciofo,nel quale scavano una galleria che si prolunga fino a raggiungere il capolino.Una volta giunte nel capolino ne provocano ingenti erosioni sia nel ricettacolo interno,sia nelle brattee. I danni sono talmente gravi da rendere i capolini praticamente incommerciabili.

ELATERIDI (agriotes lineatus): sono anche noti col nome di ferretti. Si tratta di coleotteri,i cui adulti compaiono in primavera, che depongono le uova nel terreno e da cui nascono le larve,di aspetto duro e di colore giallastro. I danni consistono nell'erosione dell'apparato radicale della pianta del carciofo.

LUMACHE: sia la chiocciola che la limacea (lumaca priva di guscio) provocano danni sia alla pianta del carciofo che ai suoi capolini di cui ne erodono le brattee più esterne,provocando una consistente svalutazione del prodotto.


larva di nottua su capolino di carciofo tema
NOTTUA DEL CARCIOFO (hydroecia o gortyna xanthenes): la nottua del carciofo è una farfalla notturna che si presenta nella stagione autunnale (Settembre-Ottobre).In questo periodo depone le uova sulle foglie più vecchie (in prossimità del colletto) della pianta. Le larve compaiono a fine ottobre,causando danni alle foglie centrali e scavando gallerie nelle nervature.Successivamente estendono i danni al fusto e ai capolini.Verso aprile le larve,attraverso queste gallerie,discendono alla base della pianta e qui si incrisalidano.
Pur portando a maturazione una sola generazione all'anno,é facile immaginare i gravi danni che questo parassita é in grado di compiere sia a danno della pianta del carciofo e,soprattutto,sulla produzione dei capolini.



carciofi tema danneggiati dalla larva di nottua

PUNTERUOLO (larinus cynarae): il punteruolo é un coleottero curculionide che compie una sola generazione all'anno.Dalle uova che depone nel mese di Giugno compaiono le larve che rodono le foglie della pianta del carciofo e le brattee dei capolini. A fine estate (Agosto-Settembre) gli adulti di questo coleottero provocheranno gravissimi danni alle piante.

VANESSA (vanessa cardui): si tratta di un lepidottero che può compiere fino a tre generazioni nell'arco di un anno,provocando conseguentemente pesanti infestazioni. Compare nel mese di Aprile-Maggio. Le uova vengono deposte sulle foglie della pianta del carciofo. Le larve,di color fulvo-giallastro,hanno la caratteristica di unire il lembo delle foglie con ragnatele,e si nutrono di foglie. In caso di forti attacchi da parte di questo pericoloso parassita,le piante di carciofo possono venire completamente defogliate.


Virosi del carciofo.

Un virus altro non è che un'entità submicroscopica incapace di riprodursi al di fuori di una cellula vivente.
I virus possiedono un' elevata potenzialità infettiva. Per questo motivo sono agenti di malattie (genericamente chiamate virosi) che possono colpire sia i vegetali che gli animali.
Nella coltura del carciofo le virosi sono molto diffuse.
La cultivar spinoso sardo, in particolare, è quella che attualmente è soggetta a maggiori problemi da virosi.
La redditività della coltura è seriamente minacciata a causa di un pauroso calo della produttività.
La presenza di virosi, nella cultivar spinoso sardo, infatti, accentua notevolmente il manifestarsi di diverse gravi fisiopatie nella coltura: atrofia del capolino, decolorazione delle foglie e delle brattee del carciofo, scarsa resistenza ai parassiti, limitato sviluppo della pianta.


Le virosi si trasmettono facilmente da pianta a pianta per contatto, per vettori animali, per vettori vegetali e per parti di pianta.
Unico rimedio atto a fermare e bloccare l'avanzamento delle virosi è rappresentato dall'impiego di materiale di propagazione risanato. Quindi, la tecnica della micropropagazione in laboratorio di piante di carciofo costituisce il sistema più adatto per la salvaguardia della cultivar. Purtroppo, però, il costo per ottenere piante sane attraverso la micropropagazione è estremamente elevato. Per cui si ha motivo di pensare che se non verranno attuati interventi regionali mirati alla salvaguardia della coltura si assisterà ad un drastico ridimensionamento delle superfici coltivate con gravi e pesanti ripercussioni negative per tutta l'economia agricola sarda.

Elenco di alcune delle più diffuse erbe infestanti che più comunemente infestano le carciofaie


nome in italiano: borsa del pastore
nome scientifico: capsella bursa-pastoris nome in vernacolo: erba de feminas



nome in italiano: chenopodio
nome scientifico: chenopodium
nome in vernacolo: cadoni



nome in italiano:cocomero asinino
nome scientifico:ecballium elaterium nome in vernacolo:meloni burdu



nome in italiano: gramigna
nome scientifico: cynodon dactylon
nome in vernacolo: cannajoni



nome in italiano: crisantemo
nome scientifico: crisanthemum coronarium nome in vernacolo: caragantzu



nome in italiano: malvanome
scientifico: malva sylvestrisnome in vernacolo: narbedda



nome in italiano: porcellana
nome scientifico: portulaca oleracea
nome in vernacolo: proceddàna



nome in italiano: tribolo
nome scientifico: tribulus terresternome in vernacolo: spina zurpa




nome in italiano: spina
nome scientifico: xanthium spinosum
nome in vernacolo: cuscusoni spinosu



nome in italiano: borragine
nome scientifico: borrago officinalis
nome in vernacolo: lingorada



Malattie crittogamiche del carciofo.

MARCIUME RADICALE (erwinia carotovora): Si tratta di un batterio che colpisce le piante nei punti in cui siano state provocate delle ferite causate da tagli, o durante le operazioni di lavorazione della coltura.Tale batterio, in condizioni climatiche caratterizzate da umidità, determina marcescenza della pianta.





OIDIO (leivellula taurica): é sicuramente l'infezione che provoca maggiori danni alla coltura del carciofo.
Generalmente si manifesta alla fine dell'estate e può protrarsi sino al giungere dei primi freddi. L'infezione da oidio é riconoscibile dal fatto che colpisce la pianta del carciofo a partire dalle foglie basali.Queste ultime, una volta colpite, prima ingialliscono e poi si disseccano con un caratteristico ripiegamneto dell'apice della foglia verso l'alto.

PERONOSPORA (bremia lactucae): questa malattia crittogamica si manifesta in periodi dell'anno particolarmnete umidi che generalmente coincidono con il principio dell'autunno;può, però, ripresentarsi anche in primavera.
L'infezione colpisce le foglie più giovani della pianta del carciofo che risultano caratterizzate da macchie clorotiche che successivamente assumono una colorazione bruna. Nella pagina inferiore della foglia colpita da peronospora si presenta la tipica eflorescenza biancastra che costituisce gli organi di propagazione della malattia (sporangiofori). La peronospora provoca il disseccamento repentino delle parti colpite ed il conseguente deperimento della pianta.

MARCIUME DEL COLLETTO (sclerotinia sclerotiorum): si tratta di una alterazione dei tessuti corticali i quali imbruniscono ricoprendosi,in seguito,di una abbondante muffa di aspetto feltroso-cotonoso di color bianco candido in cui si evidenziano gli sclerozi (corpi di colore nero).
Questa patologia si manifesta generalmente nei terreni umidi e ricchi di sostanza organica. I danni provocati sono ingenti tanto da compromettere, nella maggior parte dei casi, tutta la coltura. Non esiste una lotta mirata per combattere questo fungo in maniera efficace. Si suggerisce di non ripetere la coltivazione del carciofo nello stesso terreno in tempi brevi e di effettuare frequenti lavorazioni al terreno.

Esigenze Climatiche della coltura del carciofo.

La coltivazione del carciofo predilige un clima mite,sufficientemente umido.
La temperatura ottimale per il carciofo è compresa fra i 12°C e i 18°C.
Sia le temperature inferiori ai 5°C sia quelle superiori ai 28°C sono da ritenersi dannose per lo sviluppo della pianta.
Nello specifico:


a 0° C i capolini presentano danni alle brattee esterne;


a -3°C i capolini vengono talmente danneggiati da non poter più essere commerciabili;


a -6°C tutta la pianta,e soprattutto la parte ipogea,subisce gravi danni.

Esigenze Pedologiche della coltura del carciofo.
Il carciofo predilige i terreni profondi,di medio impasto e con un buon drenaggio che vada ad evitare i ristagni idrici.
I ristagni idrici, infatti, sono particolarmente dannosi alla coltura del carciofo perché provocano marciumi a danno dell'apparato radicale e l'insorgenza di malattie fungine.


Esigenze idriche nella coltura del carciofo.
L'elemento indispensabile per la coltivazione del carciofo in ciclo forzato è l'acqua.
L'impianto,infatti,viene effettuato a luglio e la coltura necessita di irrigazioni fino al mese di ottobre-novembre,quando generalmente cominciano le prime piogge.
L'acqua utilizzata per le irrigazioni deve essere priva di residui salini: infatti,valori di salinità intorno al 2.5-3 per mille provocano l'arresto dell'attività vegetativa.


Esigenze nutrizionali della coltura del carciofo.
Il carciofo necessita di elevate quantità di elementi nutritivi, sia perché deve far fronte alla considerevole produzione di capolini che si verifica nel corso del protratto periodo del raccolto,sia perché deve fronteggiare il notevole sviluppo che interessa la parte aerea della pianta. Per questo motivo la coltivazione del carciofo richiede frequenti concimazioni che apportino costanti quantità di elementi nutritivi alla pianta. In particolare l'azoto ed il fosforo sono indispensabili per favorire lo sviluppo vegetativo della pianta, mentre,il potassio è necessario sia per migliorare la resistenza della pianta alle avversità climatiche, sia per favorire una produzione qualitativamente più buona di prodotto. Durante la coltivazione del carciofo la concimazione azotata viene ripetuta in copertura (2-3 interventi) durante il periodo di maggior sviluppo della pianta.
Il carciofo gradisce particolarmente le concimazioni a base di letame maturo o altri concimi organici naturali le cui somministrazioni migliorano sia la qualità del prodotto, sia la qualità del materiale di propagazione che la pianta genera.
Di seguito specifico i valori di asportazione del carciofo:

  • Azoto: 170-220 Kg/ha;
  • Fosforo: 100-150 Kg/ha;
  • Potassio : 120-170 Kg/ha.

Inoltre, per aiutare la pianta a fronteggiare l'elevato sviluppo della parte fogliare, si suggerisce, in occasione dei trattamenti antiparassitari, di miscelare a questi ultimi anche concimi fogliari. E' importante precisare che,prima dell'impianto della carciofaia è opportuno effettuare l'analisi chimica del terreno interessato,onde conoscere l'esatta dotazione naturale di fertilità del terreno nonché il PH. Le quantità delle concimazioni da somministrare, infatti,dipendono dalla effettiva fertilità naturale del suolo.





LE VARIETA' COLTIVATE IN SARDEGNA

SPINOSO SARDO

In Sardegna, dal punto di vista prettamente economico, la coltivazione del carciofo (cynara scolimus) varietà spinoso sardo, è stata senza alcun dubbio la più importante e sino a qualche tempo fa anche la più remunerativa. Rimane, ancora oggi, la più antica tra tutte le varietà coltivate nell'isola.

Il carciofo spinoso sardo è un ortaggio che si contraddistingue per il suo caratteristico gusto amarognolo, dovuta alla cinarina, un principio attivo naturale.

Questa varietà di carciofo è tradizionalmente coltivata in Sardegna nel Campidano di Cagliari, nel Sulcis e nella provincia di Sassari.

Il capolino è caratterizzato da una forma conica allungata, è provvisto di brattee di colorazione verde con accentuate sfumature bruno-violetto il cui apice termina con una spina gialla la cui puntura è molto dolorosa.

Gli ultimi carciofi prodotti dalla pianta, i carciofini, sono ottimi per la preparazione dei carciofini sott'olio.








Il carciofo spinoso è presente in molte ricette della cucina tradizionale sarda ( Agnello con carciofi, Carciofi fritti, Panada di carciofi, Carciofi alla bottarga, Carciofi alla brace ).

Tuttavia, il vero intenditore sa che per gustare appieno il sapore di questo prelibato ortaggio occorre mangiarlo crudo: sfogliare ad una ad una le brattee e intingerne in olio extra vergine d'oliva insaporito con un pizzico di sale ed una spolveratina di pepe la parte basale, la più tenera. Gustare, condito allo stesso modo, il cuore del carciofo tagliato in quattro spicchi e privato dell'eventuale barbetta interna, ed il suo gambo preventivamente ripulito dai filini che lo rivestono.

Per il suo alto contenuto in ferro, il carciofo gustato crudo lascia in bocca un particolare e caratteristico sapore, quasi metallico.







danni da gelo




TEMA



La varietà del carciofo tema (tema 2000) è stata costituita in Toscana, successivamente al Terom, negli anni '90, isolando le caratteristiche migliori del Terom e di altre varietà toscane.

Per la sua alta resa in termini di produzione si è velocemente diffusa anche in Sardegna dove ha trovato condizioni pedoclimatiche assai favorevoli.

Come già detto la varietà tema è molto produttiva e generalmente è in grado di dare due produzione annue: la prima precoce, da ottobre a dicembre, la seconda tardiva, successivamente alle gelate invernali, da febbraio ad aprile.

Richiede terreni irrigui e per impiantarne un ettaro occorrono circa 7.000 piantine.









La pianta del carciofo varietà tema è molto sensibile alle gelate e i capolini alla Botritis, una muffa che colpisce le brattee esterne in condizioni di elevata umidità.Foto a sinistra: danni da botrite

Foto a destra: danni da gelo





TEROM



La varietà del carciofo terom è stata selezionata in Toscana e introdotta in Sardegna negli anni '90, sostituendo completamente un'altra varietà, sempre toscana, già presente nell'isola, il " moretto ".

Il carciofo terom è una varietà tardiva la cui produzione ha inizio in febbraio e termina a fine aprile. E' molto generosa nella produzione e dal punto di vista economico, sino ad oggi, ha risposto in maniera egregia..

Richiede terreni irrigui e per impiantarne un ettaro occorrono circa 7.000 piantine.

Questa varietà teme i ritorni di freddo che possono verificarsi nei mesi di marzo ed aprile.



capolino di primo ordine di terom (agro di Serramanna)


ROMANESCO

La coltivazione del carciofo romanesco è tipica del litorale laziale, ma in questi ultimi anni va diffondendosi con interessanti risultati anche in Sardegna ( Clone C3). Per ogni ettaro di coltivazione occorrono circa 7.000 piantine.

La piantagione avviene interrando, a metà luglio, le piantine estirpate dalla pianta madre durante il periodo di riposo estivo.

Il tempo della raccolta va da dicembre a maggio. Durante questo lasso di tempo ogni pianta produce dai 15 ai 20 carciofi commerciabili.

La pianta, in coltivazione intensiva, produce con buona resa per 2 o 3 anni, dopodiché invecchia e non produce più in modo redditizio.

Gli ultimi carciofi, i carciofini, sono ottimi per la preparazione di sottoli casalinghi. Raramente vengono raccolti per le industrie di trasformazione. Per questo tipo di lavorazione, infatti, vengono utilizzati, generalmente, altre varietà di carciofino, disponibili in maggiori quantità e, a parità di qualità, a prezzi più concorrenziali.



carciofo romanesco (agro di Serramanna)




carciofo romanesco (agro di Serramanna)

Il romanesco è un carciofo assai apprezzato per le sue qualità: è privo di spine, è assai tenero e ha poco scarto. Il suo capolino è di forma sferica, compatto, un pò schiacciato.

Chiamati anche " cimaroli " , " mammole " o " cardini ", nonostante, raggiungano diametri ben superiori ai dieci centimetri, i carciofi romaneschi custodiscono al loro interno un cuore assai tenero. Questo prelibato ortaggio, durante la cottura emana un caratteristico profumo ed il suo gusto delicato lo innalza a principe della tavola.

In cucina, le ricette più note per assaporare questo gustoso ortaggio sono l'antica ricetta del "Carciofo alla Giudia" , di origine ebraica, e la variante del "Carciofo alla Romana".


carciofo romanesco (agro di Serramanna)


VIOLETTO




Il carciofo violetto, originario della Provenza, è stato introdotto in Sardegna negli anni '80, quando sostituì una varietà indigena abbastanza diffusa, il carciofo "masedu".

La coltivazione del violetto è a "ciclo lungo" ed è molto generosa, soprattutto nei mesi di marzo-aprile, quando una pianta è in grado di produrre anche 10-12 capolini.

Il capolino più apprezzato, soprattutto nel Lazio, è il primo che generalmente è emesso dalla pianta nel mese di dicembre.

Tra la produzione del primo e del secondo capolino può intercorrere un lasso di tempo anche di 20 giorni, particolarità che non si verifica con le altre cultivar presenti in Sardegna le cui produzioni sono molto più concentrate.

Per questo motivo si ha la tendenza ad impiantare anche oltre 10.000 piantine per ettaro, allo scopo di sfruttare al massimo, in termini economici, la commercializzazione del primo capolino, il più pregiato e richiesto.

La coltivazione del carciofo violetto di Provenza richiede terreni irrigui.



carciofi Violetto
(agro di Serramanna)


LETTERATURA

Ode al carciofo (tratto dal libro "Le odi elementari")di Pablo Neruda (Premio Nobel per la Letteratura nel 1971)

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.


Carciofo spinoso (agro di Serramanna)



Proprietà nutrizionali del carciofo.



La parte edule del carciofo è costituita dal suo involucro embrionale difeso dalle brattee e dal peduncolo.
Questa costituisce la parte più tenera della pianta,il cosiddetto cuore del carciofo ed è prevalentemente composta di acqua.
Il gusto amarognolo e un po' aspro del carciofo è dovuto all'acido malico e tanico che esso contiene. Altri elementi costituenti il carciofo sono la cinarina ,il tannino, l'inulina, gli enzimi ( inulasi, invertasi,cinarasi, proteasi ), il cinaroside, lo scolinoside, gli acidi clorogenico e caffeico, la pectina, le vitamine A, B1, B2, PP e C, le proteine, i grassi, i carboidrati e i sali di potassio, calcio, magnesio, sodio, manganese, zinco e ferro, mentre è poverissimo di zuccheri. Il carciofo ha proprietà toniche, astringenti, diuretiche e depurative.
Il carciofo è un grande alleato del nostro fegato, regolarizza le funzioni intestinali, ha proprietà antiarteriosclerotica e antianemica, aperitiva, ipocolesterolenizzante, ipoglicemizzante, lassativa, metabolizzante.
Tuttavia, tutte queste proprietà benefiche sono ricavabili solo in minima quantità dalla parte edule del carciofo.
Questo perché le sostanze benefiche (cinarina,tannini,ecc.) si trovano soprattutto nelle foglie.

Curiosità.

Lo sapevate che ...

NOME SCIENTIFICO: Cynara scolymus L.
NOME in LATINO: Cynara cardunculus
NOME in ARABO: Al-Kharshuf, Al-qabsil
NOME IN SPAGNOLO: Alcachofera, Alcachofa, Alcaucil
NOME in PORTOGHESE: Alcachofra
NOME in SARDO: Canciofa (Campidano di Cagliari), Cartzofa ( Logudoro), Iscarzofa (Sassari), Scalciofa e Scarzoffa (Gallura)
NOME in ITALIANO: Carciofo
NOME in CATALANO: Carxofera
NOME in FRANCESE: Artichaut
NOME in TEDESCO: Artischocke
NOME in INGLESE: Globe artichoke


In California si concentra quasi il 100% di tutta la produzione di carciofi degli Stati Uniti d'America: di questa quantità più dell' 80% è coltivata nella sola contea californiana di Monterey.



Nel 1946, in California, Marilyn Monroe, vinse il primo concorso annuale di bellezza dedicato a"Miss carciofo".


Varietà coltivate in FRANCIA:

Camus di Bretagna: E' la varietà che presenta le dimensioni più grosse tra tutte le varietà di carciofo ( 2 o 3 carciofi possono raggiungere il peso di un kg).

Il capolino di color verde ha una forma rotondeggiante.

Si consuma lessato o cotto al vapore condito con olio e aceto. I cuori di questi carciofi si prestano alla preparazione di conserve.




Verde de Laon: E' una varietà molto più rustica della precedente e presenta una maggiore resistenza alle basse temperature. Ha la stessa forma della Camus di Bretagna, ma dimensioni più piccole. E' anche chiamata " testa di gatto ".



Violeta de Provenza: Questa varietà è caratterizzata da dimensioni molto più piccole delle precedenti coltivate in Francia. Presenta una forma conica con le brattee di color violaceo. Si coltiva soprattutto nella zona mediterranea della Francia e nei mercati è venduta con il nome di carciofo "bouquet". Può essere consumata cruda quando ancora non ha raggiunto il completo stadio di accrescimento (in questo caso è chiamata "provaide") condita con olio e aceto oppure cucinata.


Varietà coltivate in SPAGNA:

Blanca de Tudela: E' una varietà di forma allungata di color verde e di piccole dimensioni. E' coltivata soprattutto nelle zone di Navarra, La Rioja, Murcia e Alicante.





Varietà coltivate in CILE:

Argentina: Si ritiene che questa varietà provenga dall'Italia (Sicilia). Presenta caratteristiche molto simili alla varietà Blanco Precoce coltivata in Argentina e alla varietà di provenienza spagnola Tudela.

La pianta raggiunge al massimo i 50 cm, 100 cm di altezza e ha foglie di colorazione verde-grigio, prive di spine. Produce, dall'autunno alla primavera, diversi capolini per pianta, di medie dimensioni (200 g-250g i primi tagli), di color grigio, compatti, caratterizzati da brattee allungate e prive di spine.


Chilena: E' una varietà che probabilmente deriva dalla francese Verde de Laon.

La pianta raggiunge il metro e mezzo di altezza, le foglie sono prive di spine e la produzione dei capolini (pochi per pianta, di forma cilindrica ellissoidale, di color verde scuro, con spine e di grandi dimensioni 300g-350g per i primi tagli) è concentrata in primavera.


Espanola: E' una varietà bianca, caratterizzata dal capolino molto piccolo. Molto produttiva.


Varietà coltivate negli U.S.A.:


Green globe:

Imperial star: